22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

È la prima riunione della dirigenza del partito dopo l’addio dell’ex premier. Il segretario si dice pronto a “scelte straordinarie”. Orlando: “L’uscita di Renzi? Motivi personali”. Gentiloni: “Siamo l’unico argine all’attacco ai valori progressisti”. Torna dopo una lunga assenza anche Rosy Bindi

Fare il punto sullo strappo di Renzi e sull’alleanza con i cinquestelle alle prossime regionali in Umbria. Sono i temi principali della direzione Pd convocata oggi a Roma, al centro congressi Cavour. Ad aprire la riunione la relazione del vicesegretario Andrea Orlando, mentre le conclusioni sono state affidate al segretario Nicola Zingaretti. Che ha detto innanzitutto: “La scissione come liberazione? Per me è il contrario”. E poi: “Il Pd è il luogo del riformismo”. E ha aperto alle minoranze: “Le mozioni congressuali che si sono confrontate sei mesi fa si interrogavano su come costruire un’alternativa ai gialloverdi. Ora questo scenario è stato superato in positivo. Siamo proiettati in un’altra fase. Abbiamo bisogno delle minoranze. Vedremo con che modalità riorganizzare il dibattito interno”. E si è detto pronto a scelte straordinarie.
Una direzione affollata: c’è anche il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, seduto in prima fila. E il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni. Ed è tornata a partecipare alla Direzione, dopo una lunga assenza nell’era Renzi, anche Rosy Bindi.

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Andrea Orlando, sulla scissione renziana, afferma: “Non si sentiva la necessità dell’ennesima scissione nel Pd. Abbiamo parlato di scelta incomprensibile con un po’ di retorica; in realtà è comprensibile ma non è motivata da processi storici o politici, bensì da malesseri personali o da legittime aspirazioni personali e collettive. Anche se auguriamo successo per questa nuova forza centrista, non possiamo non vedere i danni che essa ha provocato”. Il suo timore, infatti, è che la mossa di Renzi possa avere un riverbero negativo sul governo. Tuttavia, ammette, “ogni tentazione di indebolire o di interrompere questa esperienza troverebbe nel Paese una reazione durissima”.
Sull’addio dell’ex premier conclude: “Il Pd perde un leader brillante, anche se ultimamente un pò vittimista, ma non perde una cultura politica. Il Pd non rinuncia ad essere una forza riformista”.
Ha preso la parola anche Paolo Gentiloni, neocommissario agli Affari economici: “È la prima volta che intervengo in questa Direzione, non per mutismo, ma perchè ho interpretato il ruolo di presidente in un certo modo”. E ancora: “Le linee di faglia tra destra e sinistra non sono state mai così nette, quelle linee di faglia sono attuali e mai state così profonde, sono sotto attacco in tutti i campi, a cominciare dal tema ambientale. L’argine a questo scontro nello scenario politico italiano è uno solo e si chiama partito democratico”.

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E parla anche il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, a lungo vicino a Matteo Renzi. Durissimo sulla scissione: “Sono molto a disagio ad affrontare questa direzione e a svolgere questo intervento. Questa scissione credo sia un errore imperdonabile. L’ho detto fin dall’inizio. Sbagliata perchè non ne capisco le ragioni politiche, sbagliata perchè indebolisce il nostro campo e un errore perchè trovo sbagliata una divisione dei compiti che va contro la natura e l’identità stessa del pd. Ha avuto effetti che forse non si sono ancora dispiegati del tutto, in particolare sui territori”.
La Direzione è stata aggiornata a martedì primo ottobre, quando si ridiscuteranno i nuovi assetti interni al partito.

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