Nel parere sulle modifiche agli aiuti di Stato inviato alla Commissione Ue è contenuta la proposta di ridiscutere le priorità dei fondi strutturali e dei Pnrr. L’occasione potrebbe essere la revisione di medio termine del bilancio pluriennale Ue. Ma c’è chi teme una svolta “centralista” a scapito delle regioni a cui è destinata la politica di coesione
L’Italia chiede all’Unione europea di rimettere in discussione non solo le priorità dei Piani nazionali di ripresa e resilienza ma anche quelle dei fondi di coesione. E l’occasione giusta per fare l’analisi dei fondi europei esistenti, secondo il governo italiano, è la revisione di medio termine del bilancio pluriennale dell’Unione europea 2021-2027 (Mff). All’argomento, di cui ha parlato venerdì la premier Giorgia Meloni a Berlino in occasione dell’incontro con il cancelliere Olaf Scholz, è dedicato un intero paragrafo della lettera inviata nei giorni scorsi dal governo a Bruxelles (si veda il Sole 24 Ore di giovedì 2 febbraio) con le osservazioni alla proposta di revisione del regime degli aiuti di Stato, in risposta agli aiuti decisi da Washington per le imprese statunitensi con l’Inflation Reduction Act (IRA).
Riallocazione dei fondi disponibili ma inutilizzati
Secondo il governo italiano, per limitare gli effetti distorsivi degli aiuti di Stato statunitensi, bisogna creare una massa critica di risorse «mettendo insieme diverse forme di investimenti pubblici e privati, nazionali ed europei». Ciò è «essenziale nel breve termine per assicurare il giusto margine di manovra per rivedere le priorità degli investimenti dei Pnrr e delle politiche di coesione che non possono più essere implementati a causa di un contesto radicalmente mutato e permettere la riallocazione dei fondi già disponibili… a supporto dei settori strategici». Questa sarebbe anche l’occasione per riconsiderare «con molta attenzione il ruolo che possono giocare altre istituzioni Ue, in particolare il Mes e la Bei».
La lettera non va più nel dettaglio, ma è noto che il ministro per le Politiche Ue e per la Coesione, Raffaele Fitto, ha avviato sin dalle prime settimane del mandato una ricognizione delle risorse, tra fondi strutturali europei e nazionali per la coesione già stanziati, che potrebbero essere dirottate su altri obiettivi in base delle nuove esigenze di investimento, a cominciare dall’energia. Si tratta di un cambiamento importante della politica di coesione in chiave nazionale, che coinvolge per forza di cose anche il Pnrr. Due settimane fa, Fitto ha incontrato a Bruxelles la commissaria alle Politiche regionali,Elisa Ferreira, con cui ha avviato un confronto destinato ad andare avanti.
In assenza di indicazioni ufficiali, ciò che si può dire è che le Regioni hanno appena avviato l’attuazione dei fondi strutturali 2021-2027, dopo una programmazione più laboriosa del solito per via dei due anni di pandemia. Fermare ora la macchina, smontarla e rimontarla sembra improponibile, anche politicamente.
Inoltre c’è chi vede nelle mosse del governo, che riguardano anche la governance, l’intenzione di virare con decisione verso una gestione centralizzata dei fondi europei, con il rischio di tradire la missione di questa politica che è quella di redistribuire le risorse tra i territori per favorire la crescita delle aree meno sviluppate, come il Mezzogiorno.
Il negoziato con gli Usa sugli aiuti di Stato
Tornando agli aiuti di Stato, va avanti anche il lavorio diplomatico tra le due sponde dell’Atlantico per evitare una guerra commerciale a colpi di protezionismo. Dopo gli incontri delle scorse settimane, che hanno visto impegnati i rappresentanti comunitari (Breton e il gabinetto von der Leyen), scendono in campo i ministri degli Stati membri. Martedì 7 febbraio il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire e il suo collega tedesco Robert Habeck saranno a Washington per chiedere maggiore trasparenza sui sussidi all’industria verde, per evitare una escalation delle tensioni commerciali. Incontreranno, tra gli altri, il segretario al Tesoro, Janet Yellen.