Fonte: Corriere della Sera
di Monica Guerzoni
Il candidato sindaco di Sinistra Italiana escluso per irregolarità formali: «Giachetti non può pensare che voteremo per lui, un pasdaran del Jobs act»
«Noi siamo in campo e andiamo avanti…».
Avanti, Stefano Fassina? Una forza politica che non sa fare una lista elettorale può amministrare Roma?
«È una domanda legittima, ma non fa i conti con un percorso costituente molto accidentato. Abbiamo affrontato la sfida a mani nude, con una parte fondamentale del gruppo dirigente impegnato su un progetto diverso».
Sta dicendo che nutre sospetti su quella parte di Sel che appoggia Giachetti?
«La cultura complottista non mi appartiene geneticamente. Il clima è di grande sofferenza e rabbia, ma è stato un errore formale involontario in liste che hanno tutti i requisiti previsti dalla legge. E al di là di chi materialmente è stato coinvolto, la responsabilità politica è mia. Avrei dovuto seguire direttamente anche l’ultimo passaggio».
Dopo una figura così, non le resta che scusarsi.
«Mi sono scusato con i candidati e con le migliaia di uomini e donne che hanno costruito con noi il programma. Certo è che, quando ci sono problemi organizzativi, la ragione di fondo è sempre politica».
Si riferisce a Vendola, a Fratoianni, o a chi?
«A tutti, tutti… Al nucleo fondativo, a tutti quelli che hanno dato vita al progetto. Dovremo fare un radicale cambiamento. Non si può portare avanti la fase costituente quando il nucleo fondativo ha opzioni contraddittorie».
Roma doveva lanciare Sinistra italiana, invece l’«errore formale» rischia di bloccare il progetto.
«La vicenda romana impone un chiarimento definitivo sulla prospettiva. Io non vedo complotti, vedo due impianti di cultura politica. Da una parte chi, come me, considera chiusa la fase del centrosinistra. Dall’altra, chi pensa che il nostro destino sia l’alleanza subalterna con il Pd».
Non le resta che un miracolo al Consiglio di Stato.
«I dati sostanziali delle liste sono corretti, abbiamo raccolto il massimo delle firme e chi ha certificato non ha scritto la data su alcuni moduli, che però è ricavabile da altri elementi. Il Tar ha fatto una valutazione solo formale e noi confidiamo che domani il Consiglio di Stato consideri anche i dati sostanziali. Non è un passaggio burocratico».
Se va male, accoglierà l’appello di Giachetti all’unità?
«Non capisco come Giachetti possa pensare che quel pezzo di città orientato sul nostro progetto possa votare chi è stato pasdaran del Jobs act, della scuola, dello sblocca Italia, dell’Italicum… E che vuole tornare a quel “modello Roma” che ha aggravato le condizioni della città».
E se le offrisse, per dire, la poltrona di vicesindaco?
«Io mi dimisi da viceministro, da questo punto di vista non sono sospettabile».
Giachetti teme che voglia consegnare Roma a Grillo per fare un dispetto a Renzi.
«Trovo offensivo che, dopo sei mesi intensissimi di campagna, Giachetti continui a delegittimare la candidatura del sottoscritto come un dispetto a Renzi. Penso di avere ancora diritto all’elettorato passivo, nonostante il “Fassina, chi?” del 2014. Certo non smetterò di fare politica per quello».
Prima deve decidere chi votare: Virginia Raggi?
«Ha un approccio minimalista e ambiguo che mi preoccupa. Né Raggi, né Giachetti affrontano la questione sociale, che per noi è la priorità».
Quindi, si asterrà?
«Noi siamo sempre per la partecipazione, anche se i sondaggi rilevano che una parte significativa del popolo di sinistra non vota Pd, indipendentemente dalla condizione di Fassina. La quota prevalente si ritrae nel non voto e la rappresentazione di quel popolo non si costruisce con qualche battuta negli ultimi giorni».
Ha rinunciato a votare il Movimento 5 Stelle al secondo turno?
«Sul M5S avevo detto parole chiare, che sono state strumentalizzate. Tante persone vedevano in noi l’occasione per evitare un voto avventuroso e avventuriero verso l’ambiguità dei cinquestelle».
Darà o no indicazioni di voto ai suoi elettori?
«Ne discuteremo martedì con i 400 candidati. Non staremo a guardare, il progetto di Sinistra per Roma che faticosamente abbiamo messo in campo sarà presente nei municipi e in tutta la città e si strutturerà come associazione politica».
Non teme di restare solo? Giachetti può offrire a Sel ben più di lei.
«Ognuno farà le sue scelte».