Fonte: La Repubblica
di Ettore Livini
I ministri delle finanze della Ue garantiscono ad Atene gli 8,5 miliardi necessari per ripagare i creditori a luglio. Bruxelles delinea qualche misura per ridurre l’esposizione ma che sarà adottata, se necessario, nel 2018. Lagarde proporrà al Fondo monetario di rimanere nel programma di salvataggio del paese
Fumata bianca sui nuovi aiuti. Fumata grigia sul fronte della riduzione del debito. L’ennesimo Eurogruppo decisivo per il futuro della Grecia si chiude con un risultato agrodolce per Atene. La buona notizia per Alexis Tsipras è che i ministri delle finanze della Ue hanno dato il via libera all’esborso di una nuova tranche di aiuti da 8,5 miliardi, una somma superiore ai 7 previsti fino a pochi giorni fa. L’assegno di Bruxelles consentirà al governo ellenico di onorare i 6,5 miliardi di debiti (con Bce e Fondo Monetario) in scadenza a luglio mentre il resto del tesoretto dovrebbe essere utilizzato per rimborsare parte degli arretrati dello Stato con i privati, rimettendo in circolo nell’economia un po’ di liquidità. L’Eurogruppo ha anche rivisto – un po’ al ribasso – target di bilancio per il paese: la Grecia si è impegnata a realizzare un avanzo primario pari al 3,5% del pil fino al 2022 mentre per gli anni successivi fino al 2060 l’asticella è abbassata attorno al 2%.
La cattiva notizia è che una soluzione definitiva per il taglio del debito del paese, arrivato alla stratosferica percentuale del 179% sul pil, è stata rimandata un’altra volta. Il premier greco era convinto di aver diritto allo sconto dopo aver ottenuto a fatica dal Parlamento l’ok all’ennesima manovra lacrime e sangue chiesta dall’ex Troika, un salasso 4 miliardi tra nuove tasse e meno pensioni. Non è andata così. La Germania non vuole far regali ad Atene prima delle elezioni tedesche del 24 settembre. E il ministro delle finanze Euclid Tsakalotos torna così a casa portando in dote solo generici impegni a intervenire sull’esposizione alla scadenza del programma di salvataggio nel 2018. Le concessioni messe nero su bianco dalla Ue sono un possibile allungamento delle scadenze da 0 a 15 anni e il collegamento tra gli oneri sul debito e la crescita economica, con un tetto al 15% del pil degli interessi da pagare ogni anno, una proposta suggerita da Parigi. Piccoli passi avanti che ora Tsipras dovrà provare a capitalizzare come un successo (non sarà facile) in patria.
Il compromesso approvato ieri è figlio di un accordo raggiunto nei giorni scorsi tra il ministro alle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble e il numero uno dell’Fmi Christine Lagarde. La Germania ha necessità – per gli equilibri di politica domestica – di avere ancora l’Fmi come partner per il salvataggio della Grecia. Ma Washington – come aveva ribadito in più occasioni – non era disposta ad aprire di nuovo il portafoglio senza sforbiciate al debito ellenico in grado di renderlo sostenibile. Alla fine è stata trovata la quadra, lasciando il cerino in mano a Tsipras. Lagarde ha precisato che proporrà al cda del Fondo l’ok “in linea di principio” all’intesa raggiunta oggi. L’Fmi non uscirà di scena ma non metterà più mano al portafoglio per nuovi aiuti fino a quando non sarà garantito un piano reale di intervento sul debito. Molti paesi emergenti hanno criticato l’operato della Lagarde, sostenendo che l’Fmi ha speso troppi soldi e troppo tempo per aiutare la Grecia. Un intervento che secondo la fronda interna all’organizzazione si spiega solo – come emerge dai verbali delle riunioni – con la necessità di cavare le castagne dal fuoco alle banche francesi e tedesche nei primi anni di crisi, dando loro il tempo di scaricare i titoli di stato ellenici che avevano in portafoglio.
Alla finestra sembra destinata a rimanere pure la Bce. “L’ok all’inclusione dei titoli di Stato ellenici nel quantitative easing avverrà solo a determinate condizioni”, ha spiegato il vicepresidente della banca centrale Vitor Costancio. Come dire che fino a un’analisi appprofondita sulla sostenibilità del debito è difficile che Mario Draghi inizi ad acquistare Bot di Atene, come sperava Tsipras.