Nella seconda parte del 2024, la liquidità delle aziende depositata presso le banche è pari a un quarto del Pil. Esattamente il 25,2%. Ora più che mai saranno decisive le transizioni digitale e ambientale

Le imprese investono poco. La cifra fornita dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in un’audizione parlamentare ha sorpreso. Nella seconda parte del 2024, la liquidità delle aziende depositata presso le banche è pari a un quarto del Pil. Esattamente il 25,2%.
All’apparenza una cifra che fa piazza pulita dei mille discorsi sui tassi troppo alti praticati dalla Bce, o sulla poca disponibilità degli istituti finanziari. Ma è comprensibile l’atteggiamento guardingo degli imprenditori. E sarebbe sbagliato prendersela con chi ha tenuto in piedi il Paese. Non potrebbe essere altrimenti quando stanno cambiando in modo radicale alcune assunzioni che sembravano consolidate, sia a livello nazionale sia internazionale. Si pensi solo alle vicende ambientali. A quell’attenzione ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità che viene rimessa continuamente in discussione.

Le agevolazioni
Eppure, Transizione 5.0, le agevolazioni alle imprese che investono su una maggiore efficienza energetica, ha le sue basi proprio sulla necessità di combattere il riscaldamento globale. C’è da sperare che le semplificazioni attuate dal governo siano davvero tali e che le imprese decidano di accedere alle agevolazioni previste.
È innegabile che la complessità delle misure abbia di fatto precluso l’accesso agli incentivi alle aziende. Uno degli effetti è stata la contrazione della domanda di macchinari e beni strumentali evidenziata dalle associazioni di settore. Una per tutte, l’Ucimu, che raccoglie i produttori di macchine utensili e robot, parla di un calo della produzione stimato a fine 2024 dell’11,4%. Una frenata figlia del crollo delle consegne nazionali pari a quasi il 35%.
Le imprese italiane hanno già dimostrato di essere flessibili, di avere capacità di diversificazione di prodotti e di mercati, come dimostra il forte export. Oggi si deve comprendere che le due transizioni, digitali ed ecologiche, al di là delle dichiarazioni di una politica poco accorta sulle conseguenze delle proprie parole, potranno avere una velocità inferiore, ma sono inevitabili. Da questo si dovrà partire per tornare a investire. E a crescere.

A.N.D.E.
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