Fonte: La Repubblica
di Gianluca Luzzi
Nel Pd sotto shock per la brutale sconfitta di domenica scorsa la parola d’ordine è “correre ai ripari”. Ma come? Cambiare politica, dicono tutti. Ma cambiare anche il segretario? Secondo tradizione il Pd è diviso: c’è chi vorrebbe che Renzi si facesse da parte, chi invece gli consiglia di cambiare la squadra dei vicesegretari. Chi, come D’Alema si appresta a votare contro nel referendum istituzionale (confermando così la notizia data la settimana scorsa da Goffredo De Marchis su Repubblica e smentita vigorosamente dallo stesso D’Alema) per dare la spallata finale al segretario. Lo stesso Renzi appare indeciso e forse frastornato dopo la batosta. Prima ha detto che non si trattava di un voto contro di lui, ora si è accorto che tutte le forze anti governo si sono unite al ballottaggio. Prima difendeva a spada tratta l’Italicum con il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione, adesso pare che sia disposto a ripensarci anche perché ha capito che al ballottaggio nelle elezioni politiche i Cinquestelle lo asfalterebbero come hanno fatto a Torino e a Roma. Torna anche in discussione l’asse portante della politica renziana sul referendum: “se perdo vado a casa”. Ora spunta un piano B che non contemplerebbe le dimissioni in caso di sconfitta. A questo punto però si crea una situazione paradossale: il Pd avrebbe interesse a cambiare l’Italicum per non subire un’altra sconfitta (una coalizione e più difficile da battere, anche se non è impossibile), mentre ai Cinquestelle va benissimo l’Italicum con il premio di lista perché li avvantaggerebbe in caso di ballottaggio. Intanto il Movimento di Grillo è al comando di Torino e Milano. La sindaca Appendino ha confermato la squadra degli assessori che pesca a destra e nella sinistra-sinistra radical chic. Tra i suoi primi atti l’attacco alla magistratura che ha fatto arrestare i No Tav per i disordini in Valsusa di un anno fa. Domani a Roma la sindaca Raggi incontra il prefetto Tronca per lo scambio delle consegne. La squadra ancora non è al completo, mentre del progetto di far pagare agli enti religiosi le tasse sugli edifici non di culto Raggi non parla più. E dal quotidiano dei vescovi arriva un calorosissimo endorsement.