22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Marco Cremonesi

Nuovo fronte nel governo. Di Maio: ci accorderemo, ma no a promesse alla Berlusconi. Siri (Lega): nell’ultima versione vale 13 miliardi (ma per il Tesoro ne costerebbe 59)


Il più arrabbiato di tutti per la polpetta avvelenata è senza dubbio Armando Siri: «Vorrei proprio che non si dicessero cazz…». Il tema è quello della flat tax per le famiglie, la «Fase 2» della «tassa piatta» elaborata proprio dal sottosegretario leghista ai Trasporti. Il problema è che ieri fonti del ministero dell’Economia avrebbero fatto trapelare l’entità del mancato introito per lo Stato da una misura del genere: 59 miliardi all’anno, 25 se il nuovo regime riguardasse soltanto i redditi famigliari fino a 50 mila euro. «Non so come il Mef possa aver fatto quel calcolo, se lo ha fatto. Io stesso ho finito i conti da pochi giorni, e dunque di che parliamo? Peraltro, la stima è sui 12, al massimo 13 miliardi». Secondo Siri si tratta dunque di «una sciocchezza cosmica. 50 miliardi erano quelli che sarebbero serviti nei primi anni nella versione totale della flat tax».
Anche Matteo Salvini non ha apprezzato la sortita sulla flat tax, così come il «non facciamo promesse alla Berlusconi» (copyright Di Maio) in relazione alla tassa piatta. Anche perché giusto ieri mattina, durante il suo tour elettorale in Basilicata, ne aveva parlato pubblicamente: «Nel 2019 vogliamo entrare anche nelle case delle famiglie dei lavoratori dipendenti italiani». Il tema è diventato rilevante non tanto per l’imminenza del Def: il documento di finanza pubblica si limiterà a tratteggiare l’arrivo del nuovo codice fiscale famigliare. Il fatto è che la Flat tax, tra i punti cruciali del programma leghista è stato quello che più ha sofferto i travagli della prima manovra del gialloblu. E ci sarebbe una seconda ragione. La spiega un leghista di prima fila: «Dal 6 marzo ci sono oltre mezzo milione di persone che hanno fatto il passo concreto per ottenere il reddito di cittadinanza: in prospettiva, lo vedono. Noi dobbiamo offrire una prospettiva altrettanto visibile». Come dire: la «Fase 1» del reddito a 5 stelle ha messo pepe alla «Fase 2» della Flat tax leghista. E così, i calcoli attribuiti al Mef hanno innescato una delle ricorrenti schermaglie del sospetto tra Lega e 5 stelle, con reciproche accuse su chi siano i veri cuochi della polpetta avvelenata.
Resta il fatto che i salviniani hanno preso le indiscrezioni sulla Flat tax come un sabotaggio. «E pensare — sbuffa il deputato leghista — che Matteo ha pubblicamente riconosciuto l’importanza del ruolo grillino nel governo ad ogni tappa del suo giro elettorale in Lucania». In effetti, anche ieri Salvini lo ha ripetuto nella piazza di Melfi: «I risultati non li stiamo portando a casa da soli, ma anche grazie agli amici del Movimento 5 stelle. Dobbiamo dividere i meriti». Sia pur sottolineando che «a livello locale abbiamo idee diverse, noi non siamo per fermare ma per semplificare e far partire le cose». Un riferimento alle infrastutture: mercoledì dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri il decreto Sblocca cantieri che al momento però prevede soltanto 9 opere. E qui Salvini aggiunge un promemoria agli alleati: «Conto che anche gli amici del M5s ci diano una mano a sbloccare, a riaprire i cantieri, perché così l’economia riparte sul serio».
Durante il tour lucano, i contestatori non hanno mai lasciato solo Matteo Salvini in alcuna tappa. Ieri, il ministro dell’Interno, ha colto l’occasione per annunciare un provvedimento in divenire: «Chi si azzarda ad alzare un dito nei confronti di esponenti delle forze dell’ordine, si farà un po’ di galera…». Poi in serata, dalla D’Urso, un nuovo fronte: «Una riforma del diritto di famiglia affinché i bambini non siano merce di scambio tra genitori».

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