Fonte: Corriere della Sera
di Danilo Taino
Nel dicembre 2019, negli Stati Uniti i posti di lavoro occupati da donne hanno superato quelli degli uomini di 109 mila unità: ora sono il 50,04% del totale. È la seconda volta che succede ma la prima, a cavallo del 2009 e del 2010, fu una circostanza straordinaria
Sono il dinamismo e la capacità innovativa di un’economia le spinte probabilmente maggiori verso l’uguaglianza delle opportunità tra sessi. Lo racconta un numero che ha avuto poca eco in Italia nei giorni scorsi ma è interessante. Nel dicembre 2019, negli Stati Uniti i posti di lavoro occupati da donne hanno superato quelli degli uomini di 109 mila unità: ora sono il 50,04% del totale. È la seconda volta che succede ma la prima, a cavallo del 2009 e del 2010, fu una circostanza straordinaria: i settori manifatturiero e delle costruzioni, che impiegano in grande maggioranza manodopera maschile, avevano ridotto drasticamente il numero degli occupati in conseguenza degli effetti della crisi dell’autunno 2008. Questa volta è diverso: «Le donne sono ora la maggioranza della forza lavoro e non si voltano più indietro, domineranno sempre di più il mercato», ha commentato Mark Zandi, economista capo dell’agenzia di rating Moody’s. Si tratta insomma di una statistica che rappresenta una pietra miliare. Le economie avanzate, infatti, vedono una crescita sempre maggiore dei servizi, che occupano più donne, rispetto alla manifattura tradizionale, in maggioranza maschile. I dati del Dipartimento del Lavoro americano indicano che, sempre lo scorso dicembre, i settori dell’Istruzione e dei Servizi sanitari hanno creato 36 mila posti rispetto al mese precedente, mentre le industrie manifatturiera e mineraria ne hanno persi 20 mila.
Questo non significa che negli Stati Uniti si è raggiunta la parità di genere. Il numero in questione riguarda solo gli occupati dipendenti: tra gli autonomi, gli uomini sono ancora maggioranza. Inoltre, le donne hanno due lavori (e quindi sono conteggiate due volte) più spesso dei maschi. In più, nelle posizioni di vertice delle grandi imprese le differenze restano ampie: è vero che nei consigli di amministrazione di tutte le società dell’indice S&P 500 ormai c’è almeno una donna (l’ultima resistente, Copart, auto usate a Dallas, l’ha nominata quest’estate) ma, nelle stesse 500 imprese, le Ceo sono solo 28 (il 5,6%). Nonostante ciò, questo 50,04% è il segno del futuro delle economie avanzate, nel quale le donne, sempre più istruite e coinvolte, stanno diventando la forza trascinante del mercato del lavoro. Nei fatti prima che nella retorica.