Il leader si è spento alle 9.30 di ieri al San Raffaele L’annuncio dato un’ora più tardi, dopo l’arrivo in ospedale della famiglia. I messaggi del Papa e del Capo dello Stato
L’unica cosa che non è riuscito a fare durante i suoi 86 anni di vita esagerata, è stata l’ultima. «Questa è la mia casa» ripeteva ai dirigenti Fininvest ai quali mostrava le meraviglie della villa di Arcore. «È qui che voglio andarmene quando arriverà il momento, è qui che voglio essere seppellito con i miei amici e la mia famiglia». Silvio Berlusconi invece è morto alle 9.30 di ieri mattina nella sua stanza al primo piano dell’Ospedale San Raffaele.
Tutti sapevano che era appeso a un filo, perché la diagnosi era infausta per una persona di quell’età, e tutti sapevano che presto sarebbe arrivato il tempo in cui fare i conti con una figura così grande, così importante per questo Paese, un compito che infine sarà riservato più ai libri di storia che alla cronaca del presente. La notizia della scomparsa dell’uomo che fu imprenditore di successo, inventore della televisione privata, presidente più vincente del calcio italiano e non solo di quello, il fondatore di Forza Italia nonché il presidente del Consiglio che più a lungo ha guidato il Paese durante la Seconda repubblica, è in ogni caso arrivata inattesa. Anche perché lui ci aveva abituati bene, con continue risurrezioni, non solo in senso clinico. L’Italia che si è fermata di colpo, non era preparata a dire addio all’uomo che da oltre quarant’anni ha colonizzato il nostro immaginario collettivo, diventandone estasi e ossessione a seconda del giudizio di ognuno. Mai indifferente, mai. La verità è questa. Così tutti ricorderemo dove eravamo e cosa stavamo facendo quando abbiamo saputo, e sono cose che si possono dire di pochi istanti della vita repubblicana.
Ma morire, morire davvero, è un attimo e basta. Per tutti. Quando succede, non si è mai pronti. La situazione precipita sul finire della notte scorsa. Le sue condizioni si aggravano di colpo. Fino all’ultimo Berlusconi si è sottoposto alla chemioterapia, ha trascorso la penultima notte della sua vita guardando la finale di Champions League. Sperava di farcela anche questa volta, anche se i collaboratori più stretti rivelano ora come fosse sempre più consapevole del fatto che il suo tempo stava per finire.
Il giorno prima dell’ultimo ricovero, aveva fatto un giro in auto per i viali di Milano 2, dove tutto è cominciato, e forse in qualche modo, era una specie di congedo. Ci sperava anche la sua famiglia, naturalmente. Marina e Pier Silvio sono alle prese con una riunione di lavoro quando ricevano la telefonata che li invita a precipitarsi al San Raffaele. Il comunicato ufficiale ci mette un’ora a uscire, perché non era pronto. Davanti alla sua stanza, Marta Fascina si dispera, non ci crede che sia potuto davvero succedere. Alle 9.30 arriva suo fratello Paolo, che entra a bordo della sua auto da un passaggio riservato. Pochi minuti dopo, la primogenita Marina, su una macchina dai vetri oscurati, poi Eleonora, poi Barbara, seguite pochi minuti dopo da Pier Silvio. Un’ora dopo, mentre si rincorrono le voci, la notizia della scomparsa diventa ufficiale. Silvio Berlusconi è morto. E diventa subito chiaro che ci sarà un prima e un dopo. È una giornata come tante, i siti delle principali testate nazionali aprono sulla controffensiva ucraina che avanza, la direzione del Pd, l’economia. Scompare tutto, subito. Se i social sono davvero specchio della società, come qualcuno crede, l’effetto fa impressione. Ogni rumore di fondo tace.
Tra la gente
Sulla linea rossa della metropolitana, solo per fare un esempio tra i tanti, si sale a Lotto che è la solita Italia e si scende dopo cinque minuti che è un’Italia senza più «il Silvio», come lo chiamano le persone che si fermano sulla piazzola a compulsare i telefonini, e come a lui non dispiaceva essere chiamato, con quell’articolo che fa tanto Milano, la sua città, che amava tanto. «Comunque la si pensi su di lui, è stato un gigante» afferma un signore in giacca e cravatta che spiega di avere 45 anni, e di non avere mai votato in vita sua a un’elezione dove non ci fosse Berlusconi o la sua creatura politica.
«Dite quello che volete voi giornalisti, ma ha avuto una vita incredibile, ha cambiato questo Paese e ha combattuto come un leone», commenta una ragazza che ha sulle spalle lo zaino dell’Inter che racconta di essere appena rientrata da Istanbul e di non avere mai votato per lui. Ogni commento è intriso di una emotività collettiva che può essere ignorata solo dagli odiatori di professione. Davanti ai cancelli della villa di Arcore si raduna una folla muta, come ai vecchi tempi, quando c’era Silvio. Quando arriva il feretro, parte un applauso composto. Poi, di nuovo silenzio. La camera ardente sarà privata, forse la giusta conclusione del cammino di un uomo che ha vissuto la sua intera vita in pubblico. Sulla torre Mediaset di Cologno Monzese appaiono due messaggi. «Ciao papà» e «Grazie Silvio».
Le reazioni
In ordine cronologico, ma possiamo sbagliare, tale è la mole di commenti che riempie i media fin da subito, la prima reazione del mondo politico nostrano è quella di Matteo Renzi, un avversario. «Il suo impatto sulla vita politica ma anche economica, sportiva, televisiva è stato senza precedenti» scrive su Twitter il capo di Italia Viva. Giorgia Meloni annulla ogni impegno fino a dopo i funerali, che si terranno domani nel Duomo di Milano, dichiara una giornata di lutto nazionale e registra subito un video alquanto spontaneo. «Con lui l’Italia ha imparato che non doveva mai farsi imporre dei limiti, ha imparato che non doveva mai darsi per vinta. Con lui noi abbiamo combattuto, vinto, perso, molte battaglie e anche per lui porteremo a casa gli obiettivi che insieme ci eravamo dati. A Dio, Silvio». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella affida il suo pensiero a una nota che si apre con la sua profonda tristezza. «È stato un grande leader politico che ha segnato la storia della nostra Repubblica, incidendo su paradigmi, usi e linguaggi».
L’onda emotiva
La morte di un personaggio così larger than life, come scrivono i media internazionali, che poi significa straordinario, fuori dal comune, è una questione che non riguarda solo noi. Nel suo telegramma inviato alla famiglia, Papa Francesco, lo ricorda come «un protagonista della vita politica italiana, che ha ricoperto pubbliche responsabilità con tempra energica». Arrivano messaggi dai leader di tutto il mondo, fa discutere quello di Putin, che solleva l’ira del governo ucraino, arrivano dichiarazioni di protagonisti dello sport, dello spettacolo, della cultura, di vecchi amici e di vecchi nemici, persino quello della procura di Milano. Basterebbe quest’onda emotiva per capire come quella di ieri è stata una giornata particolare per l’intero Paese. Nel bene o nel male, comunque la si pensi, nessuno mai come Silvio Berlusconi.