23 Novembre 2024

ECONOMIA

Fonte: Il Sole 24 Ore

NEW YORK – Una ripresa “lagging”, che resta indietro, è questo il titolo del periodico rapporto sull’Italia del Fondo Monetario Internazionale rilasciato questa mattina a Washington.

L’Italia crescerà a un tasso dello 0,7% nel 2015, un leggero miglioramento dello 0,2% rispetto alle stime di primavera, grazie ad alcune riforme chiave, prima fra tutte il Jobs Act del governo Renzi e l’aiuto della manovra QE della Banca Centrale Europea.

La ripresa tuttavia resta “fragile”, afflitta da un problema di scarsa produttività e di inefficenza della pubblica amministrazione. Secondo il Fondo sarà essenziale aumentare il tasso di crescita dell’economia per rilanciare l’occupazione e migliorare i conti pubblici, per questo sarà fondamentale tradurre dal percorso in “agenda” all’azione alcune riforme strutturali chiave che restano ancora aperte, prima fra tutte quella per la riforma della pubblica amministrazione, che «offre una performance fra le più basse nella media dell’Ocse».

Questa l’estrema sintesi di un voluminoso rapporto di 70 pagine del Fondo Monetario Internazionale sul nostro Paese redatto in base all’articolo IV della Carta dell’Organizzazione multilaterale. Con una osservazione molto importante e molto attuale in relazione alla crisi greca. Anche se il rapporto è stato rilasciato dallo staff del Fondo perchè fosse preso in considerazione dai direttori esecutivi il 16 giugno, ben prima dei giorni più caldi della crisi greca, le osservazioni sull’impatto di questa crisi sull’Italia sono molto attuali e molto lucide: un pericolo di contagio dalla crisi greca a breve, come del resto hanno confermato i mercati in questi giorni, «è molto limitato», scrive lo staff del Fondo, ma aggiunge che nel medio termine, per il nostro Paese: «Se la percezione di una irreversibilità dell’euro dovesse cambiare potrebbero esserci preoccupazioni per le implicazioni di lungo termine». Un messaggio forte e coerente con le dichiarazioni più recenti del direttore del Fondo Christine Lagarde: occorre fare il possibile per mantenere la Grecia nell’euro.

Il rapporto presenta un’analisi molto dettagliata della situazione italiana. Lo staff del Fondo si è recato nel nostro Paese per incontri ai massimi livelli, fra gli altri con il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e con il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco fra il 5 e il 18 maggio di quest’anno, ma in alcuni punti il rapporto sottolinea soprattutto le carenze del nostro sistema senza mettere in evidenza i punti di forza del nostro Paese al di là del processo di riforme già messo in atto dal governo Renzi. Per questo in appendice vi è un lungo resoconto di Carlo Cottarelli, il direttore esecutivo italiano al Fondo Monetario che aveva guidato in Italia la spending review che mette in prospettiva alcune delle conclusioni del Fmi:«Il Fondo a volte da l’impressione che alcune delle nostre riforme strutturali siano ancora nella fase di pianificazione. Non è vero, non si tratta soltanto di piani, azioni chiave sono già state intraprese per tradurre in pratica queste riforme».

Cottarelli rileva che alcune delle critiche per le lungaggini di certe nostre procedure amministrative per lancirare nuove attività di affari non vengono messe in un contesto d’insieme:«Si dice che in Italia ci vogliono 120 giorni per ottenere l’energia elettrica, ma non si dice che in Gran Bretagna ci vogliono 126 giorni, a Los Angeles, 132 giorni e in Canada 142 giorni». Cottarelli inoltre sottolinea che altri punti di forza del nostro Paese sono stati ignorati:«L’Italia ad esempio ha il secondo più forte sistema manifatturiero in Europa e il settimo nel mondo… E secondo un rapporto del Wto, le aziende italiane sono fra le prime esportatrici al mondo in molti settori».

Ma il rapporto del Fondo Monetario non è redatto per mettere in evidenza i punti di forza di un Paese ma per identificare le debolezze che non aiutano la crescita e per suggerire strade per superare le resistenze al processo di riforma e mettere il paese lungo la strada per arrivare a tassi di crescita soddisfacenti ( possibili secondo il Fondo) e a un livello di occupazione altrettanto soddisfacente perseguendo l’obiettivo di un circolo virtuoso. Fra gli elementi chiave e piu’ urgenti vi e’ secondo il Fondo la riforma della pubblica amministrazione.

«C’e’ una finestra di opportunità per spingere con nuove riforme, aumentare la crescita e ridurre la disoccupazione e il debito», scrive il Fondo. E al primo posto in agenda mette la riforma della pubblica amministrazione, citando statistiche poche incoraggianti alle quali peraltro, ma solo su uno degli indicatori – quello sull’elettricità – ha già risposto come abbiamo detto poco sopra Cottarelli, sugli altri il quadro resta deprimente:«In Italia ci vogliono 230 giorni per ottenere un permesso per costruzione, 120 giorni per allacciare l’elettricità e 1100 giorni per applicare un contratto, tempi molto più elevati della media Ocse». Migliorare questi tempi non porterà soltanto a una migliore qualità dei servizi a un costo più basso, ma consentirà di migliorare la produttività del settore privato. Dalla pubblica amministrazione alla Giustizia, secondo il Fondo vi è ancora molta strada da fare, tornando sempre a uno dei temi centrali :«Abbiamo forte evidenza che l’inefficenza del settore pubblico danneggia la produttività… che potrebbe migliorare fino al 22% in quei settori che dipendono dal settore pubblico…».

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