Fonte: La Repubblica
di Laura Mari
C’è stato “un errore tecnico nel computo dei congedi”. Il numero legale, fissato a 150, non è stato raggiunto: in aula erano presenti 149 senatori. I membri del Senato richiamati a Roma: quasi tutti avevano lasciato la Capitale
Tutto da rifare. Il voto di fiducia al Senato sul dl elezioni è stato annullato a causa della mancanza del numero legale dei presenti in Aula. Lo si apprende dai gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione che hanno già allertato i loro senatori. Oggi erano presenti in Aula 149 parlamentari, ma l’asticella del numero legale sembra essere quella di 150 presenze. E su questo la presidenza di Palazzo Madama ha fatto le verifiche riscontrando un errore nel computo dei congedi. Un errore definito tecnico che comporterà una nuova votazione domani mattina alle 9.30. Un precedente simile risale ad una seduta del 1989.
Le opposizioni, sin dal momento successivo al voto, hanno lamentato dubbi sulla presenza del numero legale nel voto di fiducia, con cui il Senato ha licenziato in via definitiva il decreto elezioni con 145 sì e 2 voti contrari, quelli dei senatori Emma Bonino e Matteo Richetti. I presenti sono risultati 149, i votanti 147. Ma dopo alcune verifiche, è risultato un errore sul numero legale, che non era pari a 149 bensì a 150. Dunque, la votazione è nulla, e deve essere rieffettuata.
E non è possibile procastinare oltre. Ma dai gruppi di maggioranza spiegano che c’è un ulteriore problema: praticamente tutti i senatori sono tornati a casa questa sera, dopo il voto che credevano valido. Per loro, adesso, c’è il problema- in nottata o di primissima mattina- di raggiungere nuovamente Roma. Dovunque si trovino ora.
L’Aula del Senato si era espressa con 145 i voti favorevoli, due contrari. Presenti in aula in 149, votanti 147. L’opposizione non ha partecipato al voto ma prima in aula era scoppiata la bagarre con la maggioranza salva per soli due voti. Una mattinata di proteste e polemiche a Palazzo Madama, dove gli esponenti dei partiti di centrodestra e di centrosinistra erano impegnati nella discussione del decreto elezioni. Un provvedimento (già approvato dalla Camera) sul quale, al termine della discussione generale, il governo intendeva porre la fiducia, come già vociferato da giorni. Ma il sottosegretario dell’Interno, Achille Variati, al termine del suo intervento – in cui ha ribadito che ci sarà “a brevisismo la decisione sull’lection day – non ha posto la questione di fiducia.
Cosa c’è nel Dl. Le disposizioni sono volte a posticipare i termini ordinari per lo svolgimento delle elezioni 2020, ed estendere l’applicazione del principio dell’accorpamento delle consultazioni ai fini dello svolgimento del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Ed infine, ridurre il numero minimo di sottoscrizioni richieste per la presentazione di liste e candidature nelle elezioni comunali o regionali (salva diversa determinazione della regione interessata) dell’anno 2020. Si voterà sia la domenica che il lunedì.
La proposta di Calderoli
Una disattenzione, quasi un’ingenuità, di cui ha immediatamente approfittato il senatore della Lega Roberto Calderoli, esperto di regolamenti parlamentari e dunque pronto a cogliere al volo l’occasione offerta da Variati. Avendo notato l’assenza di molti senatori dei partiti di maggioranza, usciti dall’Aula durante la discussione del decreto, Calderoli ha proposto all’Aula di non procedere all’esame dei singoli articoli del provvedimento, ma di proseguire direttamente con il voto finale. In questa maniera si sarebbe negata al governo la possibilità di porre la questione di fiducia.
Le due votazioni
La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha quindi proceduto con la votazione nominale per alzata di mano e, in prima istanza, la proposta del leghista è stata approvata. Immediate le proteste della maggioranza, che ha cercato di correre ai ripari chiedendo una nuova votazione. Cori da stadio e insulti tra esponenti dei partiti di centrodestra e centrosinistra al grido di “onestà, onestà”.
L’intervento di Casellati ha placato le proteste e si è proceduto con la seconda votazione, questa volta elettronica. Un voto che ha rischiato di far cadere la maggioranza, al punto che i senatori che erano usciti dall’Aula sono rientrati di corsa. La proposta di Calderoli è stata a questo punto respinta, ma per soli due voti (104 contro 102).
Le reazioni
Dopo il risultato, le proteste dell’opposizione si sono fatte più insistenti. “Chiedo alla presidente Casellati di verificare, tramite le telecamere, le presenza dei senatori in Aula”, ha invocato la vicecapogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, Licia Ronzulli.
Le immagini delle telecamere
Un appello raccolto da Casellati: “Siccome uno dei miei compiti è quello di garantire la buona amministrazione di questo Senato e cioè un Senato che non deve avere né ombre né sospetti, sospendo la seduta in vista della verifica della chiusura delle porte nelle tribune”, ha detto la presidente. La seduta è stata sospesa per oltre un’ora e dopo la verifica Casellati ha annunciato: “Nessun senatore è entrato in Aula dopo la chiusura delle porte per la seconda votazione”.