22 Novembre 2024

L’attentatore ha anche ferito otto persone. Sospesa la partita Belgio-Svezia. Chiuso l’Europarlamento

Il rumore del traffico, poi gli spari. Almeno cinque, secondo i video fatti circolare, che hanno provocato almeno due vittime accertate. Bruxelles ripiomba nel caos e nell’incubo del terrorismo, con l’allerta portata al massimo livello. Un uomo armato ha aperto il fuoco sui passanti a pochi passi dal centro, a pomeriggio inoltrato. Sarebbe sceso da un scooter, vestito con un giacchetto arancione fosforescente, per poi iniziare a seminare paura e sangue.
La città è stata presa di sorpresa, con i servizi di sicurezza concentrati attorno allo stadio di Heysel, zona periferica della città, per la partita Belgio-Svezia, incontro valevole per le qualificazioni ai prossimi europei di calcio. Proprio tifosi svedesi sono stati uccisi, poco prima delle 19.20, quando i servizi del pronto soccorso sono stati chiamati. La zona dell’agguato, boulevard du Neuvième de Ligne et Sainctelette, è raggiungibile a piedi dal centro città. Ospita centri culturali come il museo delle migrazioni, il centro Pompidou di arte moderna e contemporanea.
A rivendicare l’attentato, circa due ore dopo gli spari, un uomo che si presenta come Abdesalam e dichiara di essere scelto da Dio per compiere questo gesto. Un gesto dettato dall’estremismo religioso poiché si tratterebbe di un fanatico islamico, stando alle ricostruzioni confuse, e su cui gli inquirenti hanno cercato di mantenere il massimo riserbo. Avrebbe rivendicato l’attentato sul proprio profilo Facebook, con un video la cui qualità audio non è delle migliori. «Sono stato scelto per questo, sono un Mujahid (jihadista) dello Stato Islamico, che piaccia o no. Viviamo per la nostra religione e moriamo per questa stessa religione. Grazie a Dio, tuo fratello Abdesalam ha vendicato i musulmani». Afferma inoltre di aver ucciso «tre» svedesi, contrariamente alle cifre ufficiali fatte circolare dalle forze dell’ordine. All’inizio della giornata, Slayem Slouma (il suo nome nel video) ha scritto su Facebook un post sul bambino musulmano accoltellato domenica a Chicago, spiegando che se fosse stato cristiano «lo avremmo chiamato terrorismo e non un crimine brutale».
Neppure l’ufficio del procuratore, a cui è stato affidato il caso, ha sciolto la riserva in un momento in cui le priorità erano vederci chiaro e iniziare la caccia all’uomo. Perché dell’attentatore in giacca arancione fosforescente, dopo gli spari, si è dato alla fuga. Il centro di crisi del Belgio è stato convocato d’urgenza, per una riunione a cui hanno preso parte il primo ministro, Alexander De Croo, il ministro degli Interni del governo federale e il sindaco di Bruxelles. Il centro ha chiesto a tutti di non condividere immagini o notizie non confermate per ragioni di ordine pubblico, in un momento di forte concitazione e di emergenza che ha visto decretare il livello di allerta 4, il più alto in Belgio, che indica «minaccia seria e imminente».
Il capo del governo, ha invitato tutti i cittadini di Bruxelles a fare attenzione, in un implicito invito a restare a casa ed evitare. Disposto stop e deviazione del servizio di mezzi pubblici, rinforzato il servizio di sicurezza per Belgio-Svezia, solo in un secondo momento sospesa e con gli spettatori lasciati all’interno dell’impianto per ragioni di sicurezza. Le istituzioni comunitarie hanno immediatamente contattato personale e funzionari per invitarli alla cautela, e non è escluso che possa essere disposto il telelavoro per le funzioni. Alla luce della situazione, se la situazione non dovesse risolvere, il primo ministro del Belgio potrebbe non partecipare alla videoconferenza straordinaria dei leader Ue prevista per oggi per fare il punto sulla crisi mediorientale.
Bruxelles è già stata vittima di attacchi terroristici il 22 marzo 2022, e di sparatorie al museo ebraico il 24 maggio 2024. Lo scoppio delle crisi in Medio Oriente, con il rinnovato scontro tra Hamas e le forze israeliana, lasciava temere un attacco di matrice xenofoba e anti-semita. L’agguato di Bruxelles è stato preceduto, ventiquattro ore prima, da una manifestazione pro-Palestina a cui hanno partecipato migliaia di persone.

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