Venti milioni di incentivo dalla Ue e a settembre l’estrazione di gas naturale al largo di Groninga verrà interrotta. Entro il 2025 l’Olanda avrà sviluppato una catena produttiva completa. Ventimila i posti di lavoro
Alla fine di gennaio, poco prima che la Commissione presentasse l’atto delegato sulla tassonomia Ue<, il ministro olandese per il Clima – Rob Jetten, 34 anni – ha convinto i suoi colleghi di Austria, Svezia e Danimarca a scrivere una lettera a Bruxelles per chiedere di escludere il gas naturale dall’elenco delle fonti energetiche utili alla transizione. La richiesta è caduta nel vuoto, ma con quell’iniziativa il governo dell’Aia ha voluto ribadire che il gas ormai rappresenta il passato. Anche per il Paese che dalla fine degli Anni ’50 è stato leader nell’estrazione e nella distribuzione di gas naturale in Europa grazie ai giacimenti al largo di Groninga e a quelli nella parte meridionale del Mare del Nord.
Ora i Paesi Bassi puntano a diventare leader nella produzione di idrogeno, in particolare di quello “verde”, realizzato grazie alle fonti rinnovabili. A settembre l’estrazione di gas naturale al largo di Groninga verrà interrotta. Le motivazioni sono molteplici: da un lato l’attività estrattiva ha provocato in più occasioni dei terremoti e dall’altro c’è la necessità di sviluppare una politica energetica più verde per favorire la transizione ecologica e ridurre la produzione di CO2. Inoltre, le entrate derivanti dal gas nelle casse del governo sono crollate nel giro degli ultimi dieci anni.
Green Deal
L’idrogeno è un pilastro della strategia europea del Green Deal che punta a ridurre del 55% le emissioni nocive e ad azzerarle nel 2050. L’Ue vuole installare almeno 6 GW di elettrolizzatori per la produzione di un milione di tonnellate di idrogeno da fonti rinnovabili entro il 2024, salendo a 40 GW (più altri 40 nei Paesi vicini) entro il 2030 per produrne 10 tonnellate.
Ma a oggi la produzione di idrogeno in Europa è ancora scarsa ed essenzialmente basata sull’utilizzo di combustibili fossili come gas e carbone. È quello che viene definito “idrogeno grigio”, che ha costi limitati (1,5 euro per ogni chilogrammo) ma è decisamente inquinante (9,3 chilogrammi di CO2 per ogni kg di idrogeno prodotto). Anche l’idrogeno “blu” viene realizzato con i combustibili fossili, ma con una tecnologia che permette di catturare e conservare le emissioni di CO2.
La strategia Ue
La strategia Ue punta però a sviluppare l’idrogeno “verde”, prodotto con l’elettrolisi dell’acqua attraverso l’elettricità da fonti rinnovabili. Che però è nettamente più costoso: tra i 2,5 e i 5,5 euro per ogni kg. I Paesi Bassi hanno deciso di fare quello che è a tutti gli effetti un grande investimento di lungo periodo, scommettendo su un’energia oggi estremamente costosa, ma che nei prossimi decenni diventerà più economica e di conseguenza più redditizia. Secondo le stime di Bruxelles, l’idrogeno potrebbe soddisfare il 24% del fabbisogno energetico mondiale entro il 2050, con un volume di vendite annuale di circa 630 miliardi di euro. Ed è proprio nella zona di Groninga, nel Nord del Paese, che sta per sorgere una Hydrogen Valley.
“Si tratta di un’area che ha molte energie rinnovabili grazie alle turbine eoliche offshore – ha spiegato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, nel suo intervento alla settimana dell’idrogeno che si è tenuto alla fine del 2021 – Due elettrolizzatori useranno questa energia per produrre idrogeno verde che servirà all’industria, ai trasporti, al riscaldamento delle case e che sarà conservata. Entro il 2025 il Nord dei Paesi Bassi avrà sviluppato una catena produttiva completa che creerà più di 20mila posti di lavoro”.
La riconversione delle infrastrutture
Al di là delle questioni legate alla produzione, lo sviluppo dell’idrogeno è legato anche alla realizzazione di percorsi per il trasporto. Ad oggi nel mondo esistono solo 5 mila chilometri di condutture dedicate e più della metà sono negli Stati Uniti (in Europa spiccano il Belgio, con 600 chilometri, e la Germania, con 400). Mentre ci sono ben 3 milioni di chilometri di gasdotti che trasportano il gas naturale. È chiaro che lo sviluppo passerà anche da una riconversione delle infrastrutture.
Il progetto olandese prevede di utilizzare i circa 12 mila chilometri di gasdotto gestiti dalla società Gasunie per trasportare l’idrogeno. L’azienda ha già investito 1,5 miliardi di euro per convertire 1.200 km di gasdotti, con il sostegno del governo che è intervenuto per coprire potenziali rischi. L’attuale esecutivo ha stanziato 35 miliardi di euro per la transizione energetica, di cui 5 proprio per l’idrogeno.