19 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

Affluenza record: 75,75%, un aumento di oltre 9 punti rispetto al 66,48% delle precedenti consultazioni del 2016. Boom di elettori alle urne in Catalogna


I socialisti in testa, i popolari affondano, l’estrema destra entra in Parlamento per la prima volta nella storia della democrazia spagnola. Ma al di là di questi dati, dalle elezioni legislative spagnole non sembra delinearsi alcuna maggioranza: quel che è certo è che ci vorrà una coalizione per andare alla Moncloa. In un Paese dominato finora da un bipartitismo perfetto, almeno al governo, la novità è dettata dalla profonda crisi che ha attraversato il sistema politico spagnolo, fiaccato dagli scandali di corruzione che hanno travolto il Partido Popular determinando meno di un anno fa la caduta del governo guidato dal popolare Mariano Rajoy ma anche dall’esplosione della questione catalana, che ha radicalizzato il dibattito pubblico.
Il partito socialista (Psoe) del premier uscente Pedro Sanchez con 123 seggi (28,7%) sui 350 totali, non può allearsi solo con i populisti di sinistra di Podemos che si sono fermati poco oltre i 42 seggi (14,31%). Il Partito popolare è dato al minimo storico (16,69% e 66 seggi). I suoi potenziali alleati sono i liberali di Ciudadanos (15,85% e 57 seggi) e l’estrema destra di Vox (10,3% e 24 seggi), quindi neanche a destra è possibile una coalizione che raggiunga la maggioranza assoluta di 176 seggi. L’ago della bilancia potrebbero essere gli indipendentisti catalani di sinistra di Erc, che avrebbero conquistato 15 seggi. Per ottenere la maggioranza assoluta alle Cortes Generales servono 176 seggi. Con questi numeri alla mano, quindi, a un’alleanza tra i socialisti e Podemos mancherebbe una dozzina di seggi per assicurarsi il governo del Paese. Diventerebbe a questo punto indispensabile l’appoggio degli indipendentisti, quantomeno di Erc. Tra le altre formazioni indipendentiste, il partito nazionalista basco (Pnv) avrebbe conquistato sei seggi, Junts per Catalunya, il partito di Carles Puigdemont, sette, e un’altra lista basca, EH-Bildu, altri quattro.

La Catalogna volta le spalle a Puigdemont
In Catalogna gli elettori sembrano aver voltato le spalle all’ex presidente Carles Puigdemont, attualmente in esilio in Belgio: al suo Junts pel Catalunya, i catalani hanno preferito la sinistra repubblicana di Erc, più dialogante con Madrid, che è guidata da Oriol Junqueras, in carcere con l’accusa di dichiarazione illegale di indipendenza dopo il referendum del 2017. In base ai primi dati, il partito di Junqueras otterrebbe 13-14 seggi nel nuovo parlamento spagnolo, rispetto ai 5 di Puidgemont.

Filo-franchisti in Parlamento, la prima volta dal 1982
L’estrema destra filo-franchista spagnola torna in Parlamento per la prima volta dal 1982. Nel nuovo Parlamento si sentirà parlare «con fermezza e determinazione di unità della nazione e di libertà e uguaglianza di tutti gli spagnoli», ha commentato la presidente di Vox a Madrid, Rocío Monasterio, che parlato di «elezioni storiche» e ha ringraziato i militanti e i volontari che si sono impegnati in una campagna elettorale condotta senza finanziamenti ma con «la forza della passione».

Partecipazione al voto da record
Affluenza record che ha superato il 75,75%. Un aumento di oltre 9 punti rispetto al 66,48% delle precedenti consultazioni del 2016. Con un vero boom in Catalogna dove, dopo i tentativi del 2017 di secessione unilaterale dei leader indipendentisti oggi in carcere, è stata uno dei temi cruciali della campagna elettorale.
I seggi sono rimasti aperti fino alle 20 per i 36,8 milioni di elettori che dovevano scegliere i 350 deputati del Congresso e 208 senatori.

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