Un percorso da Tor Vergata al centro storico, passando per l’Appia antica. Al centro «persone e territori». La fattibilità è al vaglio degli ispettori del Bie
I grandi eventi dividono: c’è chi li rifiuta a priori, bollandoli come uno spreco di risorse che varrebbe la pena spendere per l’ordinario, e c’è chi li esalta, vedendoli come opportunità di business e di riscatto per i territori. Per le Esposizioni Universali queste polarizzazioni hanno poco senso: nella nostra esperienza, ma non solo nella nostra, hanno lasciato molte eredità positive. Quella del 1906 a Milano lanciò l’attuale Fiera, l’ultima del 2015 sempre nel capoluogo lombardo è stata un successo che ha portato in dote l’Albero della Vita e Palazzo Italia, l’ex padiglione diventato il quartier generale di Human Technopole.
Roma la aspetta dagli anni Trenta del Novecento: un intero quartiere, l’Eur, fu realizzato per ospitare l’Expo del 1942 che mai vide la luce, per colpa della Seconda Guerra Mondiale. Adesso la Capitale ha una nuova opportunità. La verifica della fattibilità del dossier di candidatura per l’Esposizione Universale del 2030, in questi giorni oggetto della visita a Roma degli ispettori del Bureau International des Expositions assieme al segretario Bie Dimitri Kerkentzes, è una sfida da giocare fino in fondo, per molte ragioni. Vediamo quali.
Il dossier di Expo Roma 2030
La prima è sicuramente la bontà del progetto, dal titolo “Persone e Territori: Rigenerazione, Inclusione e Innovazione”, dettagliato nel dossier di 618 pagine per concorrere insieme a Busan (Corea del Sud), Odessa (Ucraina) e Riyad (Arabia Saudita). Il documento – suddiviso in 21 capitoli, 14 obbligatori e sette aggiuntivi, – è stato redatto da un team di professori e professionisti internazionali quali Ian Philion, Richard Burdett, Carlo Ratti, Italo Rota, Michele Costabile, Christian Iaione, Livio Vanghetti e Alessandro Mancini, solo per citarne alcuni, che hanno collaborato con le Università romane e le istituzioni locali e nazionali, sotto la guida dell’architetto Matteo Gatto, già Chief Architect e Direttore della Visitor Experience di Expo Milano 2015.
Città, Boulevard e Parco tra natura e cultura
Le regole Bie impediscono di svelare il dossier nella sua interezza, ma il masterplan realizzato dallo studio di progettazione e innovazione CRA-Carlo Ratti Associati insieme all’architetto Italo Rota e all’urbanista Richard Burdett, consente di capire meglio il progetto. Il sito di Expo Roma 2030 appare diviso in tre aree principali: la Città, il Boulevard e il Parco, in una sorta di graduale transizione da Ovest a Est tra il mondo artificiale e il mondo naturale. A Ovest c’è la Città che funge da Expo Village, nel sito di Tor Vergata riqualificato intorno alle Vele di Calatrava (la grande incompiuta avviata per i Mondiali di nuoto 2009), che dopo l’evento diventerà un’estensione del campus dell’Università di Tor Vergata. Il Boulevard, l’asse pedonale centrale, è un percorso attraverso tutti i padiglioni nazionali. Infine, il Parco a Est è ricoperto da una vegetazione lussureggiante e accentuato da padiglioni tematici, tra cui “Pale Blue Dot”, dedicato alla diffusione della conoscenza del mondo naturale.
Il parco solare urbano più grande al mondo
Il “polmone” di Expo sarà il più grande parco solare urbano al mondo accessibile al pubblico: è previsto coprire un’area di 150mila metri quadrati e avere una capacità produttiva di picco di 36 Mega Watt. A comporlo saranno centinaia di “alberi energetici” unici che aprono e chiudono i loro pannelli durante il giorno, da una parte raccogliendo energia e offrendo ombra ai visitatori, dall’altra parte conferendo all’intera infrastruttura di Expo un caratteristico aspetto a mosaico. La rete energetica è completata dal padiglione “Eco-system 0.0”, l’edificio più alto dell’Expo, che fornisce il raffreddamento attraverso l’evaporazione.
