19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

Giachetti

di Sergio Rizzo

Nell’imperscrutabile campagna elettorale di Roberto Giachetti, candidato sindaco di Roma del Pd, l’unica iniziativa finora memorabile è quella da dimenticare. Parliamo dell’esclusione dalle liste di una candidata perché rinviata a giudizio in seguito a querela per diffamazione. Tre anni fa Nathalie Naim, allora consigliere del primo municipio, aveva osato criticare le manifestazioni notturne estive sulle banchine del Tevere come fonte di disagi per i residenti e i malati ricoverati negli ospedali a causa dei rumori assordanti. L’aveva fatto con una lettera al Corriere in risposta a un intervento pubblicato qualche giorno prima da alcuni operatori di quelle manifestazioni, che l’avevano subito querelata. Sarebbe bastata una sommaria analisi dei fatti per archiviare il caso. Purtroppo però, come sa bene chi fa il nostro mestiere, quando ci sono di mezzo accuse di diffamazione non c’è magistrato che si assuma la responsabilità dell’archiviazione: il processo è automatico, anche se ci costa un sacco di soldi e le querele evaporano nel dibattimento.

Scontato quindi il solito rituale giudiziario, ciò che sorprende è invece la reazione della politica. Giachetti dice che questa è la regola delle «liste pulite» e non si poteva far diversamente. Intendiamoci: che sia vietato candidare chi ha guai con la giustizia è sacrosanto. Chi lo mette in dubbio? Ma c’è modo e modo di applicare le regole. Si può anche fare, come qui, assai stupidamente. Con il risultato che a una persona querelata per aver espresso una legittima opinione, e che dovrebbe semmai per questo essere usata come bandiera, viene addirittura impedito di candidarsi. Complimenti vivissimi.

Cacciata dalle liste del Pd, Nathalie Naim verrà per fortuna accolta a braccia aperte in quelle dei Radicali italiani. Quanto a Giachetti, se voleva dare un segnale di cambiamento, ha scelto il modo peggiore. Proprio un brutto incidente, insomma. Sempre che di incidente si tratti…

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