Fonte: La Repubblica
di Tonia Mastrobuoni e Raffaele Ricciardi
I tassi sui depositi scendono allo 0,5%, gli acquisti ripartiranno da novembre con 20 miliardi al mese e senza una data di scadenza fissata. Migliorate le condizioni finanziarie per le banche
Tassi sui depositi giù di 10 punti base (al -0,5%) e riavvio degli acquisti di titoli, a partire da novembre, per 20 miliardi di euro al mese e finché sarà necessario. Sono le decisioni prese dalla Bce nell’attesissimo Consiglio che aveva sul tavolo gli strumenti per intervenire in difesa dell’economia dell’Eurozona e in supporto alla dinamica dei prezzi, che resta ferma intorno al +1% a fronte di un obiettivo vicino al +2%.
Mario Draghi ha annunciato in conferenza stampa il cambio della cosiddetta forward guidance, ovvero la previsione sui movimenti futuri dei tassi. Questi, si aspetta la Bce, resteranno “su livelli attuali o più bassi fino a che avrà visto l’outlook dell’inflazione convergere in maniera robusta (rafforzamento del concetto di nuova introduzione, ndr) verso un livello sufficientemente vicino ma sotto il 2% entro il suo orizzonte di riferimento e fino a che questa convergenza non sia stata riflessa in maniera consistente nelle sottostanti dinamiche di inflazione”. Nell’Eurozona, insomma, è ancora “necessaria una politica altamente accomodante a lungo”.
La Bce ha ufficializzato dunque le sue mosse e, dalle prime reazioni, sembra non aver deluso le aspettative del mercato. Immediata la reazione nelle sale operative, con le Borse europee in rafforzamento, l’euro in calo sotto 1,1 dollari e i Btp che si sono apprezzati. Draghi ha ricordato che, se si è arrivati a questo punto, è perché i “recenti dati macro hanno indicato una protratta debolezza economica”. Anche la Germania, ha detto proprio oggi l’istituto Ifo, “rischia la recessione”. Le previsioni sul Pil dell’Eurozona sono state tagliate all’1,1% per il 2019 (da 1,2% a giugno), all’1,2% per il 2020 (da 1,4%) e confermate all’1,4% per il 2021. Anche l’inflazione è stata ribassata a 1,2, 1 e 1,5% nel triennio 2019-2021.
Torna il Qe
Negli ultimi giorni erano state messe in dubbio le possibilità che il Qe scattasse fin da subito, invece la Bce l’ha ufficializzato: seppure per un ammontare mensile nella parte bassa delle stime, è rilevante che non ci sia indicazione di una scadenza del piano. Anzi, nella decisione del Consiglio si dice che questo durerà finché sia necessario “per rafforzare l’impatto accomodante dei tassi ufficiali e che termini poco prima che inizino ad aumentare il tasso di interesse chiave della Bce”. Proprio questa è una delle novità che superano le attese del mercato, mentre la taglia degli acquisti (20 miliardi) è nella parte bassa delle aspettative.
Le misure per le banche
Anche le banche sono state prese in considerazione nella riunione della Bce. E anche in questo caso, come d’attese, sono arrivati due strumenti che vanno a supportarle. In primo luogo, è stato rivisto il dettaglio tecnico della nuova serie di maxi-prestiti a lungo termine per le banche dell’Eurozona, le cosiddette Tltro giunte alla terza edizione. La scadenza delle operazioni sarà estesa da due a tre anni, mentre il tasso applicato nelle operazioni sarà inferiore per gli istituti credito che riversano più denaro sull’economia reale (scompare la maggiorazione dello 0,1% sul costo del denaro).
In secondo luogo, per bilanciare l’effetto dei tassi negativi sui depositi, si è deciso di esentare parte della liquidità depositata dalle banche a Francoforte da questa “tassa implicita”.
Le ricadute sui conti e sui portafogli
Il risvolto di queste decisioni è ben eviente sui mercati. Già da tempo i rendimenti dei titoli di Stato avevano iniziato un percorso di discesa, aspettando questi stimoli Bce e quelli che verranno probabilmente dalla Fed settimana prossima. In Italia, il calo dello spread si è poi accentuato con il cambio di governo, ben accolto sui mercati soprattutto per il ritrovato dialogo con la Ue. In vista della Manovra, proprio il minor costo del debito sarà un serbatoio importante cui attingere per far quadrare i conti: nella nota di aggiornamento del Def potrebbero entrare risparmi per 2-3 miliardi vista la nuova situazione sul mercato dei titoli di Stato, che si potrebbero ancor più consolidare negli anni a venire.
Nelle tasche degli italiani, si ripropone il duplice gioco: da una parte il denaro avrà un costo inferiore, con possibili ulteriori ribassi sul costo dei mutui e dei prestiti. D’altra parte, per chi ha liquidità da investire, significa far sempre più fatica a trovare titoli in grado da offrire un minimo rendimento. Roberto Anedda di MutuiOnline.it ricorda che – già anticipando le mosse ufficiali – i mercati avevano portato “l’Euribor su nuovi minimi intorno al – 0,45% e, soprattutto, hanno fatto letteralmente crollare gli indici Irs che, con un calo dell’1% complessivo”. Il crollo degli indici si è riflesso subito sui tassi dei mutui: “E’ ora possibile ottenere un mutuo ventennale ad appena lo 0,22% di tasso variabile e alllo 0,57% per un tasso fisso. Sulla durata di 30 anni il miglior tasso variabile è ora allo 0,27% e il tasso fisso più conveniente allo 0,83%”. Per la prima volta nel mercato dei mutui l’intero arco di migliori offerte, dal variabile al fisso e fino alle durate più lunghe, rimane così al di sotto della già di per sé ridotta soglia dell’1%.
Draghi ha rimarcato più volte in conferenza stampa che i governi devono fare la loro parte per sostenere l’economia: “Considerati l’indebolimento dell’economia e la protratta prevalenza dei rischi verso il basso, i governo con spazio in bilancio dovrebbero agire in modo efficace e tempestivo”, il suo messaggio a Paesi quali la Germania che dovrebbero investire maggiormente. Nel Consiglio, ha rimarcato, c’è stata unanimità sul fatto che la fiscal policy deve diventare il primo strumento per affrontare questa congiuntura, non si può più demandare tutto alla politica monetaria.
La rabbia di Trump
Le notizie giunte da Francoforte, che hanno indebolito l’euro contro il dollaro, hanno fatto scattare la reazione di Donald Trump. Il presidente Usa, che da tempo chiede alla Fed di tagliare il costo del denaro, ha twittato: “La Banca centrale europea, agendo rapidamente, riduce i tassi di 10 punti base. Stanno provando e riuscendo a deprezzare l’euro rispetto al dollaro, danneggiando le esportazioni statunitensi … E la Fed si siede, si siede e si siede. Vengono pagati per prendere in prestito denaro, mentre noi stiamo pagando gli interessi!”. La risposta di Draghi in conferenza stampa: “Il nostro mandato è perseguire la stabilità dei prezzi. Non agiamo con l’obiettivo di muovere il cambio”.