22 Novembre 2024

POLITICA

Fonte: La Stampa

ANSA - La Stampa
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Le reazioni al voto regionale. Fitto attacca Berlusconi: «Azzerare tutte le nomine». Esulta Salvini: «È un risultato storico». Il premier: con me alle Regionali vittoria 5-0

La vittoria del Pd e la fuga dalle urne. Il crollo di FI e l’exploit della Lega di Matteo Salvini. Gli strascichi della domenica elettorale in Emilia-Romagna e Calabria sono diversi, pesanti e sembrano proiettare l’intera politica italiana in una sorta di bolla di sospensione, che neppure la conferma elettorale dei Democrat di Matteo Renzi riesce a bucare. Ma il premier-segretario ostenta sicurezza, rivendica una vittoria «netta» che rafforza l’agenda di governo disarmando chi naviga contro le riforme. E neanche il dato choc dell’astensione lo intimorisce: «è un elemento che deve preoccupare ma che è secondario».

Renzi si concentra così sul dato di un voto che regala altre due Regioni al Pd, con l’elezione di Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna e Mario Oliverio in Calabria. È la quinta elezione regionale su cinque che il Pd di Matteo Renzi vince, confermandosi nel “feudo rosso” emiliano-romagnolo e strappando la Calabria al centrodestra. Centrodestra che, all’indomani delle urne, vive l’ennesimo psicodramma, con la Lega che a Bologna e dintorni doppia una Forza Italia crollata nei voti, sotto choc, e con il suo leader di sempre, Silvio Berlusconi, sotto processo. E non ride certo il M5S, crollato in entrambe le Regioni e divorato dallo scontro interno, sebbene Beppe Grillo allontani lo spettro delle polemiche sottolineando come il Movimento sia immune dalla tempesta dell’astensione.

Un’astensione che Renzi non sottovaluta, definendola un dato su cui riflettere ma che, allo stesso tempo, riguarda tutta la politica, non solo il Pd. E di fronte all’ascesa di Salvini, martellante anche oggi nella sua campagna mediatica, il premier `rottamatore´ non si ritrae: se la Lega «sta arrivando, noi aspetteremo. Mentre il centrodestra discute della propria situazione noi cambiamo l’Italia». Ma è soprattutto con quel 60% di non votanti che Renzi deve fare i conti, cercando di parare anche gli strali della sinistra Dem che nell’Emilia-Romagna ha sempre basato la sua fortezza. E non piacciono, alla minoranza Pd, le parole di Renzi, che definisce, appunto, l’astensionismo un problema «secondario».

«Secondo me non lo è affatto e chi rappresenta le istituzioni dovrebbe avere cura di chi non vota», replica Pippo Civati, oggi tra i 17 deputati della sinistra Pd che hanno votato sì a un emendamento Sel a difesa dell’art.18 sulla scia di quello scontro tra piazza, Cgil e governo che, secondo la sinistra Dem, ha anche fermato a casa tanti elettori. «Le divisioni non aiutano e «tra molti cittadini in Emilia-Romagna, e quindi tra molti elettori del Pd, c’è spaesamento e rifiuto», sono cittadini che chiedono «credibilità e serietà, non miracoli o risse», riflette l’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani, scioccato dall’astensionismo nella “sua” Emilia-Romagna.

Ma il voto di ieri arriva come un macigno anche ad Arcore, per un Berlusconi che vede FI crollare in Emilia-Romagna e non certo volare in Calabria, in una tornata che accentua le tensioni in un partito logorato dallo scontro tra diverse fazioni e con Raffaele Fitto che torna alla carica, chiedendo di «azzerare le nomine» e abbandonare una linea politica incomprensibile e ambigua», soprattutto nei rapporti con il governo. Quel governo in cui Ncd esce dalle Regionali rinfrancato ma non trionfante, anche perché ad esultare è soprattutto l’estremo opposto del mondo del centrodestra: quel Salvini che oggi, di fatto, rivendica la leadership dell’opposizione.

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