22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Federico Capurso

Il decreto ancora non soddisfa i dem. Il premier invita i due partiti ad allearsi alle Regionali

Tre ore di vertice a palazzo Chigi sul decreto semplificazioni non bastano a Giuseppe Conte per sciogliere tutti i nodi sul tavolo. Restano, infatti, le resistenze del Pd intorno alle troppe deroghe che il premier e i Cinque stelle vorrebbero al codice degli appalti, applicando il modello Genova a una serie di grandi opere nel resto del Paese. «Ma non posso permettere che si annacqui il decreto», ribatte il premier durante la riunione. E così diventa particolarmente importante l’incontro nel pomeriggio con il segretario del Pd Nicola Zingaretti per provare a siglare una tregua, «chiarirsi, dopo giorni di incomprensioni», come spiegano dal Pd. E che si conclude con sorrisi e rassicurazioni da entrambe le parti: «Piena convergenza sul decreto semplificazioni – dichiara Conte alla fine – la pensiamo allo stesso modo: dobbiamo correre».

Nessun gelo
«Nessun gelo tra di noi», assicura Conte che, prima dell’incontro, orchestra un pranzo fuori dal fortino di piazza Colonna per incontrare i cronisti e mandare un messaggio chiaro ai dem: «Bisogna mandare un testo a Bruxelles, dimostrare coraggio e voglia di rischiare. Non possiamo seguire il principio per cui non facciamo, o facciamo lentamente, per paura di infiltrazioni criminali». La risposta del Pd arriva dopo il faccia a faccia: «Il governo ha la forza per decidere e fare le cose». Un invito a non scaricare sui partiti l’incapacità di trovare un punto di caduta. Segno che le perplessità dei dem sul decreto restano, nonostante l’aria sia meno tesa, e che il desiderio del premier di portare il decreto in Consiglio dei ministri entro il weekend potrebbe invece realizzarsi solo dalla prossima settimana.

L’invito all’alleanza
Le divergenze sul decreto sono però solo la punta dell’iceberg di una serie di difficoltà che continuano a esserci nel compattare le due visioni di Pd e M5S. Sono, dunque, un problema che si riflette anche sulle prospettive politiche del premier. Non a caso, decide di rivolgere un invito pubblico a Pd e Movimento ad allearsi in vista delle elezioni regionali e comunali di settembre. Andare divisi, dice, «sarebbe una sconfitta per tutti, anche per me, se non si trova un modo per fare un passo avanti». Chiede quindi di «mettere da parte le singole premure» che impediscono alleanze persino dove le basi per un accordo sono state gettate, come in Liguria. «Non voglio forzare le valutazioni delle singole forze politiche – aggiunge -, ma secondo voi è giusto che in sede territoriale non si tenga conto dell’azione di questo governo, che si lascia ispirare da un progetto di rilancio forte?». E mette in fila i temi su cui provare a costruire un campo alternativo a quello delle destre: «Modernizzazione, digitalizzazione, transizione energetica, Italia più inclusiva. Ci vuole coraggio anche in questa direzione». Apre, all’invito del premier, il capo politico del M5S, Vito Crimi, ma solo «dove ci sono le condizioni per avviare percorsi condivisi». Quindi sì alla Liguria, ma porta chiusa in Campania, «dove il nostro appello non ha avuto riscontro».

Forza Italia costruttiva
Dare nuovo slancio all’alleanza è fondamentale anche per i numeri sempre più risicati della maggioranza in Senato. E la preoccupazione del premier per questo ennesimo fronte aperto dopo gli ultimi addii di senatori M5S traspare più volte nel colloquio con i cronisti. Prima con i «ringraziamenti» per il lavoro svolto dai parlamentari di maggioranza in questi mesi di emergenza, sulla conversione in legge di tre misure che avevano il peso di tre manovre. Ma soprattutto, diventano preziosi i rapporti con Forza Italia. «Si sta distinguendo ultimamente per un atteggiamento più costruttivo», la elogia Conte. Silvio Berlusconi, prosegue il premier, «non mi sembra voglia offrire un’indistinzione di ruoli o un mescolamento». Rimane, però, «un’opposizione che vuole dialogare veramente ed effettivamente col governo, e lo abbiamo visto anche in alcuni passaggi parlamentari».

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