Ai soggetti titolari quattro giorni per indicare gli «investimenti che presentano ritardi e difficoltà». L’obiettivo è inviare alla Commissione Ue la richiesta di revisione alla fine di maggio
Tutte le proposte di revisione degli obiettivi Pnrr da parte dei singoli ministeri entro oggi, l’invio del nuovo Piano italiano entro la fine di maggio e l’entrata nel vivo del negoziato con la visita semestrale dei tecnici della Commissione europea prevista a metà giugno. Sono strettissimi i tempi dettati dal ministro per il Pnrr Raffaele Fitto nella lettera inviata nei giorni scorsi a tutte le amministrazioni titolari di interventi per definire davvero la ristrutturazione delle milestone e dei target del Piano in base all’articolo 21 del Regolamento sulla Recovery and Resilience Facility.
La missiva è arrivata alle amministrazioni tra giovedì e venerdì e ha offerto, quindi, solo tre-quattro giorni lavorativi per confezionare le risposte. I ministeri, in pratica, dovranno «formalizzare l’elenco degli investimenti per i quali emergono ritardi o difficoltà tali da pregiudicare il pieno raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi previsti nei tempi e nei modi previsti nel Pnrr».
Il lavoro non è semplice e ha creato parecchia agitazione tra i destinatari della comunicazione chiamati a imporre una accelerazione drastica al lavoro di revisione che da mesi è al centro delle discussioni tecniche e politiche.
È lo stesso Fitto a ricordare che «a partire dal mese di gennaio, è stato condotto un confronto tecnico tra ciascuna amministrazione responsabile degli interventi e la Struttura di missione Pnrr ai fini dell’istruttoria delle ipotesi di revisione del Piano».
Ma è Bruxelles a chiedere di passare in fretta dall’«istruttoria sulle ipotesi» alle proposte concrete, come riconosce tra le righe il ministro quando, con un eufemismo, spiega che «la Commissione europea ha condiviso l’opportunità di accelerare la fase di revisione del Pnrr».
Il calendario, del resto, non ammette dubbi: il 31 agosto non può che essere la data entro la quale il nuovo Piano dovrà prendere la sua forma definitiva, non certo l’inizio della trattativa per la sua modifica.
Anche perché, come sottolinea più di un tecnico vicino al dossier, è la stessa esperienza della terza rata a confermare che i tempi del negoziato con la Commissione non sono brevi, soprattutto nel caso di una riscrittura profonda del programma.
L’affanno sulla tabella di marcia coinvolge ovviamente in prima battuta i 96 obiettivi mancanti nel 2023, a cui sono collegate due rate da 34 miliardi in tutto. Il cronoprogramma prevede entro la fine di giugno il completamento di 27 tra milestone e target, tra cui si fanno notare in particolare gli obiettivi già segnalati come problematici relativi alle stazioni di rifornimento a idrogeno per il trasporto stradale e alle colonnine per la ricarica elettrica delle auto. Ma una montagna colossale da scalare appare all’orizzonte di fine anno, quando le scadenze sono 69 e contemplano tra l’altro il taglio dei tempi di pagamento in tutte le pubbliche amministrazioni, la riduzione della distanza tra la pubblicazione del bando e l’aggiudicazione del contratto negli appalti e l’aggiudicazione di tutti i lavori pubblici per piste ciclabili, metropolitane, filovie, funicolari nelle città metropolitane e per il rinnovo del parco autobus nel trasporto pubblico regionale.
In questa manciata di ore, quindi, i ministeri sono chiamati a compilare e integrare «le proposte di revisione secondo il format allegato per le valutazioni della cabina di regia» in programma la settimana prossima, come anticipato sul Sole 24 di ieri. A complicare il lavoro c’è il fatto che il giro di vite sui tempi avviene all’indomani del cambio ai vertici della Struttura di missione a Palazzo Chigi e, soprattutto, delle nomine che hanno investito le principali società controllate dal Tesoro; in un ventaglio che da Rfi a Enel, da Eni a Terna, abbraccia alcuni tra i maggiori attori sulla scena del Pnrr e del RepowerEu.
Il cantiere delle proposte di modifica è affollatissimo e spazia dall’avvio della riforma della contabilità allo slittamento dell’obbligo di rientrare nei trenta giorni chiesti dalle direttive comunitarie per i pagamenti della Pa, da alcuni tratti ferroviari agli asili nido. Ma quello che sembra prospettarsi è un intervento più radicale per spostare in avanti il redde rationem e la conseguente richiesta di pagamento della quarta rata: perché a fine giugno, scadenza prevista per quegli obiettivi, la trattativa con la Ue sul nuovo Pnrr italiano sarà appena iniziata.