Fonte: La Repubblica
Un’imbarcazione si ribalta al largo del porto libico di Zuara, soccorsa da Guardia Costiera italiana e ong Moas. L’accusa di Medici Senza Frontiere: Guardia costiera libica mette a rischio salvataggi. Viminale: al 23 maggio sbarcati in Italia quasi il doppio dello scorso anno
Trentaquattro morti, annegati in mare. Tra di essi anche bambini, secondo quanto testimoniato dalle ong impegnate nei soccorsi. Quando una nuova giornata difficile nel Mediterraneo Centrale volge al termine, la Guardia Costiera dirama il bilancio delle ripetute operazioni di salvataggio coordinate dalla sua centrale operativa. Il dramma è avvenuto al largo del porto libico di Zuara, provocato dal ribaltamento di un barcone.
“Per uno sbandamento verosimilmente causato dalle condizioni meteomarine e dallo spostamento repentino dei migranti su un fianco dell’imbarcazione – si legge nella nota -, circa 200 migranti sono caduti in mare da un barcone con circa 500 migranti a bordo. L’immediato intervento delle navi ‘Fiorillo’ della Guardia Costiera e ‘Phoenix’ del Moas ha consentito di trarre in salvo la maggior parte dei migranti caduti in acqua. Trentaquattro, invece, i corpi senza vita recuperati in mare dai soccorritori”.
Per Medici Senza Frontiere (Msf) e Sos Mediterranee, che hanno assistito, la responsabilità dell’incidente è anche della guardia costiera libica, che si sarebbe avvicinata ai barconi in difficoltà, minacciando le persone a bordo, sparando colpi in aria, mettendo in pericolo la vita delle persone e scatenando il panico.
Le équipe delle due organizzazioni erano state avvertite della posizione dei barconi in difficoltà e avevano distribuito giubbotti di salvataggio per iniziare il soccorso. Nel frattempo si è avvicinata un’imbarcazione armata della guardia costiera libica. “Due guardacoste libici, in uniforme e armati, sono saliti su uno dei gommoni. Hanno preso i telefoni, i soldi e altri oggetti che le persone portavano con sé”, racconta Annemarie Loof di Msf. “Le persone a bordo si sono sentite minacciate e sono entrate nel panico. Molti passeggeri, che fortunatamente avevano già ricevuto i giubbotti di salvataggio prima che iniziassero gli spari – aggiunge Loof – si sono buttati in acqua spinti dalla paura”.
La Guardia Costiera fa sapere anche di circa 1800 i migranti tratti in salvo nel Mediterraneo Centrale, in 10 distinte operazioni di soccorso coordinate. “I migranti si trovavano a bordo di 4 gommoni e 6 unità in legno – precisa il comunicato -. Le operazioni hanno preso parte nave ‘Fiorillo’ della Guardia Costiera, nonché le motovedette CP 288, 303 309 della Guardia Costiera, nave ‘Libra’ della Marina Militare italiana, le navi ‘Echo’ (Gran Bretagna), ‘Protector’ (Gran Bretagna) e ‘Canarias’ (Spagna) inserite nel dispositivo EUNAVFOR MED e le navi, appartenenti alle ong, ‘Phoenix’ (Moas) e ‘Vos Prudence’ (Medici senza Frontiere), nonché un rimorchiatore e 3 mercantili”.
Sono stati gli operatori dell’ong Moas a far sapere di aver recuperato tra i corpi senza vita quelli di “molti bambini”. Ufficiosamente, fonti dei soccorritori successivamente hanno aggiornato a “forse una decina” i minori annegati. Chris Catrambone, fondatore dell’ong Moas (Migrant Offshore Aid Station), ha diffuso via Twitter una foto dei migranti caduti in mare, scattata durante le operazioni di salvataggio, accompagnata dal seguente messaggio: “Non è la scena di un film horror, ma una tragedia della vita reale che si svolge oggi alle porte dell’Europa”.
Sul profilo Twitter di Catrambone immagini di un elicottero della Guardia Costiera italiana, che il fondatore di Moas ringrazia, e di un aereo spagnolo che ha lanciato diversi canotti in mare. La cronaca social di Catrambone include momenti di alta drammaticità. Come quando l’operatore umanitario racconta dello sforzo frenetico dei soccorritori per “aprire la stiva bloccata del barcone di legno dove centinaia di migranti sono intrappolati”.
Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), ha voluto portare l’attenzione su un altro naufragio, “di cui abbiamo avuto notizia solo ieri sera”, grazie a quanto raccontato da alcuni superstiti arrivati domenica a Taranto. Avvenuto presumibilmente quasi una settimana fa, venerdì 19 maggio, se lo stesso Di Giacomo ha parlato di “almeno 156 persone disperse da venerdì scorso nel Mediterraneo”. “Con questi 156” e i 34 morti di oggi “siamo arrivati a 1.500 morti in tutto il Mediterraneo quest’anno, dei quali circa 1.400 sulla rotta Libia-Italia”.
Intanto il Viminale ha diffuso il bilancio aggiornato al 23 maggio degli sbarchi sulle coste italiane. Il numero dei migranti arrivati da inizio 2017 è cresciuto a 50.039 migranti contro i 34.236 giunti nello stesso periodo del 2016, con un incremento percentuale del 46,16%. Quanto alla provenienza, le principali nazionalità dichiarate al momento dello sbarco sono Nigeria (6.577), Bangladesh (5.702), Guinea (4.736), Costa d’Avorio (4.498), Gambia (3.341), Senegal (3.173) e Marocco (3.058).
Dall’inizio dell’anno sono giunti sulle coste italiane 6.642 minori non accompagnati, ma in questo caso il dato è aggiornato al 19 maggio. Nell’intero 2016 arrivarono in 25.846. .
Quest’anno i porti maggiormente interessati dagli sbarchi sono stati Augusta (con 11.100 arrivi), Catania, Trapani, Pozzallo, Vibo Valentia, Messina e Cagliari.