Fonte: La Repubblica
Il presidente della Camera riceverà il Pd alle 11, il M5s alle 13, poi riferirà al Quirinale. Martina: “Pezzi del partito ci chiedono di aprire. Sarà difficile. E se siamo a questo punto non è colpa del Pd”. Il sottosegretario Giacomelli: “Renzi ritiri le dimissioni e guidi questa fase”. Berlusconi: “M5s pericolo. La gente si sente come gli ebrei all’apparire di Hitler”
di Alberto Custodero
Prosegue l’attività di mediazione del presidente di Roberto Fico. Nell’ambito del mandato esplorativo conferitogli dal presidente Mattarella, il presidente della Camera darà il via a un nuovo giro di consultazioni per sondare Pd e M5s dopo il confronto di ieri. Gli incontri si svolgeranno nel Salottino del Presidente: la delegazione dem è convocata per le 11, quella pentastellata è attesa per le 13. Terminato il nuovo giro di colloqui, Fico si recherà al Quirinale per riferire al capo dello Stato sull’esito degli incontri.
Il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, a margine delle celebrazioni del 25 aprile, ha rilevato come nel partito vi siano “pezzi” che spingono per aprire alla trattativa con il leader M5s Luigi Di Maio. “C’è preoccupazione per un esecutivo a trazione leghista – spiega Martina -, pezzi del Pd ci chiedono di provare a fare un lavoro, avere un’iniziativa. Noi dobbiamo essere rispettosi di ogni opinione e ragionare da comunità. Ben sapendo che sarà molto difficile. Ma soprattutto che se si è arrivati a questo punto non è certo per colpa del Pd”.
Resta pessimista Ettore Rosato. “Le distanze tra noi e il movimento 5 Stelle sono abissali, enormi – afferma il capogruppo dem alla Camera dei deputati – siamo stati avversari per cinque anni, non per caso ma per profondi motivi di divergenza sui programmi. Questo non va dimenticato nell’affrontare con senso di responsabilità il mandato che il capo dello Stato ha assegnato al presidente Fico. Ma il fatto di iniziare, come avvenuto, e di aver avuto un incontro con Fico non vuol dire che si può arrivare a un approdo, di costruire un governo insieme”.
Il sindaco di Milano Beppe Sala invece ribadisce il suo favore al dialogo col M5s. “La mia posizione è chiara: anche se si è usciti sconfitti dalle urne non si può fare gli offesi. Io credo che si debba dialogare con tutti. Non sarà per niente facile – Sala conviene con Martina – che si faccia un governo e che il Pd possa entrarvi. La cosa più sbagliata è che il Pd si metta in un angolo. Io credo che il tentativo con i 5 Stelle si debba fare”.
Dal Centrodestra al Pd, il Movimento 5 stelle resta dunque al momento il polo centrale di attrazione per un accordo finalizzato alla nascita di un governo. Un pericolo per il Paese, avverte Silvio Berlusconi, che nel giorno della Liberazione azzarda un accostamento da brividi tra l’ascesa di Hitler e quella dei pentastellati, attribuendolo a un sostenitore. “L’altro giorno stavo dando una mano a delle persone – ricorda il Cavaliere, parlando alle Malghe di Porzus – e ho chiesto loro come si sentissero di fronte a questa formazione politica, che non si può certo definire democratica. Uno mi guarda negli occhi e mi dice: credo che ci sentiamo come gli ebrei al primo apparire della figura di Hitler”.
Nel Pd c’è anche chi, sempre a margine del 25 aprile, invece chiede all’ex segretario Matteo Renzi di ritirare le dimissioni e tornare a guidare “tutto il partito in questo confronto”. E’ il sottosegretario dem alle comunicazioni Antonello Giacomelli, che spiega: “Giusto convocare la direzione, si tratta di una verifica importante, per i diversi scenari che possono aprirsi e il Pd non può affrontarla con un assetto provvisorio, con una gestione transitoria, con il suo leader politico defilato”. Come si ricorderà, era stato proprio Renzi, all’atto delle dimissioni dopo la sconfitta elettorale, a indicare nella “opposizione” il ruolo del Pd nella nuova legislatura. Renzi, che oggi si è immerso tra i manifestanti del 25 aprile raccogliendo il loro “no” all’ipotesi di un accordo di governo con il M5s.
A proposito di Renzi, è ancora il segretario reggente Martina, ospite a Porta a Porta, ad aggiornare sul dibattito interno al partito. “Ho sentito Renzi mezz’ora fa: ci confrontiamo, lavoriamo insieme. Abbiamo punti di vista differenti, senz’altro. Ma non c’è nessun problema, anzi. Facciamo bene a confrontarci ed essere rispettosi dei punti di vista di ciascuno. C’è bisogno di Matteo Renzi per fare questo percorso, non mi sognerei mai di fare questo percorso da solo”. Ma poi Martina ha aggiunto: “Le possibilità di tornare al voto a ottobre sono non poche, ma è una prospettiva che dobbiamo evitare. Sono preoccupato da uno scenario che ci porti al voto”. Per questo, parlando del tentativo di accordo tra Pd e M5s sul governo, Martina “combatto, è una situazione molto particolare. Ci provo fino in fondo”.
Intanto, il ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, conferma che “in caso di alleanza” con il Movimento 5 Stelle, lascerà il Partito democratico. Lo fa via twitter rispondendo ad un suo follower che gli chiede: “Anche lei aveva promesso di dimettersi da nuovo iscritto in caso di trattativa con i 5 Stelle. O mi sbaglio?”. “In caso di alleanza”, è la risposta, “e lo confermo”. Concetto peraltro già annuncito il sette marzo quando, da pochissimo iscritto ai dem, aveva precisato: “Se il Pd si allea con il M5s il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici”.
Calenda si era iscritto ai primi di marzo al Pd annunciando che avrebbe partecipato alle primarie per diventare segretario del partito. Poi, però, qualche giorno dopo, aveva escluso questa ipotesi, spiegando che riteneva poco serio fare il segretario di un partito di cui aveva preso la tessera pochi giorni prima.
“Mi sono rotto – ha twittato ancora Calenda – di questa politica da tifo da stadio e opposti bullismi. Non ha nulla a che fare con la complessità dei problemi che dobbiamo affrontare e neanche con una politica forte (non arrogante o aggressiva) di cui abbiamo disperatamente bisogno”.
Poi, rispondendo a un sostenitore che gli chiede di candidarsi alla segreteria del Pd, ribadisce ancora una volta il suo no. “Ci sono dentro da troppo poco tempo – spiega – e francamente in questo stato di marasma e di opposte tifoserie aggiungerei solo caos. Finisco il mio lavoro e poi metto in ordine i pensieri e le idee. Se ci riesco”.