Il corridoio verde da Tor Vergata al centro storico
Le Vele si trasformeranno in uno dei padiglioni principali di Expo Roma 2030, ospitando eventi pubblici e mostrando la trasformazione di Tor Vergata. Accanto all’opera di Calatrava, l’ingresso principale del sito espositivo funge da punto di accesso principale con una serie di nuovi collegamenti di trasporto e mobilità. Tra questi, un lungo corridoio verde collega Expo 2030 Roma ai siti archeologici della via Appia e agli altri edifici e monumenti storici di Roma.
I numeri di Expo Roma 2030
Il valore complessivo dell’impatto economico generato da Expo Roma 2030 per l’Italia è stato stimato nel dossier in 50,6 miliardi di euro, con 18,2 miliardi di effetto economico indiretto a breve e 10 miliardi di effetto economico diretto, tra investimenti pubblici e privati e dei partecipanti. Le presenze attese ammontano a 30 milioni. Sono calcolate in 11mila le nuove aziende che saranno generate e in 300mila i posti di lavoro creati.
La campagna elettorale prima del verdetto a novembre
Il Bureau International des Expositions emetterà il suo verdetto il 23 novembre, con il voto segreto di 171 Paesi. La squadra di ispettori arrivati lunedì 17 aprile a Roma è composta da quattro delegati provenienti da Angola, Kazakistan, Perù e Svezia, accompagnati dal segretario generale Kerkentzes. Con il presidente del Comitato promotore, Giampiero Massolo, e il direttore generale, Giuseppe Scognamiglio, incontreranno le principali istituzioni italiane: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il presidente della Regione Francesco Rocca. Ma già nella sua visita di fine gennaio, Kerkentzes aveva verificato il sostegno di tutti i più alti livelli Istituzionali alla candidatura. Adesso serve il passaggio successivo: controllare contenuti e fattibilità del dossier di candidatura presentato dal Comitato promotore il 7 settembre scorso a Parigi.
Nove sessioni di lavoro
L’ispezione è rigidamente organizzata: si articola in nove sessioni di lavoro nelle quali verranno affrontati e discussi i 21 capitoli del dossier, alla presenza dei consulenti che li hanno redatti sotto la guida del direttore tecnico e del direttore della strategia, pianificazione e comunicazione. Negli incontri tecnici sono coinvolti tutti i rappresentanti dei partner promotori. L’obiettivo è provare il coinvolgimento inclusivo nella stesura del dossier della società civile, italiana e straniera, compresi i rappresentanti delle imprese, delle Ong, dello sport e della cultura. Proprio le associazioni datoriali hanno dato vita alla Fondazione Expo Roma 2030, presieduta da Massimo Scaccabarozzi, con Lamberto Mancini direttore generale.
La campagna Humanlands
Mercoledì 19, nel pomeriggio, si svolge nel pomeriggio il sopralluogo dei delegati con l’architetto Ratti a Tor Vergata, mentre la sera del 21 aprile al Colosseo si terrà un cameo dal titolo “Humanlands” pensato dall’agenzia Superhumans appositamente per i delegati e per la promozione di Expo Roma 2030. Protagonisti sono una bambina “gigante” che pianta un albero tra la storia di Roma al Colosseo (simbolo di rigenerazione del territorio e politiche ambientali), una pittrice, sempre “gigante” che ridipinge il Gazometro (l’inclusione e l’espressione artistica), e tre ragazzi che siedono sul Parco dell’acquedotto (l’innovazione e le nuove soluzioni per la mobilità), tutti accompagnati dal claim Humanalands. Voluta la surreale sproporzione tra le persone e le costruzioni della città: un mezzo per descrivere la centralità dell’elemento umano, immaginato in grado di prendersi cura allo stesso tempo del proprio habitat (il centro storico, la campagna, i quartieri più urbanizzati) e del paesaggio.
Una partita strategica per l’Europa
La partita è strategica per il nostro Paese, ma anche per l’Europa, in una fase che vede delinearsi nuovi e delicati equilibri geopolitici mondiali. L’ultima Expo è stata a Dubai, la prossima nel 2025 sarà a Osaka in Giappone. Riportarla nel Vecchio Continente e nella Capitale d’Italia, con un filo conduttore fondato sulla sostenibilità – persone e territori – significherebbe anche rilanciare la centralità dei valori europei e mediterranei sui temi chiave del futuro. La concorrenza di Riyad è agguerrita, ma per i promotori italiani sulla qualità del progetto e del messaggio l’Italia non ha rivali. Di fatto, come ha affermato in un video registrato in Campidoglio l’attore Pierfrancesco Favino, «Roma è una porta aperta in questo momento a tutto il mondo».