19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Danilo Taino

Forse l’Europa politica si è fatta più saggia. Nel 2000, a Vienna si formò un governo a cui partecipavano i nazionalisti dell’Fpö (Partito della Libertà, solo di nome) di Jörg Haider. Le reazioni negative nel Paese, nella vicina Germania e un po’ in tutto il continente furono fortissime. Il ministro degli Esteri belga Louis Michel invitò al boicottaggio: non si poteva andare a sciare sulle stesse nevi su cui scendeva a valle un leader accusato di simpatie fasciste. L’Unione europea, allora a 14 membri, decise l’isolamento diplomatico di Vienna: una riduzione dei rapporti bilaterali degli Stati membri con l’Austria. L’ostracismo non solo non ebbe effetti (fu concluso sei mesi dopo) ma aumentò le simpatie al governo sotto accusa, guidato dal democristiano Wolfgang Schüssel.

Nei prossimi giorni a Vienna verrà varato un governo simile, detto nero-blu dai colori dei partiti che lo formeranno, i cristiano-democratici (Övp) guidati dal giovane Sebastian Kurz che diventerà cancelliere e i nazionalisti dell’Fpö guidati da Heinz-Christian Strache. Questa volta, la reazione è molto più sottotono. A Bruxelles è stata espressa qualche preoccupazione sull’atteggiamento che il nuovo governo potrebbe avere nei confronti degli immigrati ma nessuno ha proposto forme di boicottaggio contro Vienna. Nonostante il dibattito dei mesi scorsi sui pericoli del populismo. Un po’ perché si è visto che il partito nazionalista austriaco non spostò l’asse democratico del Paese a inizio secolo (il governo durò fino al 2005). Un po’ perché l’Fpö oggi è considerato meno radicale che in passato. Ma anche perché l’approccio della Ue sembra cambiato: quando un governo è eletto democraticamente, non può essere ostracizzato a meno che non segua politiche al di fuori delle regole dell’Unione europea. Atteggiamento che verrà discusso anche nel dibattito e nello scontro sulle scelte di Bruxelles nei confronti di Polonia e Ungheria accusate di infrangere le regole dello Stato di diritto.

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