Il «dove sono le femministe?» è come la coperta di Linus: ci sono persone che se la portano appresso (la domanda) e la sfoggiano in ogni dove. Sono ovunque si sostenga l’eguaglianza economica, politica e sociale fra uomini e donne
Arrestano l’assassino di Sharon Verzeni. Sì, ma «dove sono le femministe?» A migliaia di chilometri di distanza i barbuti talebani spengono la voce delle donne già ridotte in schiavitù: vietato farsi sentire in pubblico. Orrore. E riecco la domanda: «Dove sono le femministe». L’Italia conosce il volto e la sorte nera della pachistana Saman Abbas, uccisa da genitori, zio e cugini perché rifiuta un matrimonio combinato. Un caso di barbarie per il quale si presta come non mai il solito quesito: «Dove sono le femministe?» Pamela Mastropietro violentata e uccisa da uno spacciatore nigeriano. Qui il «dove sono le femministe?» è d’obbligo. L’attrice Gwyneth Paltrow, icona del MeToo, in un post parla degli stupri di Hamas: «Ci sono ancora 17 donne detenute da Hamas», scrive. E conclude pure lei allo stesso modo: «Dove sono le femministe?»
Si potrebbe andare avanti per ore. Il «dove sono le femministe?» (declinato a volte con «il silenzio delle femministe» oppure «non ho visto le femministe in piazza») è come la coperta di Linus: ci sono persone che se la portano appresso (la domanda) e la sfoggiano in ogni dove. Nei casi di cronaca nera, quasi sempre quando i cattivi non sono italiani. Nei casi di sessismo, ma soltanto se la vittima è amica o politicamente vicina. Nelle discussioni sulla violenza che annienta le donne in qualche luogo lontano (vedi Afghanistan), ma solo nelle ore in cui la notizia di qualche nuovo editto aberrante arriva da questa parte del mondo. Che poi: per alcuni le femministe sbagliano sempre e comunque. Se commentano, se tacciono, se scendono in piazza, se non lo fanno…
Ma restiamo al «dove sono le femministe?» Cari uomini e donne che lo chiedete da ogni pulpito, tenetevi forte; siamo in grado di darvi una risposta: le femministe sono dotate di autodeterminazione e quindi sono dove vogliono essere. Ma quello che forse vi stupirà di più è sapere che sono in mezzo a voi e nemmeno le vedete. Sono nei centri e nei rifugi per le donne che fuggono da uomini violenti, e non importa se maschi bianchi italiani o pachistani o nigeriani. Sono in centinaia di iniziative per la parità di genere: manifestazioni, convegni, libri, documentari, incontri pubblici… Sono ovunque si sostenga l’eguaglianza economica, politica e sociale fra uomini e donne. Lavorano con e per le donne ogni santo giorno, in silenzio, con tenacia e dedizione, mentre voi fate domande inutili.