Fonte: La Repubblica
di Daniele Mastrogiacomo
Al secondo turno delle presidenziali, successo netto (55%) del candidato di estrema destra. Haddad si ferma al 45%
Jair Bolsonaro è il nuovo presidente del Brasile. Ha vinto con il 55,29 per cento dei voti. Fernando Haddad del Pt si ferma al 44,71 per cento. La gente esulta dalle finestre, grida il nome del loro candidato, sfoga una rabbia e una tensione accumulata da sei mesi. Il Brasile cambia. Cambia radicalmente. Dopo 13 anni di sinistra arriva la destra estrema. Lula è dimenticato, chiuso in carcere. Con lui l’odiato Partido dos Trabalhafdores che tutti considerano responsabili del disastro economico e sociale in cui è sprofondato il paese.
La destra vince un po’ dappertutto. Si eleggevano anche 13 nuovi governatori. Sono tutti nuovi. Solo nel Nord est resiste il candidato della sinistra. Sotto casa del presidente appena eletto si raduna una folla imponente.
Migliaia di persone con la maglietta nazionale del Brasile si accalcano a Barra de Tijuca, nella zona sud di Rio. Ballano, urlano, inneggiano al loro leader. I fuochi di artificio illuminano a giorno la spiaggia e il mare. La gente urla il nome dell’Uomo nero nel resto della città. Dalle finestre, nelle piazze e nelle strade. La vittoria è schiacciante.
Bolsonaro appare sui social. Sulla sua pagina di Facebook. “Dobbiamo abituarci a vivere insieme – esordisce – Per ritrovare la prosperità perduta. Grazie a Dio sono riuscito a interpretare la volontà dei nostri concittadini. Il paese chiedeva un cambio. Non potevano continuare a vivere con il populismo, l’estremismo, il comunismo della sinistra. Dobbiamo seguire l’insegnamento di Dio. Faremo un governo che possa portare il nostro Brasile nel posto che merita. Abbiamo le condizioni per governare, con i nostri parlamentari. Tutti gli impegni che abbiamo assunto saranno rispettati e portati a termine.mNon cederemo l’Amazzonia, parleremo con la gente, rispettano tutte le opinioni e le esigenze. Ma metteremo davanti a tutto e tutti l’interesse del paese. Sapevamo dove dovevamo andare e ora sappiamo dove andiamo. Ringrazio il brasiliani per la fiducia dimostrata”.
La gente accompagna il discorso urlando dalle finestre. Grida di gioia e di rabbia. Un vero sfogo dopo mesi di scontri e aggressioni. Si spara molto. Colpi sordi, di fucili automatici. Ma sono le grida che invocano Bolsonaro a dominare tutto. Qualcuno risponde con insulti. Lo scontro si sposta nell’aria, tra chi grida più forte. Anche a San Paolo la reazione sono le grida e gli insulti. Ci sono alcuni scontri con la polizia che crea un cordone tra i sostenitori del Pt e i fan di Bolsonaro radunati sulla Avveniva Paulista.
Il Brasile chiude con l’epoca di Lula e del Pt. Adesso domina la destra. Una destra estrema, populista, razzista. La gente ha votato. Ha scelto il Messia. Ha puntato tutto su di lui. E lui, l’ex capitano dell’Esercito, è già pronto a raccogliere la sfida. Si fanno i nomi dei primi ministri del prossimo governo che entrerà in carica il prossimo primo gennaio. Paulo Guedes, economista, alle Finanze. Il generale Augusto Heleno, alla Difesa. Il deputato Onyx Lorenzoni alla Casa civile, una sorta di primo ministro.
Immediata la reazione di Salvini: “Anche in Brasile i cittadini hanno mancato a casa la sinistra! Buon lavoro al presidente Bolsonaro, l’amicizia tra i nostri popoli e i nostri governi sarà ancora più forte”. Lo scrive il leader della Lega su Twitter complimentandosi con Jair Bolsonaro per l’elezione a presidente del Brasile. “E dopo anni di chiacchiere, chiederò che ci rimandino in Italia il terrorista rosso Battisti”, ha twittato il ministro leghista.