La formazione di Schlein supera il 28%, ma pesa il crollo del M5S al 4,6%. Fratelli d’Italia cala al 15%, nel centrodestra decisivo il successo delle liste civiche
Alla fine ha vinto Marco Bucci, come pronosticavano fin dalla apertura delle urne exit e instant poll. Ma è stato un pomeriggio lunghissimo, vissuto al cardiopalmo, come certe sfide ciclistiche con fughe e controfughe (o come il recente 4-4 tra Inter e Juventus). Il sindaco di Genova e Andrea Orlando, il candidato del campo largo, sono stati protagonisti di una sfida appassionante. Avanti prima uno e poi l’altro, poi appaiati, quindi il ribaltone e il controribaltone: 48,8% contro 47,3, meno di 9 mila voti di scarto. Una giornata da cuori forti per la politica ligure che si è chiusa con l’affermazione del manager prestato alla politica e che ora cambia palazzo, lasciando il municipio per trasferirsi nell’edificio che fino a pochi mesi fa era di Giovanni Toti.
Ha vinto Bucci e con lui il centrodestra di governo. E naturalmente tutti i leader della coalizione, da Giorgia Meloni a Matteo Salvini, da Antonio Tajani a Maurizio Lupi, manifestano grande soddisfazione e tributano lodi entusiaste al sindaco. Ma non è andato tutto bene. Bucci ha sorprendentemente perso molti voti proprio nella sua città. C’è chi dice perché gli elettori del capoluogo hanno voluto manifestargli l’insoddisfazione per come ha lavorato e chi, invece, pensa che gli abbiano fatto pagare il «tradimento».
E tra i partiti, se la Lega ha tenuto abbastanza (con l’8,5%), meno brillanti sono state le performance di Fratelli d’Italia (con il 15%, dopo aver sfiorato il 27% alle Europee) e di Forza Italia (all’8%).
Probabilmente hanno pagato il successo delle civiche: la lista «Bucci presidente vince Liguria» è al secondo posto nella coalizione
Ma prevale la gioia per la vittoria. «I liguri hanno scelto di andare avanti: si è chiusa la stagione Toti e si apre la stagione Bucci che sarà molto utile per i liguri» il commento di Tajani mentre Salvini ha osservato: «Quello in Liguria «non è un voto nazionale, ma regionale. Qualcuno ha provato a trasformarlo in un attacco al governo, gli è andata male».
Ben altro l’umore sull’altro fronte dove alla vigilia si coltivava un certo ottimismo. La segretaria del Pd Elly Schlein venerdì a Genova aveva assicurato che questa sarebbe stata «la volta buona». Non è andata così e ora deve fare un’altra valutazione, felicitandosi perché il suo è il primo partito della Regione con il 28,4%. «Abbiamo vinto a Genova e questo ci dà speranza per il futuro della città. Il Pd ha dato il massimo». Orlando contava sul campo largo, convinto che con una coalizione ampia il successo sarebbe stato possibile. Ma il veto ai renziani e i litigi in casa M5S hanno fatto perdere per strada tanti voti: il Movimento è al 4,6%. Ed è partita la guerra delle accuse e delle recriminazioni.
«Se a livello nazionale vogliamo essere competitivi non possiamo fare le discussioni che abbiamo fatto in Liguria» è l’amara osservazione di Orlando che può a sua volta consolarsi per essere arrivato primo in tre città su quattro (Genova, Savona e La Spezia). Il leader del M5S Giuseppe Conte non nasconde l’amarezza: «Non ci nascondiamo dietro un dito: un risultato deludente, al di sotto delle aspettative. Una responsabilità che ci conferma l’assoluta necessità di rifondare il Movimento». E ribadisce il suo no a qualsiasi rapporto con i renziani. Secca la replica di Renzi: «Ha perso chi non si preoccupa di vincere ma vuole solo escludere e odiare. Ha perso Giuseppe Conte, certo, e tutti quelli che con lui hanno alzato veti».