Fonte: Sole 24 Ore
di Stefano Carrer
Dopo una discesa sotto il 3% nel 2019, il Fondo monetario prevede una ripresina al +3,3%. Meno timori sulla Brexit. Per l’Italia quest’anno ipotizzato un passaggio da +0,2% a +0,5%
Dopo esser piombata l’anno scorso sotto il +3% rispetto al +3,6% del 2018, l’economia mondiale dovrebbe accennare a riprendersi nel 2020 a un +3,3% e a un +3,4% nel 2021: lo prevede il nuovo World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, presentato a Davos in anticipazione dell’avvio del World Economic Outlook. Benchè più ottimista della Banca Mondiale, l’Fmi resta cauto e ha rivisto leggermente al ribasso le sue stime dell’ottobre scorso (di 0,1 punti percentuali per il 2019 e 2020 e di 0,2 punti percentuali per il 2021).
Al suo debutto a Davos nel suo nuovo ruolo di managing director dell’Fmi, Kristalina Georgieva ha lasciato alla capo economista Gita Gopinath (che aveva esordito a Davos l’anno scorso, presentata da Christine Lagarde) l’illustrazione della visione del Fondo secondo cui l’economia mondiale sta tentando una stabilizzazione, con una ripresa che si delinea però decisamente fragile e modesta.
Con l’accordo commerciale, Cina in recupero
La revisione al ribasso rispetto alle previsioni di ottobre e’ stata attribuita principalmente ad alcune sorprese negative provenienti dai mercati emergenti, a partire dall’India, e anche all’impatto delle tensioni sociali esplose in alcuni Paesi. La “Fase Uno” dell’accordo commerciale stipulato di recente tra Stati Uniti e Cina ha invece portato a una stima più favorevole della crescita cinese nel 2020, attesa ora a +6% anziché +5,8% (dopo +6,1% nel 2019): l’intesa parziale del trade tra le prime due economie del mondo non va comunque sopravvalutata: per il 2021, ad esempio, il Pil cinese è stato rivisto da +5,9 a +5,8%.
Restano numerosi fattori di rischio
Restano parecchi rischi “downside” allo scenario complessivo delineato, tra i quali le crescenti tensioni geopolitiche (in particolare quelle tra Usa e Iran) e la possibilità di frizioni commerciali anche al di là di quelle tra Washington e Pechino. L’Fmi spezza quindi una lancia in favore di una “piu’ forte cooperazione internazionale” – anche per “rafforzare l’architettura della tassazione internazionale” – e di un “più bilanciato mix di politiche economiche a livello nazionale”. Senza gli stimoli di politica monetaria che sono continuati nella seconda metà dell’anno scorso (tra cui i tre tagli ai tassi varati dalla Federal Reserve), osserva l’Fmi, l’aumento del Pil globale risulterebbe inferiore di 0,5 punti percentuali sia nel 2019 sia nel 2020.
Ripresina in Germania, meno timori da Brexit
Per quanto riguarda le economie avanzate, la crescita dovrebbe stabilizzarsi all’1,6% nel 2020-21, nonostante la prospettiva di una frenata dell’economia Usa al 2% quest’anno e al’1,7% l’anno prossimo. L’Eurozona dovrebbe migliorare leggermente in sequenza dall’1,2% del 2019 all’1,3% del 2020 (rivisto al ribasso di 0,1 punti percentuali) e all’1,4% del 2021, in presenza di un miglioramento della domanda esterna. Farà un po’ meglio della media dell’Eurozona il Regno Unito della Brexit (+1,4% quest’anno e +1,5% nel 2021), sempre che l’uscita dalla Ue avvenga senza scossoni anche dopo l’imminente scadenza formale per la dipartita. Gli economisti del Fondo non si impressionano per le turbolenze anti-Macron in Francia, di cui ha confermato le precedenti stime di crescita superiore a quella tedesca (+1,3% quest’anno contro +1,1% di Berlino, comunque in recupero sul modestissimo +0,5% del 2019).
Italia in anemico recupero
Confermate anche le stime sull’Italia, attesa in recupero dal +0,2% del 2019 a +0,5% quest’anno e +0,7% nel 2021 (in quest’ultimo caso, però, la stima è lievemente inferiore a quella di tre mesi fa).
Parlando delle priorità per le economie avanzate, l’Fmi evidenzia che i Paesi, come l’Italia, che devono assicurare la sostenibilità del loro debito abbiano meno spazi di manovra rispetto alle Nazioni caratterizzate da una struttura del bilancio statale più virtuosa: solo “se l’attività dovesse indebolirsi in modo sostanziale” e “se le condizioni di mercato lo permettessero” l’Fmi approverebbe e anzi sosterrebbe un “rallentamento del passo del consolidamento fiscale” in modo da evitare un prolungato periodo di crescita al di sotto del potenziale.
Al solito invito alle riforme per aumentare la forza lavoro in Europa, il Fondo aggiunge peraltro il suo benestare a misure “sociali” che abbassino l’incertezza economica e facilitino l’accesso a opportunità di occupazione.
Dall’Fmi, infine, è arrivato un appello a rafforzare le collaborazioni internazionali anche per tagliare le emissioni nocive nell’atmosfera, in sintonia con l’orientamento “verde” dell’edizione numero 50 del Forum economico mondiale di Davos.