19 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

cairo-terrorismo

di Giordano Stabile

Il terrorismo islamico torna a colpire i cristiani in Egitto, con un attentato durante la messa della domenica nella chiesa di San Pietro e Paolo, nel centro del Cairo. Un ordigno artigianale è scoppiato all’ingresso della chiesa che si trova nel quartiere di Al-Abassiya, poco distante dalla cattedrale di San Marco, il massimo luogo di culto per i copti egiziani.

Donne e bambini
La maggior parte delle 25 vittime sono donne e bambini per la bomba, almeno 12 chili di tritolo, è esplosa vicino alla sezione femminile della chiesa. Il bilancio delle vittime potrebbe aumentare dal momento che le operazioni di soccorso stanno continuando. Ci sono almeno anche 35 feriti, molti gravissimi. Un testimone ha raccontato a una tv locale di aver visto «corpi smembrati e una donna senza più la testa».

Quaranta attacchi in 3 anni
La Cattedrale Copta di San Marco in Abassiya, al Cairo è la più antica chiesa d’Africa e la sede del Papa di Alessandria. I copti sono circa il 10 per cento della popolazione egiziana, quasi dieci milioni, la più importante comunità cristiana in Medio Oriente. Dopo la Primavera araba, che ha portato per un breve periodo al potere i Fratelli musulmani, gli attacchi ai cristiani e alle chiese si sono moltiplicati, almeno 40 attentati in tre anni, con centinaia di vittime in totale.

Nel mirino anche Al-Sisi
L’attacco non è stato rivendicato. I sospetti sono sui gruppi salafiti jihadisti, attivi soprattutto nel Sinai, dove la branca egiziana dell’Isis controlla le zone montagnose e conduce una sanguinosa guerriglia contro le forze di sicurezza. L’Isis ha anche cellule al Cairo, dove però sono attivi anche gruppi che si rifanno all’ala estremista dei Fratelli musulmani.
Il presidente Abdel Fatah al-Sisi, salito al potere nel 2013 dopo aver esautorato il presidente Mohammed Morsi, sta conducendo una dura campagna di repressione contro i gruppo jihadisti e anche contro l’ala politica dei Fratelli musulmani, considerata complice dei terroristi. Al-Sisi è visto dalla comunità cristiana come un protettore e le gerarchie ecclesiastiche hanno espresso più volte il loro sostegno al presidente. Colpire i cristiani significa quindi colpire anche il vertice del regime.

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