19 Settembre 2024

Superato il veto turco e ricevuta la ratifica ungherese, la Finlandia si prepara a entrare prima della Svezia. Una svolta storica che porterà benefici indubbi alla Nato

Il conto alla rovescia per l’ingresso della Finlandia nella Nato, venuto meno il veto turco e dopo l’approvazione da parte del Parlamento ungherese lunedì, è ormai cominciato. Eppure, paradossalmente, in una Helsinki che aspetta sotto la neve le imminenti elezioni politiche, il tema – di portata storica – non fa parte della campagna elettorale.

Una svolta assente dal dibattito elettorale
Non è del resto oggetto di contesa politica, avendo raccolto il consenso generalizzato dei partiti, che si sono mossi in anticipo completando l’approvazione parlamentare prima del voto. Senza contare il ruolo di guida in materia di politica estera che la Costituzione finlandese attribuisce prima di tutto al presidente della Repubblica, seppure in cooperazione con il governo.
Il passaggio è però epocale ed è a questo punto quasi certo che Helsinki avrà luce verde prima di Stoccolma, come conferma Matti Pesu, a capo della ricerca dell’Istituto finlandese affari internazionali su sicurezza nordeuropea e Nato.
«E’ molto probabile che la Finlandia vada avanti da sola – sottolinea -. È qualcosa che i finlandesi vedono come una piega sfortunata che hanno preso gli eventi, perché era un nostro sincero interesse procedere mano nella mano con la Svezia. La visita in Turchia del presidente Niinisto (che ha ricevuto il 18 marzo la “benedizione” di Erdogan all’ingresso di Helsinki nella Nato, ndr) avrebbe potuto avere luogo uno o due mesi prima, ma il Governo non ha voluto apparire troppo proattivo nei confronti dei turchi, perché ciò avrebbe irritato gli svedesi. Durante tutto il processo, gli interessi principali sono stati due: diventare un membro della Nato il più rapidamente possibile, ma anche mantenere relazioni cordiali con Stoccolma e assicurarsi che la Svezia sia un membro dell’alleanza, perché questo è un interesse cruciale per la sicurezza della Finlandia».

Aspettando Stoccolma
Pesu respinge però i timori che un ingresso non contemporaneo di due Paesi così profondamente integrati possa comportare dei rischi.
«Detto che lo scenario più probabile è che anche la ratifica all’ingresso della Svezia avvenga presto, non è un rischio grave; non è una questione strategica o di sicurezza, e credo che gli alleati della Nato e la Svezia sarebbero in grado di coordinare i loro sforzi se qualcosa di grave dovesse accadere per la sicurezza dell’Europa del Nord. È più da un punto di vista diplomatico o tattico che l’ingresso svedese è urgente: occuparsi dell’aspetto pratico della difesa nel Nord Europa sarebbe molto più facile se tutti i Paesi della regione facessero parte dello stesso club, per così dire».
In questo senso va guardata con interesse anche la lettera di intenti appena firmata dai comandanti delle forze aeree di Svezia, Finlandia, Norvegia, e Danimarca per creare una difesa aerea nordica unificata, volta a contrastare la crescente minaccia della Russia.<
«I Paesi nordici non stanno creando una forza aerea congiunta di per sé – precisa ancora il ricercatore – ma si stanno assicurando che le rispettive forze possano operare insieme il più agevolmente possibile. Si tratta di istituzionalizzare una cooperazione che già esiste da anni. In questo modo si verrà a creare una formidabile flotta aerea qui, nell’Europa del Nord: 250 jet avanzati da combattimento, un numero che non sfigura a confronto con la dotazione russa. Per la Nato questo rappresenta un deterrente significativo, direi che andrà a completare le garanzie in termini di sicurezza offerte dall’Alleanza. E questo è un esempio di come, ora che i Paesi nordici fanno – o faranno presto- parte della stessa alleanza, la collaborazione sarà ancora più profonda».

Un acquisto di peso per la Nato
Quello che appare già certo è invece il contributo che l’ingresso finlandese porterà alla Nato.
«Sarà un attore chiave nel Nord Europa – evidenzia senza esitazioni Pesu -. Ha forze armate robuste, soprattutto un esercito ampio, un’aviazione molto efficiente. E il fatto che la Finlandia sia capace di difendere il suo territorio facilita il compito della Nato nella regione artica e nel Mar Baltico. Contribuirà a mansioni e missioni principali dell’Alleanza, probabilmente parteciperà ai gruppi tattici rafforzati negli Stati del fianco orientale, i Baltici o la Romania, nonché alle missioni di pattugliamento aereo nei Paesi Baltici e forse in Islanda. Credo che a un certo punto potrebbe anche prendere parte alle missioni navali nel Mediterraneo».

I rischi (calcolati) dell’addio alla neutralità
Rimane, alla vigilia di un’adesione a cui manca ormai solo la ratifica del Parlamento di Ankara (attesa prima delle elezioni turche di maggio), l’incertezza sui rischi militari e politici a cui la Finlandia potrebbe andare incontro rompendo con decenni di neutralità e convivenza più o meno pacifica con la Russia.
«Direi che è una scelta che ha implicazioni più politiche che militari – conclude Pesu.- Il non allineamento della Finlandia difficilmente l’avrebbe tenuta fuori da una guerra europea più estesa, semplicemente perché è uno Stato di frontiera, un Paese di confine vicino alle posizioni strategiche della Russia e vicino alla Nato. Si tratta di un punto così delicato che, in caso di conflitto, la Finlandia sarebbe stata probabilmente coinvolta a prescindere dal suo status militare di non allineato o di non allineato. La mossa di Helsinki si spiega così. Ora la Finlandia è esplicitamente parte della struttura militare occidentale, prima lo era implicitamente. Dubito che il Cremlino lo avesse calcolato quando ha invaso l’Ucraina, è stato un errore e una sconfitta strategica, a cui Mosca cercherà di reagire, quando sarà militarmente meno debole. rafforzando la sua presenza militare nel Nord Europa. Venendo all’aspetto politico, è probabile che nel lungo termine Finlandia e Russia abbiano più tensioni bilaterali. Ma anche questo sarebbe accaduto lo stesso, perché come membro Ue Helsinki ha aderito alle sanzioni contro Mosca».

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