Fonte: La Repubblica
di Antonello Guerrera
I sondaggi danno l’Ukip e il nuovo partito di Farage lanciati verso un successo elettorale mai visto prima
Le elezioni europee spaventano tutti a Londra e non le vuole nessuno. Ma qualcuno che le vuole in realtà c’è e se ne gioverà, di molto. Stiamo parlando della destra euroscettica e xenofoba, nelle sembianze del neonato Brexit Party di Nigel Farage e dell’Ukip di Gerald Batten, abbandonato dallo stesso Farage perché “troppo di destra estrema”.
Dopo il rinvio della Brexit ottenuto dalla premier Theresa May lo scorso 10 aprile e dunque le sempre più probabili elezioni europee del Regno Unito in quanto ancora stato membro Ue (a meno che nel Parlamento britannico non si trovi un complicatissimo accordo sulla Brexit, magari bipartisan, prima del 23 maggio), Farage è partito a razzo con la sua nuova creatura politica e sta già capitalizzando il momento favorevole: decine di migliaia di sterline in donazioni, candidati in fuga dai conservatori (vedi Annunziata Rees-Mogg, sorella del “brexiter” Jacob), sondaggi sempre più in crescita: il Brexit Party di Farage viene dato già tra il 12 e il 14%, mentre l’Ukip sfonderebbe quota 10%, per un totale di circa il 25% di voti per la destra euroscettica ed estrema.
Sono segnali molto preoccupanti per i due partiti principali oltremanica: i conservatori, sbrindellati dalla faida interna sulla Brexit tra “brexiter” duri e puri e la frangia più moderata, sono in caduta libera ed è per questo che l’uscita (o meglio, la cacciata) di May è ora più probabile. Ci sono alcuni istituti di sondaggi che danno i Tories addirittura sotto il 20%, un risultato che sarebbe catastrofico.Il Labour, invece, sembra essere il primo partito per momento alle europee, con un 30% scarso, ma anche qui è da vedere se tutto questo si tramuterà in realtà, vista l’ambiguità di Jeremy Corbyn sulla Brexit e una campagna per le europee che potrebbe invece premiare chi ha le idee più nette e chi aizzerà la rabbia dei brexitiani delusi, come Farage e l’Ukip. Gli elettori europeisti invece non hanno un riferimento forte al momento.
Come scritto più volte in passato, era piuttosto prevedibile che le eventuali elezioni europee sarebbero diventate sempre più una sorta di secondo referendum sulla Brexit. Una seconda consultazione teoricamente tanto agognata dagli europeisti ma che in questo caso potrebbe generare l’effetto opposto, perché i partiti euroscettici sembrano molto più in palla, sono schizzati subito con la loro campagna elettorale e una loro vittoria ammazzerebbe ogni speranza di un vero secondo referendum sull’uscita dall’Ue.
Tutto questo mentre il fronte europeista è in confusione, con il nuovo partito di Change UK (formatosi con le defezioni degli europeisti di Labour e Tories) ancora indecifrabile e i liberal-democratici che hanno perso smalto da tempo. Insomma, non è improbabile che Nigel Farage, come accadde nel 2015, vinca di nuovo le elezioni europee del prossimo maggio. La Brexit partì proprio da quel suo trionfo un anno prima. Dovesse bissare quel successo, il Regno Unito si spaccherebbe ancora di più, May sarebbe costretta a dimettersi e a quel punto potrebbe succedere davvero di tutto nella politica britannica.