Fonte: Corriere della Sera
di Antonio Ferrari
Il presidente Joe Biden non sposta dalla città santa la sede diplomatica, voluta da Trump, ma pensa di assicurarne un’altra ai palestinesi e a chi vive nel settore est, cioè arabo.
La crisi più grave si chiama tradimento della memoria, perché sembra vi sia una corsa a dimenticare perché è scomodo, perché non si conosce il passato, perché tutto si deve consumare in fretta, costi quello che costi. Mi ha inorgoglito, come Corrierista di lunghissima data (va bene, sono il più anziano collaboratore interno del giornale dove lavoro complessivamente da 52 anni) lo scoop Vaticano di uno dei colleghi più bravi, limpidi e senza complessi, nel fatto specifico Giovanni Viafora, ma estendo il mio grazie a Gian Guido Vecchi. Un giornalista delle vicende vaticane che sa bene di cosa scrive, e lo posso testimoniare perché, nella mia vita ho conosciuto anch’io grandezze e miserie della Chiesa. Vecchi, e oggi Viafora, sono assolutamente verticali e rendono onore al Corriere con scoop che nascono dal loro costante impegno. Difficile, credetemi, tenere la schiena dritta in questo mondo di favole e di interessi più o soprattutto meno corretti. In questi giorni, alla faccia delle tante verità parziali o imparziali del Vicino Oriente, mi hanno colpito le dichiarazioni dell’inviato del presidente Joe Biden in Turchia, raccolte da una grande giornalista della RAI come Lucia Goracci, collega di assoluto valore. L’inviato di Biden, con estrema correttezza, ha detto che gli Stati Uniti non intendono cambiare la decisione di considerare Gerusalemme sede della loro ambasciata, come ha voluto il predecessore di Biden, Donald Trump. Ma intendono continuare a sostenere la politica dei due Stati, che vivano l’uno accanto all’altro in pace e sicurezza. In altre parole, Biden è determinato ad accettare Gerusalemme capitale di Israele, ma nel prossimo futuro l’idea è di avere un’altra capitale, sempre a Gerusalemme, zona Est, per i palestinesi, che il nuovo presidente americano segue con particolare attenzione. Joe Biden, uomo di sofisticata intelligenza e di grande esperienza non cerca di inseguire e cancellare gli errori madornali del suo egoista predecessore, ma di allargare il quadro, rilanciando il serio impegno a sostenere i diritti degli arabi israeliani e dei palestinesi. Un piano che, apertamente, infastidisce non poco l’ormai ex premier di Israele, il mentitore seriale Benjamin Netanyahu, che si era affidato totalmente a Trump. Bibi, come l’ex premier viene chiamato da quando si affacciò al portone del potere, seminando odio contro il martire Yitzhak Rabin, che lo aveva preceduto e che poco dopo sarebbe stato ammazzato da un estremista ebraico. Bibi ormai è fuori gioco, è in minoranza alla Knesset, il parlamento israeliano, contando su una rivincita assolutamente impossibile. Israele, che credo di conoscere piuttosto bene, è un Paese troppo serio per accettare un leader indifendibile. Che ora rischia serie conseguenze giudiziarie. In realtà, amici miei, nonostante la propaganda inquinante, cambia tutto. Senza memoria si fallisce, senza coraggio ci si spegne miseramente. La nostra Italia sa bene che oggi può contare sulla determinazione di Draghi, il rigore di Mattarella e il sostegno di Papa Francesco, l’uomo che come laico rispetto con tutta la forza possibile. Fratelli tutti è la sua bandiera. Dovrebbe essere anche la nostra.