23 Novembre 2024

POLITICA

Fonte: La Stampa

Renzi chiede non passare alla trascrizione formale. Palazzo Chigi: “Il nostro governo non fa leggi ad personam o contra personam”

Il premier Matteo Renzi «ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere – per il momento – alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri» dei decreti delegati sul fisco che contiene le norme considerate pro-Berlusconi. Il testo – spiegano fonti di P. Chigi – tornerà in Consiglio dei Ministri. Tutta colpa di poche righe di una norma che, in materia di reati tributari, all’articolo 19 bis, prevede l’esclusione della punibilità “quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato”. Una novità garantirebbe a Silvio Berlusconi la cancellazione della condanna a quattro anni nel processo Mediaset: la depenalizzazione gli consentirebbe di ricandidarsi.

Renzi blocca il decreto

Dopo le polemiche l’annuncio: «Il nostro Governo non fa norme ad personam, non fa norme contra personam. Fa norme che rispondono all’interesse dei cittadini. Di tutti i cittadini. Queste norme consentiranno di non avere interpretazioni discrezionali tra commissione tributaria e commissione tributaria, ma finalmente darà lo stesso tipo di pena da Milano a Palermo». E allora «di tutto abbiamo bisogno tranne che dell’ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino, specie in un momento come questo dove qualcuno teorizza strampalate ipotesi di scambi politici-giudiziari, anche alla luce del delicato momento istituzionale che il Paese si appresta a vivere». Per questo, come Renzi aveva già fatto sapere, «il Presidente del Consiglio dei ministri ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere – per il momento – alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri. La proposta tornerà prima in Consiglio dei Ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l’approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioè entro marzo 2015».

La norma

La previsione normativa che potrebbe riguardare Berlusconi, e che ha scatenato le polemiche, è contenuta nello «schema di decreto legislativo recante disposizioni sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente», approvato di recente dal consiglio di ministro e pubblicato sul sito del governo. Nel provvedimento è prevista l’introduzione, nel decreto 74/2000 sui reati tributari, di un art. 19-bis che esclude la punibilità «quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al tre per cento del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al tre per cento dell’imposta sul valore aggiunto dichiarata».

La difesa di Palazzo Chigi

Nonostante il dietrofront, da Palazzo Chigi arriva una precisazione: «I decreti delegati sul fisco segnano una rivoluzione nel rapporto tra fisco e cittadini, tra fisco e aziende. La logica che il Parlamento ha affidato al Governo è molto chiara: recuperare più soldi dall’evasione, depenalizzando laddove possibile e contestualmente aumentando sanzioni e pene per i reati che rimangono tali», si puntualizza, «Oggi in Italia meno di cento persone su sessanta milioni scontano pene per reati tributari. Il che è assurdo, se pensiamo alle stime, incredibili, dell’evasione nel nostro Paese. Si tratta dunque di cambiare in modo radicale. Questo è l’obiettivo del Governo. Disciplinare in modo puntuale l’abuso di diritto, dare certezze a investitori e cittadini, stangare con più severità i veri colpevoli e smettere di ingolfare i tribunali penali per questioni formali è un grande obiettivo di civiltà giuridica».

Stoccata del M5S

I Cinque Stelle attaccano: «Chi dice che “non c’è inciucio però ci fermiamo”, sta ammettendo che l’inciucio c’è stato. Renzi è stato preso con le mani nella marmellata. Ha provato a salvare Berlusconi a Natale quando tutti sono distratti ma gli è andata malissimo», il commento di Alessandro Di Battista. Per il deputato e membro del direttorio M5S, il premier «è stato colto in flagrante. È la prova che il patto del Nazareno nasconde ciò che tutti sanno, anche nel Pd, ma che nessuno ha il coraggio di dire apertamente: il salvacondotto per il Cav».

La condanna

A conclusione del processo Mediaset Berlusconi è stato condannato a quattro anni di reclusione (tre condonati) e a due anni di interdizione dai pubblici uffici per una frode fiscale di 7 milioni di euro, pari a meno del 2% dell’imponibile.Le molte prescrizioni avevano già cancellato alcuni capi d’accusa e la sentenza si era fermata sotto la soglia: 4,9 milioni evasi su 410 di imponibile nel 2002 e 2,6 su 312 nel 2013. Pertanto, attraverso un incidente di esecuzione, l’ex premier potrebbe beneficiare delle previsioni della nuova norma e ottenere la cancellazione della condanna, cui seguirebbe, di conseguenza, l’azzeramento degli effetti della legge Severino, a cominciare dai sei anni di incandidabilità.

Giuristi divisi

I giuristi si sono da subito divisi sull’interpretazione della norma, che potrebbe non riguardare il reato di frode fiscale, ma solo l’infedele dichiarazione. Fonti di governo, peraltro, avrebbero già fatto sapere che la norma sarà modificata prima del varo definitivo, in maniera tale da escludere che possa avere effetti sulla vicenda giudiziaria Berlusconi-Mediaset.

La grazia non sarebbe più indispensabile

Solo ieri la deputata di Fi Stefania Prestigiacomo aveva invocato per il Quirinale un nome che garantisse a Berlusconi “l’agibilità politica” negata da Napolitano: «Il prossimo Capo dello Stato dovrà dimostrare profondo senso di responsabilità e correttezza assumendo un ruolo di pacificatore politico ed evitando qualsivoglia ingerenza com’è invece tristemente accaduto in passato. Il primo passo da compiere sarà restituire a Silvio Berlusconi l’agibilità politica e riconoscere che in Italia la politicizzazione della magistratura è un cancro da sconfiggere insieme e non remando solo da una parte» ha detto la Prestigiacomo.

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