Fonte: La Stampa
di Amedeo la Mattina
Il vicesegretario leghista: “Volker sembra l’inviato di Obama, non di Trump”
«Nell’intervista che avete pubblicato sembra che Kurt Volker sia l’inviato in Ucraina di Obama e non di Trump». Lorenzo Fontana, vicepresidente della Camera e vicesegretario della Lega, è uno dei più stretti collaboratori di Matteo Salvini con il quale ha condiviso per molti anni i banchi del Parlamento europeo. È convinto che sulle sanzioni alla Russia stia crescendo la consapevolezza della loro inutilità.
Salvini le cancellerebbe subito una volta al governo. L’Italia però non potrebbe farlo da sola. Sono misure europee, come ricorda Volker.
«È una decisione da prendere sul tavolo europeo, ma bisogna andarci convinti, determinati. È maturata la convinzione che le sanzioni non abbiano portato a nulla. Hanno però danneggiato le nostre imprese, ci sono costate circa un miliardo di euro all’anno. Queste sono le gravi conseguenze, non quelle che paventa Volker. Dobbiamo semmai chiederci se lo stesso danno economico ha pesato su altri Paesi europei che sono contrari a cancellare le sanzioni alla Russia. L’Italia deve farsi sentire, alzare la voce».
È questo il modo per risolvere il problema? L’Italia non rischia di essere isolata?
«Alzare la voce non significa fare i gradassi. Si tratta di far capire che l’Italia ha degli interessi da difendere. Ma, scusate, Trump giustamente dice “America first” e noi della Lega diciamo ”Prima gli italiani”. Ora non capisco per quale America stia parlando Volker: è ancora quella di Obama? Le sue parole mi sorprendono. Il presidente degli Stati Uniti ha, su molte questioni, le nostre stesse posizioni, dall’immigrazione al nazionalismo identitario: è quello che Volker critica».
Già, Volker sostiene che la Russia stia cercando di destabilizzare l’Europa, di indebolire l’Occidente, favorendo «movimenti anti immigrazione», gruppi di estrema destra e di estrema sinistra o nazionalisti. Non lo dice, ma sembra inserire nella lista dei cattivi pure la Lega, sospettata di essere finanziata da Mosca.
«Guardi, io lo so bene come abbiamo fatto la campagna elettorale: quasi senza un euro. Ho pure seguito la campagna americana e ho visto che Trump voleva avvicinarsi alla Russia e oggi è accusato di essere stato aiutato dalla Russia. È la stessa accusa che viene fatta ai movimenti nazionalisti europei. Volker e molti altri dicono che Mosca stia tentando di destabilizzare l’Occidente ma faccio una domanda retorica: non ci sono altre potenze mondiali che cercano di fare la cosa contraria? La Cina e gli stessi Stati Uniti non fanno politiche di destabilizzazione in altri scenari politici del mondo? Non si tratta di essere amici di Trump o di Putin, ma la cosa più sensata è che tra loro ci sia dialogo. L’Italia e l’Europa dovrebbe essere la cerniera tra Usa e Russia».
L’accusa è: la Russia non ha rispettato gli accordi di Minsk. Non pensa che occorra ristabilire la sovranità dell’Ucraina.
«Bisognerebbe dire bene come stanno le cose. Sappiamo che in Ucraina c’è stato un mezzo colpo di stato in un territorio con forte presenza russa. Se ci fosse un referendum vorrei vedere come andrebbe a finire. È necessario invece un tavolo di concertazione diplomatica per una riappacificazione. Da questo punto di vista la stretta di mano a Pratica di Mare è stato il punto più alto del governo Berlusconi. Poi se vogliamo dirla tutta, in questa vicenda ci sono interessi economici legati al gas russo. Anche noi siamo d’accordo che non deve essere l’unica fonte di approvvigionamento energetico dell’Europa, ma non si può far finta che il contrasto sia solo una questione politica o di diritti umani».
Lei non pensa che uno dei problemi che rende difficile l’ingresso di Salvini a Palazzo Chigi sia proprio la posizione sulla Russia e sulla guerra in Siria?
«Non credo che questo abbia portato allo stallo di questi giorni. Non so che governo sarà possibile fare ma alcune cose sono chiare. Se siamo partner e alleati in Europa dobbiamo esserlo alla pari. Per troppo tempo abbiamo subito nelle istituzioni europee la sudditanza di Germania e Francia. In Europa le nostre posizioni si stanno diffondendo. I movimenti identitari stanno crescendo e lo vedremo l’anno prossimo alle europee: se riusciremo a formare un’alleanza, saremo se non il primo il secondo gruppo a Strasburgo. È lo stesso filone politico che ha fatto vincere Trump negli Stati Uniti, Salvini in Italia».