Fonte: La Repubblica
di Raffaella Menechini
Il Congresso cambia colore: i democratici ottengono la maggioranza dei deputati. Non riesce l’impresa al Senato dove il Gop potrebbe incrementare i seggi. Fallisce la sfida di Beto O’Rourke, sconfitto da Ted Cruz in Texas
Gli elettori americani mandano un segnale a Donald Trump, rovesciando i rapporti di forza nel Congresso con la vittoria dei democratici alla Camera dei rappresentanti. Impresa importante, anche se non completata dalla – più difficile – conquista del Senato che rimane saldamente in mano repubblicana, forse anche con qualche seggio in più rispetto a due anni fa. Negli Stati dove nel 2016 Donald Trump ha vinto con margini a due cifre, i senatori democratici uscenti hanno infatti subito dure sconfitte.
“Domani è un giorno nuovo per l’America – ha commentato un’esultante Nancy Pelosi, capogruppo democratica alla Camera – Non si tratta solo di una vittoria dei democratici, è la vittoria delle regole costituzionali, dei controlli sull’amministrazione Trump”.
I risultati delle elezioni Usa di midterm 2018: il voto alla Camera, al Senato e per i Governatori
A partire dalle 6 del pomeriggio, la mezzanotte italiana, si sono chiusi i seggi in decine di Stati chiamati ad eleggere tutti i 435 membri della Camera dei rappresentanti e un terzo dei 100 membri del Senato, 35 senatori, più 36 governatori. In alcuni Stati il conteggio dei voti potrebbe richiedere anche alcuni giorni e in alcuni casi un ballottaggio alla fine di novembre.
Trump rilascia le prime dichiarazioni su Twitter, citando lo scrittore e capitalista Ben Stein autore di ‘The capitalist code’: “Solo cinque volte negli ultimi 105 anni un presidente in carica ha vinto seggi al Senato nelle elezioni midterm – afferma Stein nella dichiarazione riportata da Trump -. Trump ha del magico. Quest’uomo ha la magia che gli esce dalle orecchie. E’ un sorprendente acchiappavoti. I repubblicani sono incredibilmente fortunati ad averlo ed io sono solo stupito di quanto bene abbiano fatto. Tutto grazie alla magia di Trump. Trump è l’uomo magico. Incredibile, ha tutti i media contro di lui, che lo attaccano ogni giorno, e riesce a conseguire queste enormi vittorie”.
I risultati al Senato
Non è riuscito il tentativo democratico di rovesciare la maggioranza al Senato. Cruciale la sconfitta del Texas, dove il democratico Beto O’Rourke sfidava uno dei big del partito repubblicano, Ted Cruz. Il tentativo democratico di conquistare una storica roccaforte del Grand Old party, con un giovane che potrebbe rappresentare anche un protagonista della sfida per la Casa Bianca nel 2020, è naufragato dopo un lungo testa a testa, portando con sé anche le residue speranze di mettere in scacco Trump nella camera alta del Congresso. Quella del Texas rimane comunque una delle corse più sorprendenti per l’incertezza che l’ha segnata fino all’ultimo e il margine raggiunto da O’Rourke.
La rincorsa dei democratici a conquistare la maggioranza in Senato è cominciata tutta in salita dopo che i repubblicani hanno strappato il primo seggio democratico, nell’Indiana da cui viene il vicepresidente Mike Pence. Mike Braun ha battuto il senatore uscente, il democratico Joe Donnelly. Con la perdita del seggio in North Dakota, dove lo sfidante Kevin Cramer ha battuto la senatrice democratica uscente Heidi Heitkamp, la sfida è apparsa definitivamente perduta.
Anche il Missouri lancia un segnale inequivocabile di tenuta del trumpismo, con la vittoria di Josh Hawley – ex ministro della Giustizia sostenuto personalmente da Trump che qui ha tenuto ben tre comizi – sulla senatrice democratica in carica, Claire McCaskill.
