21 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

Per la prima volta nell’era dell’ex premier non c’è la diretta streaming. L’invito di Orfini ad astenersi dai social. Orlando: lavorare con Pisapia

«Non passerò i prossimi mesi a parlare di coalizioni. Caro Andrea, capisco che tu voglia aiutare Pisapia ma io voglio aiutare il Pd». Alle sette di sera, dopo oltre tre ore di discussione in direzione, Matteo Renzi replica così al leader della sinistra Dem, Andrea Orlando. Il segretario prova così a chiudere il discorso: nella lunga campagna che porterà alle politiche parlerà di «cose concrete», non di alleanze. E chiude la porta anche alla richiesta di maggiore ascolto che gli viene da Dario Franceschini, che gli rinfaccia che «da soli si perde». «Avere una coalizione imposta oggi è un grande regalo al centrodestra», replica a muso duro Renzi. Continua dunque lo scontro sulle alleanze, ma non è una rottura. Franceschini alla fine vota la relazione del segretario: il sì della maggioranza è unanime, la minoranza non partecipa al voto.
È appena il «precampionato» della lunga corsa alle urne. La partita vera, sottolinea Renzi, si apre a settembre. Ancora non si capisce, osserva con un messaggio di sfida al Cavaliere, se Berlusconi starà «con i populisti» alla Salvini «o con i popolari». Ma il Pd, che è «sotto attacco perché diga al populismo», deve parlare «non solo al popolo di centrosinistra» ma anche «al popolo di fuori, che decide di volta in volta chi votare», se Salvini, Grillo o il Pd.
Il segretario parla per la prima volta non in streaming: si discute a porte chiuse, spiegano i suoi, per dirsele in maniera «franca» ed evitare che qualcuno usi il podio della direzione come «palcoscenico» personale e amplificatore di divisioni. Matteo Orfini a inizio dibattito invita a evitare anche «tweet e post su Facebook». I più si attengono, qualcuno si lamenta. Sui «social» spuntano foto e note di colore, come la «millennial» Arianna Furi che in mattinata ha fatto la maturità. C’è anche Paolo Gentiloni, che posa in un selfie con alcune parlamentari, ma come sempre da quando è premier decide di non intervenire. Gianni Cuperlo, grande escluso dalla direzione, è stato invitato, ma «senza diritto di parola» e su Facebook usa l’autoironia: «Sapete se la meditazione orientale fa miracoli?».
Renzi, che da settembre sarà in tour in treno, centra il suo discorso sui temi europei: bisogna porre «il veto sul fiscal compact» nei trattati e non dare più soldi al bilancio europeo se gli altri Paesi chiudono i porti. E ancora: lo ius soli, il lavoro, le «mamme». Di questo, sottolinea, bisogna parlare. «Se parliamo di alleanze i cittadini non si accorgono che abbiamo investito 4,7 miliardi sulla scuola», attacca. E affronta a muso duro chi lo ha criticato dopo la sconfitta alle amministrative: «Io rispondo ai due milioni delle primarie, non ai capicorrente. Non mi interessano le candidature, il futuro vostro o mio, ma il futuro del Pd. A Genova abbiamo perso con una coalizione ampia».
Franceschini ascolta, poi interviene con altrettanta durezza. Bene i programmi, ma non si può eludere il tema alleanze: «Sono tra i 350 residuati bellici che ne parlano perché siamo un po’ lontani dal poter vincere da soli. Serve la forza del leader ma anche le alleanze». Dirlo, sottolinea, non è «complotto»: il partito deve discuterne. «Ma Repubblica è una sede di partito?», replica puntuto Renzi, con riferimento all’intervista del ministro dopo le amministrative. Orlando prova a giocare di sponda con Franceschini: «Nelle zone rosse alle amministrative abbiamo subito le sconfitte più cocenti, ora dobbiamo aiutare lo sforzo «unitario» di Pisapia, che non è Ferrero, e di chi a sinistra non ha posto un veto «antirenziano». Renzi, però, tira dritto: «Non voglio alleanze con Berlusconi ma non chiedetemi di rinunciare alle mie idee. `Ognuno vada dove vuole andare – chiosa citando Guccini – ma non raccontare a me che cos’è la libertà!«. La canzone si chiama «quattro stracci».

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