20 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

di Elena Masuelle

«Nè di destra, nè di sinistra», Emmanuel Macron, 39 anni, è il più giovane presidente di Francia. La sua candidatura era stata all’inizio sottovalutata, forte solo di un partito alle spalle, il suo “En March!”, fondato appena un anno prima. Il 6 aprile del 2016 infatti Macron era ancora ministro dell’Economia del governo del socialista Manuel Valls, poche settimane prima aveva dichiarato il suo sostegno a una ricandidatura di Francois Hollande all’Eliseo e quasi nessuno quella sera a Amiens, era pronto a scommettere nel movimento che stava lanciando davanti a qualche centinaio di simpatizzanti nella sua città natale.

Il candidato “post-sistema”
Il Nouvelle Observateur lo ha definito il candidato “post-sistema”, sia per contrapporlo alle posizioni “anti-sistema” incarnate da Marine Le Pen, sia per descrivere il fenomeno di un personaggio che ha mandato in soffitta i partiti tradizionali, i socialisti eredi del “mitterandismo” e quel che resta del “neogollismo”, che per 65 anni hanno espresso i candidati per la conquista della poltrona più importante della Repubblica .

Filosofia e pianoforte
Macron è nato ad Amiens nel 1977, figlio di un medico di provincia. Ha studiato dai gesuiti al liceo, poi filosofia all’Università di Nanterre, a 22 anni è diventato l’assistente di Paul Ricoeur, nome importante del pensiero morale della Francia della seconda metà del !900. Poi il diploma a Science Po e l’approdo all’Ena, fucina della classe dirigente della Repubblica. Nel frattempo si è diplomato in pianoforte al conservatorio.

L’amore per Brigitte
Al liceo cattolico di Amiens, durante un corso di teatro, ha conosciuto Brigitte Trogneux, professoressa dell’istituto, 24 anni più di lui. L’ha sposata dopo 13 anni, quando lei aveva 54 anni e lui 29.

Convinto europeista
Liberale in economia, (iper-liberista secondo alcuni), di formazione cattolica ma progressista sul piano dei diritti civili, attento ai richiami dell’opinione pubblica moderata in tema di sicurezza e immigrazione, fede granitica nel progetto europeo, tanto da proporre di accelerare il processo di integrazione creando la carica di ministro dell’Economia della zona euro.

Chi lo ha sostenuto
Macron ha avuto il sostegno di una fetta molto influente dell’establishment del paese, dal banchiere David Rothschild Jacques Attali, già segretario d Francois Mitterand, fino al presidente in carica Francois Hollande che lo vuole con sé come segretario generale dell’Eliseo e poi al ministero dell’Economia nel 2014, quando Macron prende il posto di Adrian Montebourg nel secondo governo di Manuel Valls, e a soli 36 anni, diventa il ministro più giovane della V Repubblica dopo Valery Giscard d’Estaing.

Favorevole alla “Loi Travail”
La novità Macron non sta solo nel suo profilo professionale e nella sua atipica e rapidissima ascesa, ma anche nel suo discorso politico. A cominciare dalle ricette economiche: la sua visione del mercato del lavoro ad esempio, tradotta nella contestatissima “Loi Travail” che l’anno scorso ha scatenato proteste di piazza e polemiche, lo ha allontanato definitivamente dal consenso della sinistra tradizionale. Non è un caso che Jean Luc Melenchon leader della France Insoumise, gli abbia chiaramente chiesto di ritirare quella proposta per far convergere il voto della sinistra radicale al ballottaggio, ottenendo in cambio un secco rifiuto.

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