Un altro ostacolo sulla strada dell’assalto democratico al Senato è arrivato dal Tennessee, dove i repubblicani hanno resistito con Marsha Blackburn contro il democratico Phil Bredesen in uno dei seggi considerati vulnerabili al cambio di fronte.
E’ rimasto invece in sella in West Virginia un altro senatore democratico che era considerato a rischio, Joe Manchin. Qui nel 2016 Donald Trump aveva vinto di 40 punti. Così come si salva un po’ a sorpresa il senatore democratico del New Jersey, il controverso Robert Menendez, finito al centro di uno scandalo per corruzione.
In una delle corse più incerte, quella del Senato in Florida, si profila un testa a testa tra il repubblicano Rick Scott e il democratico Bill Nelson. Scott ha investito 50 milioni di dollari in questa sfida, decisiva per le sorti nazionali come spesso lo è stata la Florida nella storia delle elezioni americane.
In Vermont è stato rielettoBernie Sanders, il contendente di Hillary Clinton per la nomination democratica nel 2016 e tra i più longevi membri del Senato Usa. Altri senatori democratici sono stati rieletti alle elezioni Usa di metà mandato, oltre a Sanders in Vermont e Tim Kaine in Virginia. Si tratta di Elizabeth Warren in Massachusetts, di Tom Carper nel Delaware, di Ben Cardin nel Maryland, di Shaldon Whitehouse nel Rhode Island, di Chris Murply nel Connecticut e di Sherrod Brown nell’Ohio. Warren è considerata tra i papabili candidati democratici alla presidenza nel 2020.
I risultati alla Camera dei rappresentanti
Si configura anche superiore alle aspettativa il successo dei democratici alla Camera dei rappresentanti, dove l’obiettivo dei 23 seggi necessari ad assicurarsi la maggioranza potrebbe anche essere superato. I democratici fanno breccia nei distretti moderati dei sobborghi metropolitani anche in aree dove nel 2016 Donald Trump aveva fatto il pieno incontrastato, compresi gli Stati del Midwest e ampie zone del Sud.
Uno dei seggi considerati decisivi dai democratici, il 27esimo distretto della Florida, è stato strappato ai repubblicani con la vittoria di Donna Shalala, ex ministra della Sanità con Bill Clinton. Un altro è stato ottenuto, in una sfida al femminile, da Jennifer Wexton che ha battuto la repubblicana Barbara Comstock in Virginia. Altri seggi decisivi arrivano dalla Florida, dal New Jersey, dallo Stato di New York, dalla Pennsylvania.
La democratica Ayanna Pressley entra nella storia come prima donna afroamericana eletta alla Camera dei Rappresentanti in Massachusetts. Alle primarie democratica aveva avuto la meglio sul veterano Michael Capuano ma non ha dovuto fronteggiare alcuno sfidante repubblicano all’elezione di metà mandato.
E c’è un altro primato, sempre segnato da donne democratiche: Rashida Tlaib entra nella storia come la prima musulmana eletta in Congresso. La 42enne ha vinto l’elezione in Michigan per la Camera dei Rappresentanti. A lei è seguita poche ore dopo anche Ilhan Omar, 39enne musulmana di origini somale, eletta in Minnesota.
Nel Bronx, distretto di New York, ha vinto con facilità uno degli astri nascenti del partito democratico. Alexandria Ocasio-Cortez, con i suoi 29 anni, è la più giovane eletta al Congresso nella storia americana.
Il voto per i governatori
In Florida cade una delle più grosse speranze democratiche, con la vittoria di Ron De Santis, un “falco” sostenuto con forza da Donald Trump contro il sindaco di Tallahassee Andrew Gillum, che sarebbe stato il primo governatore afroamericano del Paese.
In Georgia l’afroamericana democratica Stacey Abrams ha perso la sua sfida contro il repubblicano Brian Kemp.
L’Illinois cambia colore e passa dai repubblicani a un governatore democratico, J.B Pritzker. E una grande sorpresa arriva dal Kansas, dove la democratica Laura Kelly scalza il repubblicano Kris Kobach.