23 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Marco Zatterin

Il rapporto annuale Bce: restano interrogativi su come l’Europa potrebbe affrontare eventuali nuovi picchi della crisi

Tre azioni, congiunte, partite tutte da Francoforte. Tre messaggi contemporanei della Bce per chiedere ai governi europei di fare di più, perché le cose vanno benino per l’economia, ma i rischi permangono concreti e minacciosi. Si cova il dubbio che il continente potrebbe non essere all’altezza delle prove che possono presentarsi da un momento all’altro. Così le capitali dell’Ue devono essere all’altezza delle aspettative, è il messaggio. Mentre l’Eurotower è pronta a intervenire di nuovo, se l’occasione lo richiedesse.

L’anno passato  
Uno, la riflessione sul 2015. La Bce pubblica il suo rapporto annuale per l’anno passato. Il presidente Mario Draghi scrive della prefazione che «le prospettive per l’economia mondiale sono circondate da incertezza», che «dobbiamo fronteggiare persistenti forze disinflazionistiche» e che «si pongono interrogativi riguardo alla direzione in cui andrà l’Europa e alla sua capacità di tenuta a fronte di nuovi shock». La soluzione è il rafforzamento degli strumenti comuni, il rispetto delle regole esistenti, ma anche il lancio di politiche sostenga la ripresa, utilizzando tutti margini che si rendano disponibili. «È importante che il risanamento di bilancio sia favorevole alla crescita». Inoltre, bisognerebbe «rendere il sistema tributario più favorevole alla crescita e limitare l’evasione fiscale. Quindi «a riduzione del cuneo fiscale sul lavoro può esercitare effetti positivi sulla crescita e sull’occupazione».

L’inflazione  
Due, le parole sul Meno. Contemporaneamente, intervenendo a un convegno nella capitale monetaria Francoforte, l’ex governatore di Bankitalia ha garantito che la Bce non si piega a un livello di inflazione eccessivamente basso», dunque promettendo che – al solito – l’Eurotower farà «tutto il possibile» nei limiti del suo mandato per garantire la stabilità della moneta europea e dunque della sua economia. Anche perché, «senza le misure della Bce il 2015 si sarebbe chiuso in deflazione». Mentre l’iniezione legata al «comporta una crescita dell’1,5% del Pil nel periodo 2015-18».

La parte dei governi  
Tre, il bilancio a Bruxelles. A Bruxelles è di scena il vicepresidente della Bce Vitor Constancio, che si esprime al Parlamento europeo. Afferma che la banca centrale «ha fatto e farà tutto il possibile per conseguire il suo obiettivo di stabilità dei prezzi che ora implica anche cercare di rafforzare la crescita, per chiudere il `gap´ che sta mettendo pressione negativa sull’inflazione», ma i Governi devono fare la loro parte per ridurre la disoccupazione, creare politiche di bilancio più favorevoli alla crescita, senza mettere in discussione le regole, completare l’Unione monetaria. Il messaggio è quello di sempre anche sulle strategie per rispondere al ciclo. «Le regole di bilancio non devono essere messe in discussione – afferma Constancio, ma tutti gli Stati devono rendere la composizione delle loro politiche di bilancio più orientata alla crescita e chi ha spazio nel bilancio deve usarlo.

Il cruciale corollario dello stimolo  
Riecheggiando le parole del suo presidente, il capo economista Peter Praet ha afferma – sempre a Francoforte – che «se altri shock avversi dovessero materializzarsi, le nostre misure potrebbe essere ricalibrate di nuovo, commisurate con la forza dei venti contrari, tenendo conto anche dei possibili effetti avversi». Il lavoro della Bce, si intende, è tutto meno che finito.

I giovani  
L’alta disoccupazione giovanile in Europa, nonostante colpisca «la generazione più istruita di sempre», rappresenta un vulnus significativo e «per evitare una generazione perduta dobbiamo agire velocemente» ha aggiunto Draghi spiegando che senza il ruolo attivo dei governi nazionali il problema non si risolverà.

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