Fonte: Il Sole 24 Ore
Mario Draghi manda un doppio messaggio rassicurante ai mercati. Il primo: la Banca centrale europea è pronta a varare nuove misure in marzo per far ripartire un’inflazione schiacciata dal crollo del petrolio. Il secondo: l’autorità di vigilanza, che è la stessa Bce, non intende chiedere nuovi rafforzamenti di capitale alle banche. Era quello che gli investitori volevano sentirsi dire dal presidente della Bce e infatti la reazione dei mercati è stata più che positiva dopo gli sbandamenti dei giorni scorsi.
Cominciamo dalla politica monetaria, tema sul quale lo scorso dicembre la Bce aveva deluso le attese degli investitori, limitandosi ad abbassare il tasso sui depositi e ad estendere di sei mesi la durata del programma di acquisto titoli (Qe). «I rischi per l’area euro – ha chiarito il presidente della Bce al termine della riunione del Consiglio direttivo – sono aumentati nel nuovo anno per l’incertezza nei Paesi emergenti, la volatilità sui mercati finanziari e l’instabilità geopolitica. Questo crea pressioni al ribasso sull’inflazione: sarà quindi necessario rivedere ed eventualmente riconsiderare la nostra posizione di politica monetaria nel nostro prossimo incontro ai primi di marzo». Il 10 marzo, quando lo staff della Bce diffonderà le nuove stime di inflazione, che saranno molto probabilmente riviste al ribasso, Mario Draghi potrebbe dunque annunciare nuovi interventi, a partire da un ulteriore taglio al tasso sui depositi.
Anche perché, ha ricordato, «le circostanze sono cambiate rispetto a dicembre». Il crollo dei prezzi del petrolio ha avuto infatti un impatto innegabile sui prezzi, tanto che Draghi ha detto di prevedere «un’inflazione bassa o negativa nei prossimi mesi». Oggi la Bce ha lasciato il tasso di rifinanziamento principale allo 0,05%; confermati a -0,30% i tassi sui depositi overnight, che nell’ultima riunione erano stati abbassati di 10 punti base.
«Oggi non abbiamo discusso i dettagli delle possibili misure – ha precisato Draghi – ma l’orientamento della nostra politica. Come ho già detto in un discorso a New York, abbiamo il potere, la volontà e la determinazione di agire e non ci sono limiti alla nostra possibilità di intervenire per riportare l’inflazione vicina ma sotto al nostro obiettivo del 2 per cento». L’opportunità di rivedere la politica monetaria in marzo è stata approvata all’unanimità dal Consiglio.
Capitolo banche. Draghi ha affrontato il tema, caldissimo soprattutto in Italia dopo i pesanti ribassi in borsa dei titoli del settore, rispondendo a una domanda del corrispondente del Sole 24 Ore, e chiarendo subito che in questa vicenda i mercati a suo avviso hanno fatto «molta confusione». «Le banche italiane – ha detto – hanno accantonamenti simili a quelli dell’area euro e hanno anche un alto livello di garanzie e collaterali. Alle banche europee e italiane la vigilanza Bce non farà richieste di nuovi accantonamenti né di raccolta di nuovo capitale, oltre a quelle che erano state già avanzate nella valutazione complessiva del settore effettuata nel 2015. Risolvere il problema dei crediti deteriorati richiede anni, le autorità di vigilanza ne sono perfettamente consapevoli. Il questionario mandato dall’Autorità di vigilanza è stato inviato a diverse banche dell’area euro, non solo italiane. È una serie di domande su come le banche stanno gestendo i crediti deteriorati. L’obiettivo del questionario è di mettere a confronto le pratiche nazionali per stabilire qual è la best practice. Niente di più». «La migliore risposta alle tensioni sui mercati finanziari – ha detto il presidente della Bce – è assicurare che il settore bancario è resistente e sono fiducioso che tutte le misure prese, sia in Europa che nel mondo, hanno prodotto un settore ben più forte di quanto lo fosse prima della crisi».
Draghi dunque è riuscito a tranquillizzare i mercati, almeno per oggi. Lo scorso dicembre, la delusione degli operatori per un pacchetto di misure meno “pesante” del previsto ha prodotto un contraccolpo, soprattutto sull’euro, ma anche sulla percezione dell’affidabilità delle promesse di Draghi, che continua a farsi sentire. Oggi invece il presidente della Bce sembra aver convinto tutti. Appuntamento a marzo, quando il compito sarà però più difficile: la Bce dovrà infatti cercare di non deludere di nuovo le aspettative create con gli annunci di oggi. Un semplice taglio del tasso sui depositi da -0,30 a -0,40% potrebbe non bastare. Alcuni operatori di mercato già cominciano a scommettere su un aumento degli acquisti di titoli di Stato, fermi al momento a 60 miliardi al mese.