19 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

grecia

di Ettore Livini

Il Fondo si divide sulla crisi di Atene ma arriva a una risoluzione di maggioranza: l’austerity l’ha penalizzata, il paese dal 2010 ha fatto molto ma deve accelerare sulle riforme. I target imposti dalla ex-Troika sono irrealistici e Bruxelles deve tagliare il debito. Dijsselbloem: “Sorpreso dal rapporto, ma se serve altro lo faremo”

Il Fondo Monetario Internazionale striglia l’Europa sulla Grecia ma resta “pronto a discutere con le autorità monetarie l’ulteriore collaborazione” sul salvataggio di Atene. Il Consiglio del Fondo ha passato ai raggi X gli ultimi quattro anni di crisi ellenica arrivando a maggioranza (con un’inedita divisione nel board) a una conclusione che non risparmia nessuno ma che mette sul banco degli imputati soprattutto l’austerity e la Ue. La Grecia – scrive il rapporto di Washington – “va complimentata per il lavoro fatto dal 2010 che ha garantito significativi progressi alla correzione dei conti”. Le dure manovre fiscali imposte al paese hanno però “fatto pagare un pedaggio salato ai greci al punto che disoccupazione e povertà hanno rallentato il processo di riforme”.
Il Partenone, dice con una significativa svolta l’Fmi, “non ha bisogno di altre rIforme in questo momento visti gli aggiustamenti impressionanti già fatti ai suoi conti”. Il Governo Tsipras dovrà procedere a nuovi interventi contro l’evasione fiscale e per liberalizzare il mercato del lavoro ma la certezza al momento è una: malgrado gli sforzi fatti, Atene arriverà a un avanzo primario dell’1,5%, ben sotto il 3,5% imposto dagli accordi con i creditori. Che fare allora? “Malgrado gli enormi sacrifici ellenici e il generoso supporto degli altri paesi europei – scrive il Fondo dando un colpo al cerchio e uno alla botte – serve un taglio del debito più sostanzioso per garantire la sostenibilità nel lungo termine del piano di aiuti”. Anche perché la crescita del Pil a lungo termine, senza interventi, rischia di rimanere ancorata a un anemico 1%. “Sono sopreso dalla durezza del rapporto – ha detto il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem -. La Grecia sta meglio di quanto dice l’Fmi. Abbiamo già limato il debito ma se serve e se Atene collabora potremo fare di più”.
Gli interventi “devono essere calibrati con previsioni più realistiche sulla capacità della Grecia di generare crescita e surplus a medio termine” scrivono gli esperti dell’Fmi facendo anche un po’ di autocritica, anche se il sostegno dei creditori va accompagnato “con uno sforzo del Governo greco a implementare le riforme”. La lezione del 2012-2016 è servita, conclude il documento facendo di nuovo mea culpa sulla sottovalutazione degli effetti dell’austerity ma senza alzare il velo su cosa farà ora Washington. Resterà nel piano di salvataggio – come pretende Berlino per tenerlo in vita – o si farà da parte riapprendo scenari di Grexit? “Siamo aperti a discutere con le autorità monetarie sulla base delle nostre valutazione”, mettono nero su bianco un po’ sibillini gli uomini di Christine Lagarde. Qualcosa di più si capirà il 20 febbraio quando l’Eurogruppo dovrà decidere se dare l’ok ai nuovi aiuti ad Atene. Se sarà fumata nera, il primo appuntamento disponibile per ridiscuterne sarebbe a maggio dopo le elezioni in Olanda e Francia e prima di quelle (delicatissime) di Berlino. E senza nuovi fondi, la Grecia non potrebbe pagare i 7 miliardi di prestiti in scadenza a luglio.

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