19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

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di Aldo Cazzullo

Le ragioni del risultato a sorpresa nelle primarie di centrodestra in Francia, da dove uscirà con molte probabilità il prossimo presidente della Repubblica

E così questo signore dalle sopracciglia spesse, quasi del tutto sconosciuto all’estero, sarà il prossimo presidente della Repubblica francese. La salvezza dell’Europa. L’argine contro Marine Le Pen.
La fortuna di François Fillon è che nessuno l’ha visto arrivare. Men che meno i soliti sondaggisti. Per mesi è stato il comprimario delle primarie del centrodestra. La vera sfida sembrava quella tra Nicolas Sarkozy e Alain Juppé: l’ex presidente, il marito di Carla Bruni, l’alleato della Merkel che rise di Berlusconi e dell’Italia, l’uomo accusato di aver preso i soldi da Gheddafi, la grande speranza divenuta la persona più detestata di Francia; e l’ex primo ministro di Chirac, favorito dai sondaggi per l’unico grande merito di essersi fatto dimenticare, dopo le dimissioni, la condanna a 14 mesi di carcere per interesse privato in atto pubblico – ma tutti sapevano che aveva coperto Chirac -, l’esilio in Canada, il ritorno come sindaco di Bordeaux.
Juppé era il grande favorito delle primarie di ieri. Ma appariva sbagliato sottovalutare Sarkozy, capace di mobilitare i militanti di destra, inseguendo Marine Le Pen sul terreno dell’identità nazionale e della lotta all’immigrazione. Invece negli ultimi giorni è emersa la candidatura di Fillon, apparso il più competente nei dibattiti, e soprattutto il meno logoro. Juppé tirava la volata, come un ciclista in debito di fiato. Sarkozy tentava invano di tenergli testa. Ma sulla dirittura finale è spuntato il terzo incomodo. Il gregario vincente.
François Fillon non ha la tempra del leader. Per cinque anni, dal 2007 al 2012, è stato il docile delfino di Sarkozy: primo ministro di un governo guidato da un presidente nervoso e frenetico. Nicolas era l’agitatore, François il moderatore. Uno abituato a vivere sul filo dei nervi, sempre sopra le righe; l’altro pronto ogni volta a smussare gli spigoli, a temperare gli eccessi.
Ora l’uscita di scena di Sarkozy non potrebbe essere più mesta. Una figura tragica rischia di diventare ridicola. L’ex presidente aveva annunciato l’addio alla politica dopo la sconfitta con Hollande nel maggio 2012; e forse avrebbe fatto miglior figura se fosse rimasto fedele ai buoni propositi. Ma «il potere è una droga», come lui stesso ha riconosciuto; e quindi Sarkozy ha tentato di riprendersi il posto che considerava suo. Nella notte di Parigi l’«adieu» stavolta è definitivo. Al secondo turno delle primarie, domenica prossima, appoggerà Fillon. E Fillon, se non commetterà gravi errori, sconfiggerà prima Juppé, poi Marine Le Pen.
La donna forte della politica francese sarà di sicuro al secondo turno delle presidenziali del prossimo maggio. I sondaggi la accreditano del 29%. Dopo la clamorosa vittoria di Trump, ha il vento nelle vele. Dall’altra parte, la sinistra appare fuori gioco. Il presidente Hollande non ha ancora deciso se ricandidarsi o mandare avanti il primo ministro Valls; in ogni caso la Gauche è troppo debole e divisa. E’ probabile che il ballottaggio sarà tra Marine Le Pen e François Fillon. A questo punto gli elettori di sinistra, che avrebbero esitato a votare Sarkozy, al secondo turno appoggeranno Fillon, pur di non avere all’Eliseo la figlia del fascistoide Jean-Marie Le Pen. Anche perché una vittoria di Marine sarebbe la fine dell’Europa.
A questo punto si capirà se pure Fillon è destinato a diventare rapidamente impopolare. O se invece ha le caratteristiche per rivelarsi quel presidente forte che la Francia attende da tempo. Di sicuro stanotte si è dimostrato uomo capace di stupire. Uno che ha scalato la vetta a piccoli passi. Nel 1981, nell’ora della grande vittoria del socialista Mitterrand, è già in Parlamento, a 27 anni appena compiuti. A 39 anni è ministro dell’Università e della Ricerca. Per conto di Chirac riforma il lavoro, poi le pensioni, infine la scuola. Molla il vecchio leader per il giovane emergente: Sarkozy. Lo serve coltivando un crescente distacco. Evita le polemiche. Morde il freno. Sa aspettare. Dopo la sconfitta del capo, si candida alla guida del partito contro Jean-François Copé: finisce 50 a 50, le primarie vengono annullate tra accuse reciproche di brogli. Ieri sera Copé ha preso lo 0,3%; Fillon oltre il 44.
L’uomo ha tenuta. Il futuro gli appartiene. La Francia pure. Resta da vedere se saprà esserne degno. O se anche lui sarà travolto dall’onda di insoddisfazione e scontento che pure a Parigi finisce per sommergere qualsiasi leader.

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