Fonte: La Repubblica
Il presidente del Consiglio: “Non dividiamoci. Nazionalizzazione? Valutiamo tutte le opzioni”. Di Maio: “Battaglia per la sovranità”. La Lega all’attacco: “A casa voi, non gli operai”. Domani sciopero unitario, anche l’indotto pronto al blocco delle attività
Da emergenza economica ed occupazionale il caso Ilva ora rischia di investire direttamente la tenuta del governo. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è recato in mattinata al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Al capo dello Stato – spiegano fonti della Maggioranza – ha riferito dei colloqui con Arcelor Mittal e le misure che il governo intende intraprendere per arrivare alla soluzione della crisi.
Il premier è poiu intervenuto a Porta a Porta: “Il problema non è lo scudo, l’ho offerto io subito, una volta aperto il tavolo con Mittal. Ci hanno detto che il problema non era quello, ma che il piano industriale non è sostenibile economicamente. È una crisi aziendale non comune, perché c’è stata una gara pubblica, quindi ArcelorMittal ha vinto facendo fuori dei concorrenti”, ha detto. Quanto a possibili dispute future con l’azienda, Conte ha aggiunto: “Non è un problema legale, perché una battaglia legale ci vedrebbe tutti perdenti. Ove mai fosse giudiziaria, sarebbe quella del secolo. Non si può consentire che si vada via senza rispettare gli obblighi contrattuali”. In ogni caso, il governo per il momento non toglie dal tavolo l’ipotesi nazionalizzazione. “Stiamo già valutando tutte le possibili alternative. Ma adesso non mi voglio concentrare” su questo, “non ha senso adesso, aspetto di riparlare” con la famiglia Mittal “nelle prossime ore, aspetto una risposta da loro”.
Quindi il premier ha rivolto anche un appello ai partiti: “Qui non ci sono governi attuali e
precedenti, qui non c’è la maggioranza o l’opposizione. Per una volta non ci dividiamo, marciamo coesi verso il salvataggio di questo polo industriale”, ha detto.
Di Maio: “Battaglia per la sovranità”
Sul tema è intervenuto anche il ministro degli Esteri, ed ex ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio. “In questi giorni si sta consumando una battaglia per la sovranità dello stato italiano. Se una multinazionale ha firmato un impegno con lo Stato, lo stato deve farsi rispettare, chiedendo il rispetto dei patti e facendosi risarcire i danni”, ha scritto su Facebook.
Patuanelli alla Camera, Lega all’attacco: “A casa voi, non gli operai”
Intervenuto alla Camera, il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha invocato l’unità politica di fronte alla grave crisi dell’acciaieria. In un passaggio accorato, Patuanelli ha chiesto “un atto di responsabilità a tutte le forze politiche, anche all’opposizione, anche dai sindacati e dalle parti sociali. Questa situazione la risolviamo se rispondiamo come sistema Paese. E’ il Paese che deve rispondere”. Dall’Aula di Montecitorio ha ottenuto inizialmente forti applausi. Alla fine della relazione, però, è scattata la protesta leghista: “A casa voi, non gli operai Ilva”, la scritta comparsa sui cartelli esibiti dai salviniani in Aula, subito dopo l’intervento del capogruppo Riccardo Molinari. Subito dopo scoppia la bagarre, con cori al grido di “elezioni, elezioni” e l’intervento del presidente, Roberto Fico, che richiama tutti all’ordine.
Ex Ilva, striscioni e urla della Lega in Aula: “A casa il governo, non gli operai”
Alla Camera, nella sua informativa urgente, Patunaelli ha ricordato come l’offerta presentata da ArcelorMittal non fosse in nessun modo condizionata ad una modifica normativa che estendesse la cosiddetta immunità penale al 2023, auspicando soltanto un intervento in questo senso. Secondo il titolare del Mise, il decreto imprese che ha eliminato lo scudo penale “non ha però comportato una modifica del piano ambientale o del dpcm 2017, elemento necessario per far insorgere il recesso”. Insomma, la multinazionale non avrebbe appoggio legale per la mossa clamorosa che ha fatto.
Il ministro ha ripercorso l’intera vicenda dal 2012 ad oggi, ricordando che in sede di gara e di aggiudicazione il piano presentato da Acciai Italia “è stato giudicato migliore per piano industriale e piano ambientale” ma “la cordata guidata da Arcelor Mittal ha vinto perché è stata ritenuta migliore la sua offerta” nella parte relativa al prezzo. A quanto riferito dal ministro, ieri “Arcelor Mittal ci ha detto che non è in grado di rispettare il piano industriale e occupazionale e questo il governo italiano non può accettarlo”.
Lo sciopero torna unitario
Ieri il fronte sindacale dei metalmeccanici si era diviso su come rispondere in prima battuta alla mossa dell’azienda, con la Fim-Cisl che aveva proclamato 24 ore di sciopero e le altre due sigle principali Uilm e Fiom che avevano preferito attendere l’esito del confronto con l’esecutivo. Oggi invece le tre sigle tornano unite, proclamando uno sciopero di 24 ore che prenderà il via alle sette di mattina dell’8 novembre, e che coinvolgerà tutti gli stabilimento del gruppo e non solo Taranto.
ArcelorMittal “ha posto condizioni provocatorie e inaccettabili e le più gravi riguardano la modifica del piano ambientale, il ridimensionamento produttivo a quattro milioni di tonnellate e la richiesta di licenziamento di 5 mila lavoratori, oltre alla messa in discussione del ritorno al lavoro dei 2 mila in amministrazione straordinaria”, sottolineano Fiom, Fim e Uilm proclamando lo sciopero. I sindacati “chiedono all’azienda l’immediato ritiro della procedura e al governo di non concedere nessun alibi alla stessa per disimpegnarsi”.
Pronto a mobilitarsi anche l’indotto. “L’auspicio è che governo e istituzioni creino le condizioni per una soluzione definitiva. Senza una risposta esaustiva, unitariamente alle confederazioni di Cgil, Cisl e Uil e al fianco dei colleghi degli altri settori del siderurgico, saremo pronti a tutte le iniziative fino al blocco a oltranza delle attività lavorative nei propri settori”, spiegano i segretari di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Fist Cisl, Uiltrasporti e Uiltucs Uil che rappresentano gli operai dell’indotto.
Mittal: “Mercato difficile, priorità il taglio dei costi”
Commentando i risultati trimestrali del gruppo, che hanno evidenziato un aumento della perdita a 539 milioni di euro, l’azienda ha ricordato che ArcelorMittal ha continuato ad “affrontare condizioni di mercato difficili nel terzo trimestre, con prezzi dell’acciaio in ribasso e costi elevati della materia prima grezza”. “In questi mercati -ha detto il presidente e amministratore delegato Lakshmi Nivas Mittal – rimaniamo concentrati sulle nostre iniziative per migliorare il nostro rendimento e la nostra priorità è ridurre i costi, adeguare la produzione e assicurare una cassa positiva”.