22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Giuseppe Alberto Falci e Marco Galluzzo


Anche se i partiti continuano a dirsi all’oscuro di tutto, Mario Draghi sembrerebbe essere orientato per una squadra di «alto profilo» costituita da tecnici e da figure professionali con connotazione politica. Di certo, almeno stando alle delegazioni che hanno partecipato alle consultazioni, non si è aperta alcuna trattativa fra partiti e presidente del Consiglio incaricato. L’unica persona con cui l’ex governatore della Bce si sta confrontando per la formazione della squadra di governo è il capo dello Stato Sergio Mattarella. In sintonia con quest’ultimo individuerà le caselle più importanti dell’esecutivo: dai tre ministeri economici (Economia e Finanza, Sviluppo economico, Infrastrutture e Trasporti), ai dicasteri degli Esteri, Interno, Difesa e Giustizia. In questo schema gli altri dicasteri , dall’Ambiente alla Sanità, dall’Istruzione alle Pari opportunità, sarebbero destinati ai partiti.
È probabile che la rappresentanza politica sia ridotta all’osso, con non più di due ministri appartenenti ai grandi partiti, Pd, Cinque Stelle e Lega. Per i democratici i nomi forti sono Dario Franceschini, Andrea Orlando e Lorenzo Guerini. Con le senatrici del Nazareno che mormorano: «E le donne?». Nel M5S in pole position c’è Luigi Di Maio. Ma è possibile che nel gioco dei veti incrociati fra i diversi movimenti politici alla fine potrebbero essere indicati solo dei tecnici d’area, per arrivare ad un governo interamente tecnico. Di sicuro, a quanto sembra, non parteciperanno i leader dei partiti, troppo ingombranti, per non causare problemi.

Sottosegretario a Palazzo Chigi: Luisa Torchia o Daniele Franco
È una delle figure centrali di ogni esecutivo e deve godere della fiducia massima del presidente del Consiglio. È in sostanza il suo braccio destro per mandare avanti la macchina di Palazzo Chigi, per coordinare le politiche del governo e incidere sull’indirizzo generale che Mario Draghi vorrà imprimere alla sua azione. Ecco perché continuano a circolare i nomi di Daniele Franco, direttore generale della Banca d’Italia, e Luisa Torchia, giurista e allieva di Sabino Cassese e Massimo Severo Giannini. Si fa anche il nome di Luigi Carbone, oggi capo di gabinetto al Ministero dell’Economia. Al momento nessuno osa sbilanciarsi e al Quirinale affermano in modo ufficioso che è prematuro parlare di nomi.

Ministero dell’Interno: Luciana Lamorgese o Lamberto Giannini
Il Viminale è stato il ministero chiave del Primo governo guidato da Giuseppe Conte, quello della maggioranza gialloverde in cui Matteo Salvini non solo ricopriva la carica di vicepresidente del Consiglio ma era anche titolare del ministero dell’Interno. Decisivo e centrale per la gestione dei migranti, oltre che per le politiche di sicurezza, il Viminale è stato spoliticizzato con l’ingresso del prefetto Luciana Lamorgese nel Secondo governo Conte. Ecco perché nel segno della continuità, voluta fra gli altri da Sergio Mattarella, potrebbe essere ancora confermata l’uscente Lamorgese. Un altro nome autorevole che circola è quello del prefetto Lamberto Giannini, super esperto di terrorismo.

Ministero degli Esteri: Marta Dassù o Elisabetta Belloni
Nel corso delle consultazioni Mario Draghi ha delineato la collocazione internazionale del nostro Paese indicando in primo luogo due direttrici: l’europeismo, e dunque la piena adesione alle politiche coordinate dalla commissione di Bruxelles, e l’atlantismo, dunque il rapporto irrinunciabile e privilegiato con Washington. È stato anche un modo per parlare alle ultime resistenze di Lega e Cinque Stelle. Come dire: se volete partecipare al mio governo, dovete essere convinti di questa cornice. Al momento il nome più accreditato sembra essere quello di Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina. In corsa anche Marta Dassù, che è stata viceministro degli Esteri ai tempi di Enrico Letta.

Ministero dell’Economia: Dario Scannapieco o Lucrezia Reichlin
Una delle ipotesi è che Mario Draghi possa prendere l’interim del ministero affiancato da due vice ministri di peso che potrebbero essere di estrazione politica. In questi giorni per la guida del ministero di via XX settembre sono circolati i nomi del vicepresidente della Bei Dario Scannapieco, dell’economista Lucrezia Reichlin, del professore Carlo Cottarelli, del manager Vittorio Colao e del vicedirettore generale di Bankitalia Luigi Federico Signorini. È il dicastero centrale per la stesura e l’attuazione del Recovery plan, e sarà di certo lo snodo principale delle riforme che ieri il presidente del Consiglio incaricato ha cominciato a delineare nel corso del secondo giro di consultazioni.

Ministero della Giustizia: Paola Severino o Marta Cartabia
Il dossier giustizia è stato uno dei più divisivi . La riforma della prescrizione, voluta da Alfonso Bonafede, ha causato non pochi problemi al Primo e al Secondo governo Conte. In queste ore Mario Draghi — in linea con le indicazioni della Commissioni europea — ha indicato come prioritaria la riforma della giustizia civile, uno dei nodi principali segnalati da tutti gli studi internazionali come causa degli scarsi investimenti esteri nel nostro Paese. È anche uno degli obiettivi espliciti del Recovery plan. La favorita per il dicastero di via Arenula sembra essere Marta Cartabia, costituzionalista ed ex presidente della Consulta, assai stimata dal Colle. Gira anche il nome di Paola Severino, già Guardasigilli del governo Monti.

Ministero dell’Istruzione: Patrizio Bianchi o Cristina Messa
Nel corso delle consultazioni di ieri Draghi ha sottolineato che occorre lavorare da subito per cambiare il calendario scolastico e recuperare il tempo perso. L’Istruzione è al centro sia in termini di investimenti nel capitale umano, sia per rafforzare la ricerca del sistema universitario. Tra i papabili per il ministero c’è Patrizio Bianchi, professore di politica industriale ed ex assessore in Emilia-Romagna. Bianchi è un tecnico di area centrosinistra ed è autore del libro «Nello specchio della scuola» (il Mulino) che ha un approccio che di certo piacerà a Draghi. «Quanto incide la scuola su crescita ed economia?», si domanda fin dalle prime pagine. In corsa pure Cristina Messa, già rettrice dell’Università Bicocca di Milano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *