ECONOMIA/SPECIALE CRISI ECONOMICA
Fonte: La Stampa

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L’Istat: l’anno scorso crescita negativa a -1,9%. La pressione fiscale in lieve calo

Il Pil italiano nel 2013 è sceso sotto i livelli del 2000 con una flessione dell’1,9% mentre il debito pubblico è volato al record storico. A mettere nero su bianco la situazione dei conti pubblici italiani è l’Istat che ha anche rivisto al -2,5% il dato sul Pil 2012. L’ultima stima del Governo prevedeva, per il 2013, una contrazione dell’1,7%. Ai prezzi di mercato il Prodotto interno lordo lo scorso anno è risultato pari a 1.560.024 milioni di euro, con una riduzione dello 0,4% rispetto all’anno precedente.

 

I record negativi

Lo stock del debito pubblico ha raggiunto il top dall’inizio delle serie storiche confrontabili nel 1990, al 132,6% del Pil nel 2013. Nel 2012 il debito era risultato pari al 127% del Pil. E il rapporto tra deficit e Pil è risultato pari al 3%, stabile rispetto all’anno precedente. L’avanzo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi), in rapporto al Pil, si è attestato al 2,2% contro il 2,5% del 2012. In calo la pressione fiscale complessiva che è risultata pari al 43,8% nel 2013 in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al 2012.

 

La domanda in caduta

Analizzando i dati sul Pil, dal lato della domanda si registra una caduta in volume del 2,2% dei consumi finali nazionali e del 4,7% degli investimenti fissi lordi, mentre le esportazioni di beni e servizi hanno segnato un aumento dello 0,1%. Le importazioni sono diminuite del 2,8%.

A livello settoriale, il valore aggiunto ha registrato un calo in volume in tutti i principali comparti, a eccezione dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (+0,3%). Le diminuzioni sono state del 3,2% nell’industria in senso stretto, del 5,9% nelle costruzioni e dello 0,9% nei servizi.

 

Consumi a picco

La sola spesa per consumi finali delle famiglie ha segnato una contrazione pari al 2,6% che si aggiunge a quella ancora più accentuata registrata nel 2012 e pari al 4%). Il calo dei consumi è stato particolarmente marcato per i beni (-4%), mentre la spesa per i servizi è diminuita dell’1,2%. In termini di funzioni di consumo, le contrazioni più accentuate hanno riguardato la spesa per sanità (-5,7%) e quella per vestiario e calzature (-5,2%). Giù del 3,1% la spesa per gli alimentari.

 

L’occupazione giù

In calo anche l’occupazione nelle grandi imprese che è diminuita dell’1,3% al lordo e dell’1,2% al netto dei dipendenti in Cig nel 2013.

 

Le reazioni

«La politica economica perseguita finora non è riuscita a riportarci sul sentiero della crescita, anche per colpa di una pressione fiscale che ha soffocato imprese e consumi delle famiglie, zavorrando la ripresa del mercato interno e del tessuto produttivo e causando un danno persino all’erario» dicono da Confesercenti. La discesa del Pil e l’aumento del debito pubblico «sono due facce della stessa medaglia, sono l’uno la diretta conseguenza dell’altro. Fino a che i Governi pensano solo a ridurre il debito aumentando le tasse, il Pil non può che crollare ed il rapporto debito-Pil peggiorare», attacca il Codacons. «La caduta del prodotto interno lordo vicina al -2% rappresenta un segnale estremamente allarmante sulle condizioni del nostro sistema economico. Di questo passo nel 2014 andrà decisamente peggio» è la previsione, amara, di Federconsumatori e Adusbef.

A.N.D.E.
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