ESTERI
Fonte: La Stampa
I conservatori scavalcano Tsipras nei sondaggi. Ecco gli scenari post-urne per Atene
Domenica quasi dieci milioni di greci sono nuovamente chiamati al voto. Dopo le elezioni del 25 gennaio scorso che avevano regalato la vittoria al leader della sinistra radicale di Syriza, Alexis Tsipras, la Grecia torna alle urne per rinnovare i 300 seggi del Parlamento. Diciannove partiti si presentano al voto, dovranno passare la soglia di sbarramento del 3 per cento per assicurarsi un posto nell’assemblea. Ad Atene, dove vive metà della popolazione greca, si eleggono 58 dei 300 parlamentari.
Perché si vota di nuovo?
Quest’estate, l’accordo con la trojka per il terzo salvataggio greco, stavolta da 85 miliardi di euro, in cambio di riforme e aggiustamenti, ha prodotto un terremoto nel partito di Tsipras. Il premier è stato costretto a votare i provvedimenti concordati con Ue, Bce e Fmi senza la componente di sinistra di Syriza, capeggiata da Panagiotis Lafazanis. Preso atto di aver perso la maggioranza in Parlamento – le leggi sono state votate grazie ai partiti di opposizione – Tsipras si è dimesso. La sinistra di Lafazanis ha fondato un nuovo partito, Unità popolare, che è dato circa al 2,5-3% nei sondaggi.
Chi sono i favoriti?
I due partiti in testa ai sondaggi sono Syriza, il partito del premier uscente Tsipras, e i conservatori di Nea Dimokratia, il partito di Evangelos Meimarakis. Anche se il sistema elettorale è proporzionale, il premio di maggioranza è talmente generoso che è molto importante conquistare il primo posto. Sui 300 seggi da assegnare, ben 50 vanno al partito che vince le elezioni. Dopo una lunga rincorsa, negli ultimissimi sondaggi Nea Dimokratia ha sorpassato Tsipras. Stamane un’indagine di Pulse per Action24 dà i conservatori al 27,5% e Syriza mezzo punto sotto. Secondo un altro sondaggio reso noto stamane, condotto da Data RC per il Giornale del Peloponneso, Nea Dimokratia potrebbe conquistare il 27,1% dei voti e la sinistra radicale il 26,3%.
Perché Tsipras ha perso tanti voti?
Il leader di Syriza ha vinto le elezioni di gennaio con un programma elettorale sostanzialmente imperniato sulla fine dell’austerità e della trojka, ma si è dovuto in gran parte rimangiare le sue promesse. Dopo sei mesi inconcludenti, in cui il governo ha traccheggiato con i creditori e la situazione economica è nuovamente precipitata, Tsipras si è dovuto piegare ad un nuovo programma severo di aggiustamenti. Tuttavia, ha ottenuto un impegno per un intervento sul gigantesco debito (vale il 180% del Pil), che nei prossimi mesi potrebbe essere alleggerito attraverso allungamenti delle scadenze e altri interventi. Per molti elettori di Syriza, Tsipras ha tradito le sue promesse; secondo molti analisti i “delusi” saranno decisivi, per il risultato di domenica. Va ricordato che a luglio Tsipras promosse un referendum per decidere se sottoscrivere un nuovo accordo con la trojka: il 62% dei greci voto “no” ma il premier andò avanti lo stesso. Gli indecisi, come dimostrano i sondaggi, sono ancora tanti: circa il 10-15% degli aventi diritto.
Quali scenari, per il dopo voto?
Ormai sembra chiaro che nessun partito potrà raggiungere la percentuale di voti per ottenere la maggioranza assoluta dei seggi (Tsipras la sfiorò, a gennaio). L’ultimo che ci riuscì fu il partito socialista Pasok guidato da George Papandreou nel 2009: superò il 43% dei voti. Ora servirebbe circa il 36% dei consensi, per conquistarla. Chiunque vinca le elezioni di domenica dovrà cercare alleati per una coalizione di governo. Anche rapidamente: i creditori premono perché il programma di riforme vada avanti, prima di concedere crediti e una discussione sul debito. In queste ultime ore di campagna elettorale, Syriza sta puntando tutto sul suo leader: Tsipras continua ad essere il preferito per il 36% dei greci, contro il 34% di Meimarakis. Ma la differenza rispetto qualche mese fa, quando il premier godeva ancora del 70% di popolarità, è impressionante.
Con chi si alleerà il vincitore?
Meimarakis ha già teso la mano a Tsipras, che per ovvi motivi non vuole coalizzarsi con Nea Dimokratia. E non perché sono nello spettro politico opposto: a gennaio Tsipras si è tranquillamente alleato con la destra nazionalista degli Indipendenti greci. Il fatto è che Syriza è cresciuta di oltre venti punti negli ultimi quattro anni accreditandosi come il partito anti sistema, anti austerità, in opposizione alla vecchia nomenklatura rappresentata sino ad allora da due partiti: Nea Dimokratia e il Pasok. Con i socialisti, però, Tsipras potrebbe invece essere costretto a formare un’alleanza, da lunedì. Secondo molti analisti, comunque vadano le cose, la Grecia rischia di essere di nuovo governata da una coalizione debole e litigiosa. Nella peggiore delle ipotesi, potrebbe tornare alle urne prima della fine dell’anno.