19 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

clinton

di Paolo Mastrolilli

La Clinton sarà la prima candidata a correre per la Casa Bianca. Dopo aver staccato Sanders, dovrà appropriarsi della sua agenda

«Se Hillary Clinton fosse un uomo, non prenderebbe il 5% dei voti. L’unica cosa che ha in suo favore è giocare la carta del genere, ma il bello è che non piace alle donne».
È stato lo stesso Donald Trump, celebrando le vittorie di martedì sera, a tracciare la strada dello scontro ormai inevitabile con la prima candidata alla Casa Bianca di sesso femminile. Alla decisiva battaglia per il voto delle donne, però, Hillary cercherà di aggiungere altri tre punti: la conquista delle minoranze nera e ispanica; quella dei giovani millennials, con l’aiuto del presidente Obama e auspicabilmente Sanders; e il paradosso della sua vicinanza all’establishment, che finora ha rappresentato un limite nella sfida contro Bernie, ma potrebbe diventare una risorsa contro Donald, perché da una parte darebbe certezze sulla stabilità della sua linea, e dall’altra sull’approccio realistico da scegliere per concludere sul serio le riforme possibili.
Fonti interne della campagna Clinton ammettono: «Trump è di gran lunga l’avversario più temibile, noi vorremmo Cruz. Donald ha molte vulnerabilità che attaccheremo subito, ma è anche riuscito ad attirare un numero enorme di elettori alle primarie, ed è assolutamente imprevedibile. Ci aggredirà con colpi bassi, e dovremo essere pronti a rispondere, trovando nel suo discutibile passato gli elementi chiave per indebolirlo».
Le vulnerabilità di Trump, secondo i consiglieri di Hillary, sono la debolezza fra le donne, anche quelle bianche; neri e latini; e giovani. Le donne costituiscono oltre il 50% dell’elettorato, e il 66% di loro ha una visione negativa di Donald. Neri e latini per lui sono una causa persa, mentre la sua nomination dovrebbe riavvicinare i giovani a Clinton, soprattutto se Sanders accetterà onestamente di appoggiarla.
Trump però ha attirato alle urne molti elettori che prima non votavano, e questo cambia tutte le analisi e la geografia elettorale. Da una parte, infatti, lui ha la capacità di rendere competitivi stati che prima erano sicuramente democratici, tipo Pennsylvania e New Jersey, se non lo stesso New York. Dall’altra, però, è potenzialmente vulnerabile in regioni repubblicane come Georgia, Arizona, e North Carolina, se non anche il Texas, nel caso Hillary scelga come vice l’ex sindaco di San Antonio Julian Castro.
Il primo obiettivo dei consiglieri di Clinton ora è raccogliere i fondi necessari a recuperare i soldi bruciati nella lunga campagna contro Sanders, costata 20 milioni al mese. Per farlo useranno soprattutto il «Victory Fund», che distribuisce le risorse fra la campagna presidenziale, il Partito democratico nazionale e le sedi locali. Questo lo libera dai limiti di raccolta dei finanziamenti imposti dalla legge per i singoli candidati, e consente ai donatori più ricchi di staccare assegni per 360.000 dollari nel corso di un anno. Poi si vedrà se Trump risponderà usando ancora i propri soldi, oppure facendo il fundraising, che però lo condizionerebbe obbligandolo ad ascoltare i suoi benefattori. Hillary durante le primarie è stata accusata di essere nella tasca dell’establishment e di Wall Street, al punto che i fratelli Koch, petrolieri e grandi finanziatori del Partito repubblicano, dicono ora che lei sarebbe un presidente migliore di Trump. Questo la danneggia tra gli elettori di sinistra, che però non voteranno comunque per Donald, ma potrebbe aiutarla tra quelli moderati che non vogliono rischiare avventure.
L’equilibrismo più delicato Clinton dovrà trovarlo sui temi. Da una parte, infatti, i voti raccolti da Sanders durante le primarie la costringeranno a fare concessioni a sinistra; dall’altra, però, lei ha sostenuto di essere la candidata migliore perché ha programmi più realistici e realizzabili. Di sicuro punterà sulla difesa della salute delle donne, riproduttiva e non solo, la maternità pagata, la parità retributiva con gli uomini, il lavoro più aperto alle donne. Poi ci sono altri punti cavalcati da Sanders, come la disuguaglianza economica, la sanità e l’università gratuite per tutti, i controlli e la frammentazione delle grandi banche, la carbon tax, su cui Hillary dovrà cercare punti di equilibrio per conquistare l’elettorato progressista, senza perdere quello moderato.

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