23 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

L’euro è la seconda valuta al mondo. Si ferma qui il presidente della Bce Mario Draghi, senza entrare nel merito dei tanti dossier scottanti che hanno agitato la divisa unica, dalla crisi politica italiana che l’ha fatta cadere ai minimi di 10 mesi la scorsa settimana e oggi torna ad agitare i mercati, al Consiglio Ue di fine mese che vedrà un difficile negoziato fra i leader europei su come riformare la governance economica. Fino alla preparazione dell’annuncio della fine degli stimoli monetari, ormai imminente.
Ma le parole di Draghi – che arrivano quando la Bce compie i suoi vent’anni – rivelano l’atteggiamento tenuto dal presidente della Bce durante la difficile gestazione del governo italiano, in cui qualcuno aveva intravisto l’apertura di una nuova fase della divisa unica. L’atteggiamento di una banca centrale che osserva a distanza, fiduciosa che le fibrillazioni italiane, persino il vagheggiato `piano B´ di uscita dall’euro, non riportano le lancette dell’orologio indietro ai tempi della crisi esistenziale dell’euro.
«Il ruolo dell’euro come seconda valuta internazionale si è stabilizzato nel 2017 e nel complesso resta senza concorrenti come seconda valuta più importante nel sistema monetario internazionale», scrive Draghi nella prefazione al rapporto della Bce sulla divisa unica.
Tutt’altro, dunque, che la fuga dei grandi investitori ipotizzata fino a ieri da alcuni commentatori internazionali di fronte a una divisa unica scesa la scorsa settimana fino sotto gli 1,16 dollari. Il suo valore – aggiunge Draghi come a ribattere alle allusioni della Casa Bianca di manipolazione valutaria – «è determinato dal mercato» e «l’Eurosistema non ostacola e non promuove l’uso» della moneta unica.
Sui mercati torna la tensione nel giorno della fiducia al Senato per il neo-premier Giuseppe Conte: diversi osservatori sui mercati sono preoccupati per le coperture dei numerosi provvedimenti del programma. Lo spread risale a 240 e la Borsa di Milano è la peggiore fra le europee a -1,18%. Ma la Bce resta fiduciosa di non dover intervenire. Anzi: prepara la fine del Qe, di cui finora si sa che proseguirà fino a settembre al ritmo di 30 miliardi di acquisti di bond al mese. La discussione-chiave sull’addio allo stimolo monetario dovrebbe arrivare secondo la Bloomberg al consiglio direttivo che si terrà a Riga, in Lettonia, il 14 giugno. L’annuncio potrebbe arrivare contestualmente, o magari Draghi si limiterà ad anticipare ai mercati che arriverà alla riunione successiva, il 26 luglio. In entrambi i casi, dopo mesi in cui la Bce ha guadagnato tempo, l’addio allo stimolo monetario che ormai sta per varcare il traguardo dei 2.000 miliardi di euro appare ormai imminente.

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