Fratelli d’Italia: appoggeremo in Europa ogni iniziativa condivisa di concreto aiuto a famiglie e imprese, no alla speculazione
Il più grande regalo che si possa fare a Putin, che punta a sgretolare l’Europa usando l’energia come arma, è dividersi sulla base dei diversi interessi nazionali. È il pilastro della strategia con cui Mario Draghi si appresta a partire per la riunione informale dei capi di Stato e di governo, in agenda domani e dopodomani a Praga. La stessa unità d’intenti il presidente del Consiglio uscente chiede alla politica e al Paese in una fase di emergenza energetica, economica e sociale, in cui Bruxelles e le cancellerie europee si domandano se il prossimo governo avrà la forza e la convinzione per realizzare il Pnrr e le riforme strutturali legate al piano di aiuti.
Parlando alla Direzione nazionale antimafia, Draghi ha spiegato il senso di quella «transizione ordinata» che ha chiesto ai suoi ministri. Non un semplice passaggio di consegne, ma uno scudo per proteggere il Paese da pregiudizi e stereotipi che rischiano di danneggiarlo. «Il Pnrr non è il piano di un governo, ma di tutta l’Italia — è la moral suasion dell’ex presidente della Bce — E ha bisogno dell’impegno di tutti per garantirne la riuscita nei tempi e con gli obiettivi previsti. La politica italiana sa ottenere grandi risultati quando collabora, tra forze politiche di colori diversi, tra governo centrale ed enti territoriali». E dunque, anche tra un governo di unità nazionale e uno di destra che presto potrebbe arrivare.
Per Giorgia Meloni il caro bollette è priorità assoluta e il suo probabile governo, fanno sapere fonti di Fratelli d’Italia, «sosterrà in Europa ogni azione volta a contrastare i fenomeni speculativi e gli ingiustificati aumenti del costo dell’energia». Poi il concetto chiave, «condivisione», lo stesso che fa da perno ai ragionamenti di Draghi: «Appoggeremo ogni iniziativa condivisa di concreto aiuto a famiglie e imprese».
Ieri il ministro Roberto Cingolani è andato a incontrare la premier in pectore nelle stanze del gruppo di FdI a Montecitorio. Raccontano che a Palazzo Chigi l’iniziativa abbia suscitato un po’ di stupore, in quanto Meloni non ha ricevuto ancora l’incarico dal capo dello Stato. Eppure il responsabile della Transizione ecologica pensa di aver fatto la cosa giusta. «Ritengo molto importante passare tutte le informazioni a chi arriverà — spiega al Corriere — Loro faranno quello che vogliono, ma la continuità della posizione italiana in Europa è fondamentale».
La leader della destra ha mostrato «grande ricettività», al punto che il nome di Cingolani è tornato a rimbalzare nel totoministri. Il fisico arruolato da Draghi assicura che non resterà al suo posto, ma intanto ha spiegato a Meloni la linea degli Stati membri e perché i 200 miliardi stanziati dalla Germania per aiutare famiglie e imprese «non hanno stoppato del tutto il tetto al prezzo del gas».
Draghi e Cingolani combattono la battaglia del price cap da quasi un anno e il premier uscente insisterà anche a Praga. Ma a Palazzo Chigi considerano «non soddisfacente» la bozza delle conclusioni e temono che il vertice possa chiudersi senza un testo condiviso. «È un cammino lungo, siamo nella fase finale — è ancora ottimista Cingolani — Eravamo partiti dal no assoluto in nome della difesa ideologica del mercato. Ora invece tutti gli Stati discutono della necessità di calmierare i costi, perché così il mercato dell’energia è insostenibile». La proposta italiana è porre un limite al Ttf, la piattaforma olandese di contrattazione del metano, passando a un nuovo indice che si basa su una «forchetta modulare» di prezzo calcolato sulla media quotidiana di tre listini chiave nel mercato internazionale.