19 Settembre 2024

Fonte: Sole 24 Ore

di Andrea Gagliardi

Da lunedì 8 febbraio, l’ex presidente della Bce darà il via al secondo giro di consultazioni con i partiti. Lo scioglimento della riserva potrebbe avvenire mercoledì pomeriggio. Restano i nodi da sciogliere sul programma e sulla squadra

La pausa del week-end è servita al premier incaricato per raccogliere le idee dopo il primo giro di consultazioni. Mario Draghi si muove nel solco indicato dal Capo dello Stato: un governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica. Il suo obiettivo è raccogliere una maggioranza più ampia possibile. Del resto dopo il primo round di colloqui, anche Matteo Salvini e Beppe Grillo hanno detto sì. Per il via libera definitivo bisognerà attendere fino a martedì sera, quando terminerà il secondo giro di consultazioni. Tra le truppe pentastellate serpeggia ancora un certo scetticismo sul processo di avvicinamento all’esecutivo Draghi. Ma il dado è tratto. Tra i big solo Alessandro Di Battista è rimasto granitico sul no. E tra i vertici M5S si spera che le defezioni alla fine saranno contenute a 20 parlamentari al massimo.

Verso lo scioglimento della riserva mercoledì
Da lunedì 8 febbraio, l’ex presidente della Bce darà il via al secondo giro di consultazioni con i partiti. Si ricomincia con il gruppo Misto della Camera e si finisce martedì pomeriggio con il Movimento 5 Stelle. L’incaricato dovrebbe anche confrontarsi con le parti sociali. Un dialogo molto atteso da imprese e sindacati, anticipato da Draghi subito dopo aver ricevuto il mandato dal Colle, ma per ora senza convocazione ufficiale. Al presidente Mattarella, Draghi potrebbe riferire mercoledì 10 per sciogliere la riserva dell’incarico ricevuto il 3 febbraio. Il successore di Giuseppe Conte e la sua squadra potrebbero giurare entro venerdì 12. A seguire la fiducia delle Camere, in tempo per dedicarsi al primo impegno urgente, le decisioni sulle nuove misure anti-Covid, dato che il vecchio Dpcm scade lunedì 15.

Il problema della coabitazione
Restano i nodi da sciogliere sul programma e sulla squadra. Che il perimetro del governo Draghi vada attualmente oltre la maggioranza Ursula, ovvero oltre un allargamento limitato a Forza Italia, come avrebbe desiderato il segretario dem Nicola Zingaretti, non può essere un elemento di discussione. Così come la composizione della squadra di Governo. Sarà compito di Draghi definirla. Eppure sono tanti gli esponenti Dem che proprio non digeriscono di mescolarsi con i nemici di sempre della Lega. I problemi girano tutti intorno al «perimetro programmatico» del nuovo governo e al tema della “coabitazione”, ossia di come si possa definire un equilibrio tra avversari distribuendo gli incarichi ministeriali.

Governo più tecnico o politico?
Da parte sua, Draghi ha evitato qualunque anticipazione anche sul tipo di compagine (tecnica o meno). Ne parlerà presumibilmente nel round che si avvierà lunedì pomeriggio. L’ipotesi che resta prevalente è quella di un mix tra tecnici e politici. I nomi comunque non saranno oggetto di confronto. Il premier incaricato si è assunto la responsabilità della «sintesi». Il sostegno della Lega potrebbe però modificare l’assetto, facendolo virare più verso un esecutivo di unità nazionale con ministri tecnici ed esperti d’area non espressione diretta dei partiti.

Ripartire da lavoro e impresa
La partita è tutta da giocare. Nei colloqui l’ex presidente della Bce ha finora parlato soprattutto di obiettivi. Primo fra tutti quello di ricostruire la «fiducia» nel Paese stremato dal Covid e dalla crisi sociale ed economica. Per farlo, ha ripetuto, bisogna puntare anzitutto su «lavoro e impresa» ma anche su «scuola e cultura». In che modo e con quale tipo di interventi lo spiegherà nel secondo giro di consultazioni, nel quale manifesterà i punti salienti del suo programma di Governo. Concetti che saranno ribaditi anche negli incontri con le parti sociali che, presumibilmente, si terranno dopo la fine delle consultazioni con i partiti.

Le priorità dell’agenda
Il suo obiettivo è raccogliere una maggioranza più ampia possibile su un programma che coinvolga i partiti sui temi loro più cari, smussando gli angoli sui temi più divisivi. Ad esempio, su agenda green, digitale, spinta all’occupazione giovanile, è più facile il raccordo con i 5 Stelle, magari con un tagliando del reddito di cittadinanza, la loro misura “bandiera”. Ma una delle prime emergenze, trasversale al recovery plan italiano, è costituita dal riavvio dell’attività economica, dove Draghi avrebbe gioco forte a trovare il sostegno della Lega. L’ex presidente della Bce punterebbe più sugli investimenti del recovery che sugli sconti fiscali. Ma sa bene che la stagione dei ristori e degli aiuti non si chiude dall’oggi al domani. Mantenere una maggioranza solida richiederà un programma asciutto incentrato su alcuni punti essenziali: lotta alla pandemia, emergenza vaccini, accelerazione della ripresa, coesione sociale, giovani.

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