22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

politica

di Piera Matteucci

Il segretario apre a modifiche Italicum e propone una delegazione formata anche dalla minoranza Dem. Cuperlo: “Senza accordo su legge elettorale prima del referendum voto no e mi dimetto da deputato”. La proposta del leader passa all’unanimità in direzione, senza il voto della minoranza dem

“Per tenere unito il partito non posso fermare il Paese”. Matteo Renzi apre la decisiva direzione del Pd affrontando di petto i suoi oppositori interni ma anche dicendosi pronto a cambiare l’Italicum e proponendo una commissione del Pd con la minoranza interna dentro che affronti al questione anche con gli altri partiti. Un’apertura, quella del segretario, che uno dei leader della minoranza, Gianni Cuperlo, fa propria, con una “ma”: “Facciamolo prima del referendum sulla riforma costituzionale altrimenti voterò no e poi mi dimetterò da deputato”. La “proposta del segretario non basta – dice un altro dei big dell’opposizione interna, Roberto Speranza -. Verrà il giorno dopo il referendum, e quel giorno io vorrei che il partito fosse unito, che torni ad esserlo”. In chiusura dei lavori, Renzi ribadisce “il massimo impegno da parte nostra” sulla modifica dell’Italicum, “è evidente che bisognerà trovare un punto di caduta, comunque vada il referendum. Lavoriamo e nelle settimane successive al referendum andiamo a vedere lo stato dell’arte”.
La proposta di Renzi passa all’unanimità in direzione, ma al voto finale non partecipa la minoranza dem. Ancora Cuperlo, lasciando la sede Pd del Nazareno: “Approvare una nuova legge elettorale prima del 4 dicembre è francamente impossibile, però alla luce della relazione del segretario che ha dato un segnale di apertura e di volontà a comporre una discussione, alcuni di noi sono intervenuti per chiedere che ci sia la disponibilità e la volontà di una proposta politica del Partito Democratico sul merito della nuova legge elettorale: non si può rinviare tutto a una questione di metodo o posticipare tutto a dopo il referendum”. Scissione? “Sono ottimista e spero si arrivi a una ricomposizione. Una sinistra divisa è più fragile e non è così che affrontano i problemi del Paese”.
Dario Franceschini accoglie la proposta. “Va benissimo l’apertura ma ci vogliono due paletti. Uno, lavoriamo su correzioni dell’Italicum non su nuovi modelli. Secondo, tempi brevi per trovare un’intesa del Pd. Giorni, non mesi”. “Stiamo trasformando il referendum da un referendum sulla Costituzione in un referendum sulla legge elettorale” dice Piero Fassino, “è dal ’93 che adottiamo leggi ben più maggioritarie di queste – aggiunge con riferimento all’Italicum -. Bisogna dire agli elettori che con il Mattarellum 2.0 si va verso un governo di coalizione, ma poi Verdini e Alfano non li vogliamo. Possiamo pensare a Sel nelle condizioni in cui è? Bisogna pensare a che tipi di coalizione si andrebbero a fare”.
l segretario lancia una frecciata a chi ha rilasciato interviste invece di affrontare le questioni in assemblea: “L’impegno con gli iscritti è più importante dei mal di pancia di presunti leader. Noi abbiamo scelto la democrazia interna e non i caminetti del Pd, o presunti tali”. “In ogni passaggio cruciale” è stata convocata l’assemblea, ricorda Renzi. Poi sottolinea: “Da quando sono stato segretario non c’è mai stato un momento senza polemica interna, uno scontro permanete”. Precisa: “Se c’è qualcuno che ha cambiato idea noi lo rispettiamo, ma ognuno farà i conti con la propria coerenza”. “Ci stiamo giocando tutto lì, abbiamo il dovere di darci una risposta questa sera”, continua.
Italicum.
