23 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Franco Venturini

La Turchia, membro della Nato, ha acquistato nel 2017 da Mosca gli avanzatissimi S-400. Ora la consegna è imminente, e Trump ha intimato ad Ankara di cancellare l’ordine e acquistare invece i Patriot americani


Più che mai Sultano ora che dispone di superpoteri costituzionali, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non ha per questo trovato la pace politica. Per la prima volta nell’ultimo decennio la Turchia è virtualmente in recessione essendo cresciuta del 2,6 nel 2018 in paragone al 7,4 del 2017. Brutta notizia, che diventa orribile se si pensa che a fine mese si terranno elezioni locali decisive per il controllo delle grandi città. Gli esperti sostengono che Erdogan non ha sbagliato politica economica, si tratta piuttosto delle ripercussioni della crisi nei rapporti tra Turchia e Usa verificatasi l’estate scorsa.
Diagnosi che vorrebbe essere amichevole e invece è catastrofica, perché una nuova crisi turco-americana è alle porte e promette di essere assai più grave di quella precedente. La Turchia, membro della Nato, ha acquistato nel 2017 missili antiaerei di fabbricazione russa, gli avanzatissimi S-400. Ora la consegna è imminente, e Trump ha intimato ad Ankara di cancellare l’ordine e acquistare invece i Patriot americani. Erdogan rifiuta. E Trump, come prima mossa, ha eliminato il regime preferenziale riservato fino a ieri agli esportatori turchi. Se non basterà arriveranno vere e proprie sanzioni economiche e non saranno consegnati i controversi aerei F-35. Brutta aria, alla vigilia di elezioni.
E poi c’è la Siria. Cioè la regione di Idlib dove sono ammassati jihadisti e civili fuggiti da altri fronti. Assad minaccia di fare una strage. Erdogan e Putin lo hanno fermato mettendosi d’accordo per «ripulire» Idlib e creare una zona smilitarizzata, compito affidato ai turchi. Ma ora Mosca e Damasco accusano Erdogan di aver fatto troppo poco, torna la minaccia di un attacco delle forze di Assad e torna lo spauracchio di un esodo di civili che potrebbe riguardare un milione di persone. Dirette in Europa, se la Turchia non li fermerà in base all’accordo concluso con la Ue. E anche questo è un problema, alla vigilia del voto. Se non fosse per le sue ripetute violazioni dei diritti civili, verrebbe quasi da solidarizzare con questo Sultano pieno di debolezze.

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