Per il premier, “è surreale che si discuta” su un modello elettorale. “Fuori da qui lo scontro è ancora più forte, c’è l’insulto e la contestazione nei confronti dell’altro”, osserva. “Questa direzione è stata preceduta da un appello all’unità e poi il giorno prima ha visto una girandola di interviste” in cui già si dava per scontata la rottura. Ma l’Italicum, ribadisce, non deve essere una scusa: “Se qualcuno vuole utilizzare la legge elettorale come un alibi sappia che noi vogliamo smontare tutti gli alibi”. Prova a offrire una soluzione. “Io ho il compito politico di affrontare il tema del cosiddetto combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale. Essendo così importante la riforma costituzionale mio compito è cercare ulteriormente le ragioni di un punto di accordo”. Quindi la proposta di una discussione approfondita: “Ballottaggio sì o no, e sapete come la penso, premio alla lista o alla coalizione e modo in cui si eleggono i parlamentari (collegi, preferenze o, ma non lo consiglierei, sorteggio). Su questi punti apriamo una discussione profonda, seria”. Ma, aggiunge con fermezza “c’è un Paese che sta ripartendo, e la riforma non è un giocattolino di qualcuno, è la chiave di volta”. Dunque “siamo pronti a ulteriori elementi di mediazione, ma non siamo disponibili a bloccare il Paese” in nome della battaglia per “l’unità del partito”.
Proposta di legge dopo referendum.
“Propongo una delegazione formata dal vicesegretario del Pd come coordinatore, i capigruppo, il presidente, più un esponente della minoranza: siamo totalmente disponibili a lavorare, chiedo solo che la delegazione senta tutti gli altri partiti, anche i 5 stelle: siamo per utilizzare queste settimane e mesi per togliere tutti gli alibi”, ha detto il premier Matteo Renzi, aprendo alla minoranza in direzione e assicurando di incardinare una proposta di legge subito dopo il referendum. “Propongo tempi certi”, per ridiscutere dell’Italicum, “possiamo iscrivere l’argomento all’ordine del giorno in Commissione per una discussione nel merito fin dalle settimane successive al referendum. Una delegazione dovrà incontrare tutti gli altri partiti e usare queste settimane e mesi che verranno per togliere anche questo alibi dal campo e andare a vedere le carte di quelli che parlano parlano parlano, ma non sembrano interessati a trovare una soluzione”.
Minoranza poco convinta. 
Ma la proposta non convince la minoranza che invece vorrebbe subito, prima del 4 dicembre una proposta per cambiare la legge elettorale. “È necessario – ha aggiunto Cuperlo – che il Pd metta sul tavolo una compiuta proposta di riforma elettorale fin da subito. E annuncia: “Se un accordo vero sulla legge elettorale non ci dovesse essere, il 4 dicembre non posso votare la riforma che ho votato 3 volte in Parlamento, ma Matteo ti dico ‘stai sereno’ perché se sarà così, un minuto dopo, comunicherò le dimissioni alla presidente della Camera”. Speranza aggiunge: “Avremmo avuto l’Italicum senza la fiducia e il Pd che fa da motore? Chi ha fatto quel passaggio, molto sbagliato, deve avere il coraggio e la forza di porre rimedio”. “Io fino all’ultimo istante – ha detto – non mi voglio sottrarre a nessun tentativo: si vuole fare un comitato? Bene. Ma serve un’iniziativa Pd e una spinta del governo. La proposta che hai fatto oggi non è sufficiente perché sconta ancora questa debolezza”.
Proteste in strada.
Due attivisti anziani del Pd all’arrivo di Speranza presso la sede del partito hanno gridato ‘Vergogna, vergogna’ captando l’attenzione delle decine di cronisti. I due uomini hanno poi spiegato alle telecamere di protestare perché “Renzi sta cercando di cambiare qualche cosa e qualcuno nel partito lo ostacola. La democrazia è che decide la maggioranza e non la minoranza, come Bersani, Speranza e D’Alema”.

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